Quattro Frecce: quando i parcheggi selvaggi a Messina si fanno in due

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Esausti. Messinesi esausti alla ricerca di un parcheggio. E mentre folle di automobilisti fanno a gara per parcheggiare su una qualsiasi linea orizzontale, anche il mitico Valerio Aprea in diretta su Propaganda Live – leggendo Mattia Torre – dice «il traffico è espressione del libero pensiero». Quanta saggezza! Quanta verità in una sola frase!

Quattro Frecce non è più solo, ormai lungo tutto lo Stivale si combatte questa dipendenza insana dalla macchina e soprattutto la dipendenza dei parcheggi abusivi. I parcheggi selvaggi che a Messina non smettono di esistere.

«Le macchine non smetteranno di parcheggiare male – confermano i nostri esperti – anzi cominceranno ad accatastarsi una sull’altra perché saranno finite tutte le strade e tutti i parcheggi».

Vi facciamo un disegno

C’è un grosso problema di comprensione nel messinese medio. Anzi, diciamo senza peli sulla lingua, il messinese che parcheggia male non capisce proprio niente. Tiè.

Perché? «Le rilevazioni – confermano gli studiosi – ci dicono che i messinesi hanno saltato bene 52 lezioni di italiano, 22 lezioni di matematica (utile per prendere le misure dei parcheggi) e tutte le lezioni di educazione stradale e civica».

Ora è tutto chiaro, i discendenti del Missinisi Scaltrorum non sono andati a scuola o, se hanno frequentato, stavano pensando ad altro come, ad esempio, ad organizzarsi il pomeriggio.

Il messinese che non capisce di parcheggi

Eppure non sembrava così difficile: zona pedonale uguale divieto di sosta e di fermata, anche a ridosso dell’inizio della strada a traffico limitato. Eppure, nonostante tutto, al messinese non gliene frega.

«Questo discendente del Missinisi Scaltrorum – sostengono gli esperti – si chiama Missinisi Scola I Facci. Di scuola non ne vuole proprio sapere. Si capisce dall’ignoranza del parcheggio, cerca di copiare il compagno di banco ma niente, prende sempre zero tagliato».

Le vostre Quattro Frecce

Simona dalla via Cesare Battisti ci manda due foto dal titolo «Hai mai visto la doppia fila a perdita d’occhio?»

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