Due anni sono passati dalla tragedia di Saponara e Barcellona, “ma forse c’è ancora tempo…”, qualcuno potrà pensare. Con questa amara constatazione si chiudeva una lettera che l’Ordine degli Ingegneri ha fatto circolare in questi giorni. Un documento che, alla luce di quanto è accaduto recentemente in Sardegna, evidenziava purtroppo l’assenza di un piano di prevenzione nazionale dei dissesti del territorio. Un territorio ferito che alla minima “anomalia meteorologica” cede. Esempi di questi disastri sono capitati in tutta Italia, nel 2011 è toccato alla Toscana e nel 2012 alla Liguria, solo per fare qualche esempio, ma senza spostarci troppo abbiamo vissuto anche noi le nostre catastrofi: Giampilieri (2009), Saponara (2011).
E di quest’ultima tragedia ricorre proprio oggi il secondo anniversario. E gli anniversari sono momenti di celebrazione e di bilanci, di fatto, si tirano le somme e ci si accorge però che il capitolo non è chiuso, ancora molto ci sarebbe da fare. A Saponara, Barcellona , Villafranca, Spadafora, Rometta, quel 22 Novembre, nella furia di acqua e fango, persero la vita 3 persone: un bimbo, Luca Vinci, e padre e figlio, Luigi e Giuseppe Valla. Tanti furono i proclami e le promesse di ricostruzione di un territorio piegato ma la realtà di oggi è distante da quanto annunciato allora: sono 60 le famiglie ancora sfollate che non possono rientrare nelle proprie abitazioni a rischio, mai messe in sicurezza. Ripulite le strade da fango e detriti, saldati i conti con le imprese che hanno prestato i primi soccorsi e con gli alberghi che hanno ospitato li hanno ospitati nel momento di emergenza, si è evidentemente voltato pagina.
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