Viaggio in Sicilia. 81 giorni, due ragazzi, due mountain bike e una macchina fotografica per scoprire i luoghi più remoti dell’isola, alla ricerca di tesori nascosti.
Si è concluso il 26 agosto il viaggio di Marco Crupi e Tommaso Ragonese, i due messinesi under 30 che hanno solcato le strade e le spiagge della Sicilia, arrivando a percorrere 2.600 chilometri. Tenendosi lontani dalle tipiche mete del turismo di massa, i due ragazzi hanno portato alla luce una Sicilia diversa, hanno ripulito spiagge, promosso la sostenibilità e creato un archivio di volti e luoghi.
Il loro viaggio non è stato solo ricerca sul territorio, ma anche un’immersione nelle proprie origini, nella propria identità. Dopo il suo ritorno a Messina, abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Tommaso, discutendo dell’itinerario, dell’ambiente e della motivazione che ha spinto lui e Marco in questa avventura.
Com’è nata l’idea di questo Viaggio in Sicilia?
Dopo dieci anni di vita all’estero (quando sono andato via da qui avevo 17 anni) sono tornato in Sicilia in un momento di rinnovamento a livello personale. Sono andato al paese di origine di mio papà (ndr. Cesarò) e ho incontrato una signora che, riconoscendo le fattezze di mio padre sul mio volto, mi ha chiesto: «A chi appartieni?». Ho avuto la sensazione di poter rispondere solamente col mio cognome, rendendomi conto di non sapere praticamente niente né della mia famiglia né in generale della Sicilia. Tutto questo si è incastrato anche con altre sensazioni e con i posti straordinari che ho visto da quando sono tornato qui. Si sono allineate una serie di circostanze e aspirazioni condivise con Marco, che è stato il mio compagno di viaggio.
So che, oltre l’itinerario prestabilito, avevate già previsto la possibilità di qualche deviazione…
Sì, soprattutto in questo caso, l’itinerario è una cosa che deve andare di pari passo con lo spirito del viaggio. È stata un’avventura ricca di scoperte e abbiamo modificato l’itinerario a seguito dell’incontro con persone e realtà che sarebbe stato impossibile mettere in conto prima di partire.
Per esempio, siamo stati a Camporeale, nel palermitano; abbiamo visitato Mazzara del Vallo e Alcamo Marina. Da lì abbiamo deciso di fare un giro per le tonnare.
Ci sono state anche scelte prese per una mancanza di tempo o, alla fine del viaggio, per stanchezza. Mi dispiace di non essere stato a Centuripe, a Troina o a Sperlinga, ma eravamo veramente molto, molto stanchi.
Il tema della scoperta ricorre spesso nel vostro lavoro. Quali sorprese vi ha riservato questo viaggio?
Tantissime. Direi che quello che ci ha sorpreso di più è stata la gente. Sembrerà una cosa scontata, ma in questo caso è stato fondamentale. Sono le persone a custodire la conoscenza che permette di scoprire un territorio, ed è proprio grazie a coloro che abbiamo incontrato nel nostro viaggio che abbiamo vissuto emozioni e conosciuto realtà che mai avremmo immaginato.
Avete qualche progetto già in cantiere?
Adesso sto passando in rassegna tutto il materiale per produrre un racconto seguendo un filo cronologico per il sito, cosa che sarebbe stato impossibile fare durante il viaggio. In cantiere abbiamo anche il libro, che spero possa essere pronto per la fine dell’anno.
Poi ci sono dei progetti con Slow Food Sicilia: vorremmo continuare a dare il nostro supporto a questa rete di persone che fanno, a nostro avviso, un’economia sana a cui va dato impulso in Sicilia. Ci siamo proposti anche di continuare a battere sul discorso della sostenibilità e stiamo pubblicando sul sito una serie sull’inquinamento da plastica.
Sono temi che sono stati sin dall’inizio al centro del nostro sforzo e sarà così anche in futuro, sia in Sicilia che poi in altre parti del mondo.
Un viaggio, quindi, ancora non del tutto concluso e intrapreso all’insegna della sostenibilità. Lo sguardo è stato puntato, infatti, verso le realtà che portano avanti un’economia attenta all’ambiente e tutti i dispositivi elettronici sono stati ricaricati tramite pannelli solari e power bank. Tutto questo con il supporto e la collaborazione di Slow Food Sicilia.
Le foto sono gentile concessione di Marco Crupi e Tommaso Ragonese
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