Reset interviene sulla proposta di riorganizzazione dell’Atm presentata dal Commissario Straordinario Spicuzza, rilevando quelle che il movimento definisce “alcune macroscopiche criticità”: secondo Reset, infatti, la proposta non presenta le caratteristiche di piano industriale. I punti che fanno riflettere sono: il piano, che prevede un totale di 2.600.000 km effettuati dalle vetture su gomma (autobus), non contempla, quindi, un aumento sensibile dei km percorsi dal gommato, rispetto ai circa 2.700.000 Km del 2011 e ai circa 2.400.000 Km del 2012; il costo annuo del contratto di servizio per il Comune di Messina stabilirebbe il record italiano assoluto con i circa 21.000.000 di euro, contro i circa 13.000.000 di euro medi degli ultimi anni, a fronte dei circa 3.000.000 di Km previsti (2.600.000 km effettuati dai Bus e 450.000 Km effettuati dai tram); per i cittadini messinesi il costo medio al Km, dato dal rapporto tra il costo del contratto di servizio ed i Km effettuati, sarebbe di circa 7 euro. «Questo numero è fuori da ogni logica ― spiegano da Reset ― poiché il costo medio a livello nazionale è di circa 2,5 euro a km. Il tutto senza dare ai cittadini nessun significativo aumento del livello di servizio a fronte di un prezzo spropositato, quasi 3 volte più alto,come detto, della media italiana». L’obiettivo dell’azienda, così pensato, appare limitato se non prevede il raddoppio della frequenza dei mezzi pubblici, aumentando i Km percorsi e il numero dei mezzi. Reset ricorda anche che l’Amministrazione, nel mese di Agosto 2012, aveva presentato il “Piano per la riorganizzazione della mobilità nella città di Messina”, realizzato dalla società Innova Bic con l’ausilio di esperti del settore, che proponeva come soluzione per il primo anno: 5.000.000 di km percorsi effettuati da Bus, ulteriori rispetto ai km effettuati dalla tranvia; un contratto di servizio, a carico del Comune di Messina, dell’ordine massimo di 12.000.000 di euro; mantenimento dei livelli occupazionali; rispetto delle competenze specifiche dei lavoratori; un investimento iniziale di circa 5.000.000 di euro per portare la flotta di bus a 103 unità comprese le riserve. Nel mirino di Reset anche l’assenza, nella proposta commissariale, del ripianamento dei debiti di Atm, «evidentemente delegato ― dicono ― al piano di riequilibrio decennale, e al reperimento delle somme necessarie per il Trattamento di Fine Rapporto (TFR) dei lavoratori che dalla vecchia compagnia dovrebbero “trasmigrare” in quella nuova». «A dicembre ― prosegue il Comitato del movimento ―, quando presentammo lo studio di fattibilità per realizzazione della Società Pubblica di Traghettamento, avevamo già individuato una soluzione per ripianare gli oltre 48.000.000 di euro di debito di Atm attraverso, appunto, la realizzazione di ulteriori servizi, capaci di portare nelle casse del Comune oltre 15.000.000 di euro l’anno e mettendo a carico della Regione, socia al 20%, l’investimento iniziale». Un’ultima annotazione riguarda poi le conseguenze che avrebbe sull’amministrazione comunale l’aumento del costo annuale di Atm per il contratto di servizio.«Portare tale contratto dai 13.000.000 di euro circa ai quasi 21.000.000 di euro significa appesantire il bilancio del Comune di Messina di circa 8.000.000 di euro l’anno. Riportando tale cifra al piano decennale di riequilibrio significa inserire un partita ulteriore del valore di 80.000.000 di euro, pari al 20% del totale, quasi 400.000.000 di euro, dell’intera manovra.
Proprio rispetto al piano di riequilibrio decennale, lo ricordiamo per primi a noi stessi, tra gli undici chiarimenti richiesti dal Ministero c’era anche la voce “partecipate”. Non vorremmo dunque ― concludono ― che il piano di salvataggio di Atm, oltre che essere poco ragionevole e poco utile per lavoratori e i cittadini messinesi, possa causare un danno enorme impedendo al Comune di Messina di accedere al “Salva-Comuni” e di conseguenza agli ulteriori 30.000.000 di euro promessi dalla Regione».
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