Approvato lo scorso 26 ottobre il bilancio di previsione 2017/2019 con grande soddisfazione da parte dell’amministrazione Accorinti che evidenzia un ritorno alla normalità dopo anni di grandi difficoltà finanziarie.
«Il bilancio di previsione approvato in Consiglio è un bilancio quasi normalizzato – afferma l’Amministrazione – che porta a frutto le politiche finanziarie poste in essere in questo quadriennio amministrativo, coniugando l’equilibrio corrente con il recupero del risanamento finanziario e l’avvio delle politiche di investimento».
Il Comune di Messina, agli albori dell’amministrazione Accorinti, si trovava in una situazione di grave violazione del patto di stabilità e in una condizione deficitaria strutturale che imponeva dei ritardi contingenti sui pagamenti e una incapacità assunzionale che portava Messina sull’orlo del dissesto.
Due i perni cruciali su cui l’Amministrazione ha basato il proprio percorso: il primo è stato evitare il dissesto e il secondo reperire quei finanziamenti che avrebbero consentito alla città dello Stretto di usufruire di nuove risorse per lo sviluppo.
«Il fallimento dell’Ente locale – spiega la Giunta – avrebbe ovvie e pesanti conseguenze anche sull’economia privata e sulle imprese creditrici, col rischio di un “effetto domino” che potrebbe trasmettere il default dal settore pubblico a quello privato, già così duramente provato dalla crisi internazionale e nazionale. Era ed è tuttora quindi doveroso impegnarsi per il riequilibrio finanziario ed evitare il dissesto».
Da 417 milioni di euro, nel 2013, a 738 milioni di euro attuali. Un importante traguardo raggiunto grazie al recupero di risorse pregresse, al contrasto all’evasione fiscale, alla riduzione delle spese e alla capacità di attingere a fondi europei: «Su oltre 300 milioni di fondi “freschi” che arriveranno in città nei prossimi anni in virtù di questo bilancio, più di 200 sono per nuovi progetti di questa Amministrazione».
Questi nuovi fondi sono destinati a interventi sulla protezione del territorio, sull’innovazione tecnologica, sui trasporti, sull’innovazione sociale, sul supporto alle imprese e al lavoro. A questi si aggiungono le risorse per il completamento delle opere “storiche” e delle incompiute (dal viadotto Ritiro, al porto di Tremestieri, dalla via D. Blasco al secondo Palazzo di Giustizia).
La Giunta, oltre a individuare nuovi fondi, sta lavorando affinché ci sia la massima ricaduta occupazione per la città di Messina dal finanziamento di queste nuove opere.
Il risanamento
«Si è compiuto – spiega l’Amministrazione – un complessivo e prospettico monitoraggio del piano, sostituendo le previsioni di entrata non più realizzabili (per assenza dei provvedimenti legislativi di attuazione) con altre strade perseguibili, ma prevedendo anche una riduzione complessiva, distribuita negli anni rimanenti, delle spese passive del piano stesso, come gli stanziamenti per Messinambiente, ATM, Debiti Fuori Bilancio e Contenziosi in corso».
La riduzione delle spese
La massa passiva nel 2016 era pari a 412 milioni di euro, ad oggi si è ridotta a 281 milioni, di cui 179 sono stati assorbiti dal bilancio con l’entrata in vigore del bilancio armonizzato: «È evidente a tutti – afferma l’Amministrazione – che la vera massa passiva da piano è effettivamente pari a circa 103 milioni. E pensare che c’era chi voleva il dissesto e pensare che c’è chi ancora ne parla, mentre in effetti si potrebbe anche revocare la procedura di riequilibrio, se non fosse indispensabile incamerare il fondo di rotazione per riconoscere e pagare immediatamente i debiti fuori bilancio».
Attualmente, conclude l’Amministrazione, dopo aver raggiunto un livello di spesa adeguato agli standard precedenti e prestabiliti è il momento di tornare a investire seguendo delle priorità precise.
La precedenza verrà data al sociale: mensa scolastica, mense dei poveri e Casa di Vincenzo; poi si passerà alla promozione della Città, tramite la cultura, storia e tradizioni; si toccherà il settore organizzativo, da qui lo stanziamento di 150mila euro per il Dipartimento del Patrimonio; e infine si arriverà al settore partecipativo e di sviluppo economico.
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