Settembre vuol dire tante cose: la fine dell’estate, di vacanze e ferie, l’inizio del periodo in cui si studia e si lavora di più. Per chi vive al Sud, spesso, settembre vuol dire ripartire alla volta del continente. Il movente, nella stragrande maggioranza dei casi, è sempre lo stesso: il lavoro.
C’è chi parte per un colloquio, chi in cerca di fortuna e chi per studiare in una città che, forse, gli potrà offrire più speranze di collocamento. Sono più di ventimila le persone che, ogni anno, abbandonano la Sicilia per trovare il proprio posto nel mercato del lavoro. Un problema per chi parte, che lascia gli affetti e la terra in cui è nato, e per chi resta, che vede volare via i propri affetti e vede la propria città ulteriormente impoverita.
Proprio da questa prospettiva nasce lo sfogo di Roberta Delia, studentessa dell’Università di Messina, che si rivolge alla sua terra «con poco, pochissimo affetto».
Di seguito la sua lettera, inizialmente pubblicata su UniversoME.
Cara Sicilia, sei riuscita a farne scappare via un altro.
Il più importante. Prima i miei zii, i miei cugini, poi mio fratello, la mia amica e adesso anche il mio ragazzo. Il mio punto di riferimento vivrà a 1300km da me. Mi piange il cuore per te, Sicilia. Ti assicuro, stai perdendo i migliori: i più onesti, i più sognatori, i più intelligenti, i più coraggiosi, i più lavoratori.
Prima di andarsene dicono tutti che sei diventata troppo stretta, troppo sporca, troppo incivile, troppo corrotta: invivibile. Sei invivibile Sicilia, riesci a sentire il giudizio dei tuoi figli? Lo so, sarai sempre la loro mamma e le ferie trascorse da te sembreranno sempre troppo poche… Ma sai, Sicilia, quando c’è di mezzo il futuro le tue “ricchezze” valgono ben poco. Offri del cibo buonissimo e dolci tra i più gustosi al mondo, che non riescono comunque a rendere meno amaro il magone in gola di chi deve rifarsi una vita altrove, ripartire da zero. Hai un mare immenso, spiagge da favola e panorami mozzafiato, che non riescono comunque a dare un lavoro al mio ragazzo. Quindi, non mi illudo, so che le tue ricchezze non riusciranno a rendere meno triste la sua partenza. Il tuo sole 365 giorni l’anno, i tuoi caffè sempre offerti e l’allegria dei tuoi figli non riusciranno mai e poi mai a rendere meno dolorosa la sua mancanza. Sono troppo arrabbiata con te Sicilia, li lasci andare via tutti così facilmente… Continuando così resterai sola.
Ce ne andremo tutti. Non lamentarti dei troppi immigrati, probabilmente, tra qualche anno, quelle povere anime saranno le uniche disposte a fermarsi da te, oltre ai pochi fortunati che riusciranno ad arrivare alla pensione. Probabilmente, tra non molto, sarai data in pasto a quei quattro imprenditori mafiosi che vogliono comprarti. Probabilmente sarai la casa dei figli di papà, quelli che non hanno bisogno di trovare un lavoro e per questo affermano che non ti lasceranno mai, che loro sono siciliani nel cuore e nel sangue. Anche mio fratello è siciliano nel cuore, anche mio zio è siciliano nel sangue, anche il mio ragazzo non avrebbe mai voluto lasciarti. Non avrebbe mai voluto lasciarmi.
Eppure li hai costretti. Eppure senza lavoro non avrebbero mai potuto permettersi le vacanze nel tuo limpidissimo mare. Eppure senza stipendio, senza diritti, senza futuro, con l’amaro in bocca, credimi, i tuoi cannoli non sembrano più così tanto gustosi. Perché tu lo sai, c’è una cosa che per noi viene sempre prima di tutto: la famiglia. E quando c’è da sacrificarsi per mantenerne o costruirne una, i siciliani sono così forti da riuscire a spezzarsi letteralmente in due: il cuore in Sicilia, la mente e le mani altrove, sul posto di lavoro. Qualsiasi lavoro: operaio, cameriere, cuoco, lavapiatti è comunque più dignitoso di quelli che tu puoi offrirci. E credimi, non importa se si parte per Londra, Milano, Lecco, Berlino, Roma, Bristol; non importa se quel lavoro lo si trovi in Danimarca, Svizzera, Belgio, Piemonte…per noi siciliani si tratterà sempre e solo di “andare al vivere al nord”.
Un incubo. Sappi, Sicilia, che si tratterà sempre e solo di lavoro e di denaro, quel lavoro che al nord riesce a farli sentire tutti più dignitosi, più orgogliosi; quel denaro che da te circola nelle mani di troppe poche persone: quelli che non lo meritano, quelli che sfruttano, quelli che hanno ereditato, quelli che non si disperano. Come faccio a spiegarti il mio stato d’animo, Sicilia? Non posso. Nessuna parola sarebbe mai in grado di spiegare che cosa si prova a vederli partire tutti e sentirsi, ogni volta, un pezzo di cuore in meno.
Con poco, pochissimo affetto, una siciliana qualunque.
Roberta Delia
(12593)
Solidale con Roberta Delia, abbiamo dei grandi politici ( da quelli locali a finire con quelli nazionali) che si riempiono di grandi parole ma mancano di fatti reali. Sembra che non abbiano a cuore veramente la nostra terra, curano solamente i loro interessi.
Tristemente d’accordo con Roberta…certo però che al posto della Sicilia avrei senza alcun dubbio inserito Messina, città senza alcun dubbio priva di prospettive, con una economia bloccata da secoli, dove si dovrebbe vivere di turismo ma fino ad oggi si è vissuto di edilizia sfruttando ogni minima parte della nostra splendida riviera oggi satura di plessi residenziali. Non tutta la Sicilia per fortuna è come questa triste città, anzi hanno avuto una evoluzione anche altre città come Trapani, Siracusa, Ragusa, probabilmente governate da teste pensanti e non da fanatici esasperati come alcuni altri sindaci che miracolosamente sono stati eletti con un voto di protesta. Mah. Grazie a Roberta per questa lettera così tristemente vera, che sia da monito per i nostri governatori.
Io più che rivolgermi tristemente, e amaramente, alla Sicilia, mi sarei rivolta ai Siciliani, i nonni dei nonni dei nostri nonni…. perché la Sicilia è magica, siamo stati noi che non siamo stati in grado di renderla migliore.
E parlo da Siciliana al “nord”, spezzata in due, tra cuore e testa, come giustamente dice questa ragazza.