La Vittoria di ogni giorno (viaggiare – parte seconda)

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Ore 6 e 30 salto sul divano, non ho sentito la sveglia, ho l’aliscafo alle 9 e 30 da Milazzo.

Ringrazio Santa Rita di questo risveglio al cardiopalma! Sento il ritmo del cuore che pulsa e mi muovo ballando mentre do il buongiorno ai bambini a suon di baci.

Questa partenza inizia a mettermi di buonumore, un po’ come tutte le cose stoltamente attese che, poi, una volta accadute non sembrano toccarci.

Alle 8 siamo pronti, i bambini ed io, bardati di tutto punto e vestiti a strati.

Attendiamo di svegliare Dario.

Mi avvicino dolcemente al suo lato del letto e urlo «SONO LE OTTTOOOOOOOO!!».

Ma, la mente del crimine, a mia insaputa ha ideato, come al solito, il piano perfetto. Mi guarda, sorride furbamente e mi confessa di aver cambiato programma.

Sulla scorta della consultazione delle previsioni del tempo di non si sa di quale continente, ha deciso di partire alle 14 a causa di precipitazioni temporalesche che sostiene investiranno Messina e provincia nel corso della mattinata.

Mi affaccio nel terrazzo, il cielo è limpido, una lacrima solca la guancia realizzo adesso che sto partendo per trascorrere fuori un giorno soltanto, non tira un filo di vento, la casa è sterilizzata dalle 3:00 di stanotte, i bambini sono pronti e, cosa inaccettabile per me, non ho nulla da fare per le prossime 5 ore.

Stanca di contestare ogni sua decisione, decido di iniziare caricare l’auto, rinviando ogni litigio anche perché Dario si è riaddormentato.

Intimo ai bambini di non muoversi e di aspettarmi a casa.

Metto a tracolla: da un lato il borsone dei bambini e dall’altro quello mio e di Dario. Già solo questo gesto mi consente di assumere la fisionomia di un asino al traino del più degno carretto siciliano.

Mentre il peso dei borsoni ed il sistema di fasce accuratamente studiato per creare equilibrio tra i pesi, mi provoca la lacerazione dei tessuti epiteliali ed anche di parte della maglietta, prendo in braccio cicciobello summer, e la busta con le provviste per il viaggio e nell’altra mano posiziono le buste della differenziata.

Fortunatamente ho la bocca libera così posso addentare le chiavi di casa per rientrare e quelle dall’auto.

Scendo in strada, ci sono 40 gradi, l’auto pur provvista di pass per residenti è sempre parcheggiata a 30 km da casa.

Da mesi ho maturato l’idea che Dario abbia sbagliato indirizzo al quartiere o che si sia spostato la residenza a Barcellona Pozzo di Gotto.

Mentre mi trascino sul marciapiede, incontro il mio amico Mustafà con una bancarella sulle spalle.

«Ciao caro» – dico.

Lui, in perfetto siciliano, muovendo su e giù la mano atteggiata in un gesto interrogativo «Ou vuttoria ma unni è to’ maritu?»

«Ehm… è sopra! Si sta occupando di chiudere bene la casa», e lui «A casa? A casa l’hai tu i supra!».

Sorrido, scappo e lo lascio in mezzo alla strada, non mi va di farmi prendere in giro e poi inizia ad essere tardi.

Torno su, gli ultimi definitivi accorgimenti e finalmente si parte.

Saliamo in auto. Betty come di consueto inizia ad ululare come una sirena antifurto, Frankie cerca di sedarla a suon di schiaffi, passo dietro con un gesto convulso che mi costa lo stiramento dei muscoli adduttori della coscia sinistra ed intimo a Dario di premere l’acceleratore a manetta.

Dopo mezz’ora, l’aria condizionata è accesa, i bambini dormono e dopo interminabili polemiche tra Nilla Pizzi, Baldan Bembo e compagnia bella, sto minacciando con un coltello Dario diffidandolo dal cambiare stazione radio, così RDS ci fa compagnia.

Arriviamo a Milazzo, tentando disperatamente di non svegliare almeno Elisabetta, la prendo in braccio, sollevo anche il borsone e, mentre sto per chiudere lo sportello una voce straniera ci offre dei cd.

Sento Dario emettere un suono simile ad uno starnuto soffocato. Evidentemente ha detto “no grazie” in africano perché un tipo di colore dalla faccia simpatica lo guarda con aria imbronciata ed anche lui, in perfetto siciliano, rivolge la domanda del secolo «Avaia mancu unu?!».

Io scoppio a ridere ed ovviamente sveglio Elisabetta che comincia a piangere.

To be continued….

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