Anche su Radio Antidoto la prima settimana di questa semi-libertà è trascorsa. Sì, parliamo di semi-libertà perché nonostante siano state allentate le restrizioni della fase 1, non ci sentiamo ancora del tutto liberi di poter ritrovare la nostra normalità.Da Amsterdam a Messina – un viaggio iniziatico
Federico Bonelli, nato a Roma, vive ad Amsterdam dal 2002. «Il motivo per cui sono andato via dall’Italia l’ho scritto nel mio manifesto “Ma quale fuga dei cervelli. Questa è la rivoluzione del non esserci” con una gran rabbia anni fa. In sintesi dopo Genova 2001 avevo voglia d’altro e sono andato via. Non è stato facile, ma non tornerei più nella Capitale».Da Trasformatorio a Radio Antidoto

Così, dal 2016 Fredd comincia a frequentare più spesso la città dello Stretto tanto da trovarsi a Messina poco prima della chiusura totale del Paese, causa coronavirus. «Ero a Messina a fine febbraio per organizzare Trasformatorio 2020, e mi ritrovo nel marasma dell’allarme, riesco a rientrare ad Amsterdam per un soffio e mi metto in auto clausura.
La forma della Radio
Radio Antidoto è a forma di onda, perché appena inizi ad ascoltarla o a trasmettere, ti travolge. «Sono soddisfatto di questi due mesi di Radio Antidoto, soprattutto perché posso ascoltare di nuovo la radio, quando la fate voi, e sorprendermi a godere di musica che non conoscevo e di panorami splendidi di idee e sensibilità altrui che sono contento abbiamo adottato l’idea della radio e ci godano a farla con me.Una Radio per trasformarsi

A leggerla così sembra davvero facile, ma dietro Trasformatorio così come Radio Antidoto esiste una metodologia d’azione. «Innanzitutto tutti sono partecipanti, chi vuole partecipare solo ascoltando va bene, ma in potenza tutti sono tenuti a essere parte. Costruiamo lo spettacolo, le storie, la narrazione dell’evento assieme, trasformando gli uni i materiali degli altri. Come si fa? Si parte dal risultato. Intanto trasmetti, poi ricominci il processo e lo raffini, poi quando sei a un punto che ti soddisfa rimetti tutto in gioco chiedendo aiuto al caos. E così via reiterando.» Una modalità d’azione che ha trovato il suo antidoto in radio.
La rivoluzione di Radio Antidoto

Se vi capita di beccare Fredd in onda, alle 23 su Radio Antidoto, capiterà di ascoltarlo mentre parla di rivoluzione. In radio se ne parla spesso. «A me piace il termine rivoluzione. Viene dall’astronomia e parla di movimenti apparenti e movimenti supposti reali. Rispecchia l’essenza della politica rivoluzionaria, che è sempre dissimulazione e raggiro (detournement) perché il movimento è un concetto relativo (anche in fisica). Come tutte le parole che hanno una connotazione essenziale “rivoluzione” è una parola che mi piace stuzzicare, al limite usare. È pieno di borghesi piccoli piccoli che hanno paura della loro ombra, anche in arte.
Io vorrei tornassimo tutti a fare arte veramente pericolosa fregandocene dei due spicci che la società fa finta di darci (e in realtà lasciandoli tutti nell’istituzione che gestisce “il mattone” dell’arte). Se l’arte è onesta e libera, in un periodo come il nostro deve esplorare tutte le alternative possibili e impossibili al suicidio. Una autosoppressione dovuta all’ignavia ma anche alla tendenza alla morte dell’occidente per sussunzione dei valori capitalisti. Esplorando il reale con le categorie della sensibilità e dell’arte, non si può che essere sovversivi. È richiesto dalle masse. L’artista dovrebbe ottenere uno status perché è pericoloso. Lo è per ogni status quo. Questa “essenza” dell’artista è pericolosa ma non dannosa. Genera benessere, armonia sociale, rigenerazione. Quando dico “voglio un artista pericoloso” lascio implicita la risposta “per chi”.»
E il futuro di Radio Antidoto? «Radio Antidoto è di chi la fa. Sperimentiamo, troviamolo assieme, inventiamolo noi il futuro. Io voglio sentirla in FM, facilitare il più possibile l’intervento di sempre nuovi programmi nel palinsesto, far sì che continui ad auto-organizzarsi ed espandersi e farsi copiare, affinché l’antidoto faccia effetto.»
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