Giovanni Lo Re

“Io, laureato di 41 anni, in fila con i poveri per la busta della spesa”

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Giovanni Lo ReE’ laureato in Scienze dell’Educazione e Formazione con specializzazione in Processi Formativi ma da cinque anni è in povertà fatta di lavoretti saltuari e di aiuti dalla Chiesa e dagli amici. Ha deciso di raccontare la sua storia il quarantunenne Giovanni Lo Re che è una delle facce dell’attuale crisi economica: quella di chi non si sarebbe mai aspettato di mettersi in fila con quelli che sono nati poveri dopo un’adolescenza tranquilla e con tante speranze per il futuro grazie al titolo accademico. Lui che ha vissuto in una famiglia borghese e senza particolari problemi oggi sa cosa significa non avere un lavoro e a volte girovagare alla ricerca di assistenza anche per fare un minimo di spesa al supermarket. Per tre giorni, d’estate, quando molti erano in vacanza lui non aveva i soldi per mangiare e da cinque anni, dalla morte di entrambi i genitori, è a caccia di un lavoro, anche con un guadagno non elevato ma stabile. Un piccolo posto che potrebbe restituirgli la serenità perduta e che vorrebbe presto ritrovare senza l’assillo di dover chiedere. “Purtroppo faccio fatica ad andare avanti – dice Giovanni – la morte dei miei genitori è coincisa con l’inizio della crisi, non pensavo che un giorno sarei stato costretto a cambiare di colpo la mia vita, in passato sono riuscito anche a non pesare sulle spalle dei miei sfruttando la mia laurea che mi dava del lavoro non stabile ma comunque dignitoso, dal 2009 la mia esistenza è diventata un inseguimento giornaliero a stare sereno”. Cinque anni fa è cambiato tutto per lui. “Dopo la perdita di mio padre, elettricista – prosegue Giovanni – si sentiva che era venuto meno il supporto, poi c’è stato il decesso di mia madre che era una casalinga ma fino ad allora tutto girava per il meglio, non ho mai avvertito problemi economici pur in una famiglia monoreddito, si stava bene come tante altre famiglie che conoscevamo”.

Giovanni ha un fratello che risiede al Nord ma anche lì la crisi morde e non se la sente, senza una chiamata stabile, di lasciare la città. Giovanni ricorda di aver pure lavorato in enti di formazione professionale coinvolti nell’inchiesta sui fondi regionali, ha fatto concorsi, ha avuto contratti a progetto, si è occupato di gestione banche dati ma dal 2009 è crollato tutto passando al bisogno di un aiuto concreto e costante. “Purtroppo ho necessità di sostegno economico e mi rivolgo ad amici, alla Chiesa, ad associazioni che si occupano di volontariato, si fa fatica ad andare avanti, qui non si parla di risparmio o cosa ma di dovere fare i conti ogni giorno con bollette e spesa – continua – per fortuna vivo nella casa lasciata dai miei genitori ma mi ritrovo, di contro, in uno stato di povertà altrimenti non avrei avuto neppure un tetto sopra la testa”. Giovanni spera attraverso l’appello alla stampa di poter trovare un lavoro. “Chiedo aiuto per fare una vita dignitosa, per non continuare a bussare alle porte degli altri, i miei genitori mi hanno insegnato cos’è la dignità, sono rimasto per orgoglio anche tre giorni senza mangiare, mi accontento di un lavoro anche senza un grosso guadagno ma duraturo per poter tirare avanti”.

@Acaffo 

 

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