Ardizzone e l’articolo del “Fatto” sul Ponte. Rete Civica: “E’ surreale”

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Lettera aperta del presidente di Rete Civica per le Infrastrutture nel Mezzogiorno, Ferdinando Rizzo, in risposta ad un articolo pubblicato da “Il Fatto quotidiano” sul Ponte sullo Stretto ed al commento a tale articolo che il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, ha scritto su Facebook. Questa la risposta di Rizzo:

“Resto basito leggendo le considerazioni dell’on. Giovanni Ardizzone,  messinese e presidente dell’ARS che, onde sminuire il progetto definitivo del ponte e l’importanza strategica che riveste per la città e la Sicilia, cita un articolo comparso sul Fatto Quotidiano dal titolo Resto basito leggendo le considerazioni dell’on. Giovanni Ardizzone, “Dai, fottiamo lo Stato sul Ponte”. Dalla lettura dei fatti esposti dal giornale, ritengo la ricostruzione affetta da diffamazione aggravata ai danni di Pietro Salini, che certo valuterà con i propri legali le azioni a difesa della propria persona e della propria immagine. L’articolo di tale Marco Lillo appare surreale, per chi conosce i termini legali della vicenda e ambientata nella discriminazione tipica della popolazione siciliana (ultimi in Europa per occupazione).

I fatti: la Impregilo si è aggiudicata nel 2005 la gara d’appalto per la redazione del progetto definitivo ed esecutivo e la realizzazione del Ponte sullo Stretto. Nel contratto si prevede (come per legge o giurisprudenza costante nei contratti pubblici) in esito al deposito del progetto definitivo come, in caso di mancata esecuzione per responsabilità dell’aggiudicatario, il diritto ad un indennizzo pari al 10% dei lavori contrattualmente previsti, pari a 7,5 miliardi. Il progetto definitivo è stato depositato il 20.12.2010. Da tale data il governo italiano era obbligato entro il 3 novembre 2012, a validare il progetto per l’approvazione del CIPE e l’avvio dei lavori. L’advisor americana “Parsons Trasportation” validò il progetto resistente a venti di 270 km/h e a terremoti di 7,2 scala Richter già nel maggio 2011. Il nuovo governo Monti impedì l’unica approvazione mancante, quella del Ministero dell’Ambiente per oltre 1 anno e mezzo. Il 2 novembre del 2012 con il decreto legge n. 187 (la legge di conversione n. 221 fu denominata farisaicamente “crescitalia”), contravvenendo ai patti legali e contrattuali, obbligò la Società Stretto di Messina S.p.A. e l’Eurolink a stipulare entro 2 mesi, un atto aggiuntivo al contratto vigente con cui la Salini Impregilo si impegnava a rinunciare sia al ponte sia alla penale, in cambio della esecuzione di opere indipendenti dal ponte per 300 milioni. La Salini Impregilo ovviamente rifiutò l’accordo capestro come avrebbe fatto ciascuno di noi. Pertanto le espressioni di Salini solo tendenziosamente sono finalizzate alla richiesta di pagamento delle penali ma devono essere lette alla luce dello “scippo” che l’imprenditore pretermesso subiva e per cui aveva rilevato il gruppo Impregilo. Non solo: l’espressione “Dai, fottiamo lo Stato”, usata dal giornalista è frutto di una lampante manipolazione. Nella intercettazione pubblicata (e messo che sia vera) Salini usa l’espressione “li ho fottuti” in riferimento al fatto che ove il presidente Napolitano avesse firmato il decreto il giorno successivo, il contratto avrebbe maturato i suoi effetti per la tardività della legge. Inoltre Salini menziona sempre la violazione di legge del governo minacciando azioni giudiziarie. Ed infatti è pendente la causa in cui Salini chiede il risarcimento danni per 750 milioni di euro cioè il 10% del contratto.

La malafede del giornalista appare in coda quando scrive: “Al Fatto risulta che Matteo Renzi e Pietro Salini si stiano parlando per riaprire la partita”. Ma non era volontà di Salini riscuotere solo la penale? Di quel miliardo e 300 milioni vincolato al CIPE per il ponte, a Messina ed alla Sicilia non andò un euro: Passera svincolò quelle somme già nel gennaio 2012 per la Tav Genova Milano (dove oggi è candidato sindaco), ed il governo Letta nel luglio 2013 (ministro il messinese D’Alia) stornò gli ultimi 500 milioni ancora rimanenti per la TAV Napoli Bari. Per comprendere invece quale ruolo abbiano avuto i politici siciliani e messinesi nella vicenda ponte, suggerisco all’on. Giovanni Ardizzone la lettura di un altro giornale più attendibile e reperibile su internet: Il “Corriere della Sera” del 21 ottobre 2012 dal titolo “Il senatore compra casa (e cambia idea sul Ponte) – L’Udc D’Alia diceva: «Grande opera». Poi: «Un flop».”

Avv.to Fernando Rizzo
Presidente Rete Civica per le Infrastrutture nel Mezzogiorno

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