Domani, lunedì 30 marzo, il Consiglio superiore della Banca centrale italiana dovrà esprimersi in maniera definitiva sul taglio, o meno, della filiale messinese della Banca d’Italia. Intanto, tra le varie personalità istituzionali che hanno scritto al direttore generale dell’Istituto, oltre i parlamentari Vincenzo Garofalo e Bruno Mancuso, e i sindacati sostenuti dal sindaco Accorinti, adesso anche il rettore dell’Università di Messina, Pietro Navarra, formalmente chiede la revoca della decisione di cancellare la Banca d’Italia da Messina, città che, tra quelle metropolitane, rimarrebbe l’unica a non avere una filiale.
Il Taglio, secondo il rettore “verrebbe a incidere in modo molto negativo sulla strada del rilancio della città e del suo comprensorio”.
Navarra ricorda che la filiale ancora esistente raccoglie ben 108 comuni del messinese: ” Un bacino ampio e variegato- aggiunge – poiché insistono siti turistici come Taormina, comunità marinare dalla grande attrazione come le isole Eolie e località montane di particolari caratteristiche come i Nebrodi e i Peloritani. Un bacino strategico, in quanto luogo di transito dalla Sicilia alla penisola. In una tale realtà decisiva è la presenza della Banca d’Italia nella sua quotidiana e capillare attività di monitoraggio e controllo di flussi finanziari che possono anche non essere legali”.
E poi la proposta di un proseguo dell’intesa già esistente tra Università di Messina e Banca d’Italia. Intesa che potrebbe rafforzarsi in vista del progetto, da parte dell’ateneo, di lancio di un programma nel settore agroalimentare, unico in Italia (e per qualche aspetto anche in Europa) che- sostiene il rettore – “renderà necessario un capillare controllo sull’intera filiera finanziaria”. Navarra conclude, definendo “più che mai necessaria la presenza oggi a Messina della Banca d’Italia per poter contare sull’autorevole opera di contrasto a fenomeni malavitosi connessi alle attività economiche e commerciali”.
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