Il FC Messina ha presentato ufficialmente Hernan Barcos. Un momento tanto atteso in casa giallorossa, dopo una trattativa durata diverse settimane. Il dialogo tra la società del presidente Arena e l’attaccante argentino andava avanti già dai mesi estivi. Adesso il lieto fine per il nuovo numero 9 della squadra di mister Rigoli che rappresenta un vero crack per il campionato di Serie D. Classe 1984, Barcos può vantare una lunghissima carriera trascorsa sempre ai massimi livelli. Oltre ad essere un idolo in sud America, ha già giocato in Europa nello Sporting Lisbona e nella Stella Rossa. Adesso la forte volontà di lasciare il segno in Italia dopo l’ultima esperienza in Bangladesh.
Volontà ed esperienza
Presentato allo stadio “Giovanni Celeste” con al fianco il direttore sportivo Cesar Grabinski, Barcos non ha nascosto la volontà di sposare il progetto FC Messina fin dall’inizio. «La trattativa – dice l’attaccante – tra me, il presidente ed il direttore è stata veloce, così come la mia decisione di venire qui. C’è voluto tempo per risolvere la situazione burocratica con il Bashundara Kings. Ho accettato subito il progetto del club e la sfida di venire qui, perché sono attratto dalla vita che potrò fare in questa città ed ho intenzione di lasciare il segno. Ho le motivazioni per fare bene anche in questa categoria, perché nel calcio conta il contesto in cui trovi, conta la testa, lo spirito competitivo e qui ci sono ragazzi forti che lottano ogni giorno per conquistarsi il posto in campo». In riva allo Stretto, Barcos ha trovato una squadra ricca di stranieri: «La cosa più importante è giocare con un solo obiettivo ed aiutarsi in campo e, per fare questo, non conta da quale Paese provieni, ma lo spirito con cui affronti le cose. Quindi, non mi preoccupo affatto per questo».
El Pirata sullo Stretto
Un’ultima battuta l’attaccante argentino l’ha concessa anche sul suo soprannome “Il Pirata”: «In Ecuador mi hanno dato questo nomignolo ma, dalle nostre parti, il pirata è uno che vive molto la notte, senza regole, cosa che non mi appartiene assolutamente. Poi, alla prima partita in Brasile ho segnato e, istintivamente, ho portato la mano sull’occhio, come se fosse stata una benda. Da allora, sono rimasto El Pirata».
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