«Se giorno 1 novembre non sarà arrivata la dichiarazione dello stato di emergenza da parte del Consiglio dei Ministri, mi farò prestare una tenda e dormirò una notte a Fondo Fucile, una notte a Bisconte e inizierò lo sciopero della fame». Questo l’annuncio fatto ieri pomeriggio dal sindaco di Messina Cateno De Luca durante il suo comizio a Piazza Cairoli.
Una decisione drastica che secondo il primo cittadino servirà a puntare ancora di più i riflettori sulla situazione del risanamento a Messina. Il suo ambizioso progetto, presentato ad inizio agosto, prevedeva l’uscita entro il 31 ottobre 2018 di tutte le persone che vivono ancora oggi nelle baracche e la messa in sicurezza e vigilanza dei siti. Una scadenza che, molto probabilmente, rischia di non essere rispettata. E De Luca spiega anche il perchè.
Non sono state ancora individuate le 2 mila case necessarie per consentire lo sgombero di tutte le zone del risanamento, ma De Luca vuole comunque ricordare che si è fatto tanto in questi mesi.
«E’ nata L’Arisme (Agenzia per il risanamento di Messina, ndr), stiamo definendo l’acquisto dei 450 appartamenti che sono stati individuati attraverso bando pubblico e stiamo combattendo per gli allacci in altre 100 unità. Se ci fosse stata la dichiarazione d’emergenza questa situazione si sarebbe risolta in 48 ore. Ecco perché serve: non possiamo continuare a farci soffocare da certa burocrazia».
Nei prossimi giorni De Luca ha annunciato una trasferta a Roma. Questo viaggio sarà l’occasione per presentare al Governo nazionale le soluzioni individuate per salvare Messina dal dissesto e chiedere a gran voce, ancora una volta, l’impegno della politica nei confronti della città. E la dichiarazione dello stato di emergenza è qualcosa su cui non è possibile sorvolare.
Se tornerà in città a “mani vuote”, come annunciato, De Luca inizierà lo sciopero della fame.
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