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Reset invita ad uno scatto d’orgoglio, “Il Consiglio comunale faccia un passo indietro”

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resetIn seguito alla vasta operazione di polizia denominata “Matassa”, interviene con comunicato stampa il movimento Reset. “Nel ringraziare il Procuratore, il Questore e tutte le forze dell’Ordine per l’importantissima operazione antimafia avviata per la salvaguardia della legalità nella nostra città non possiamo, però, esimerci dall’esprimerci vista la portata della questione.  Se da un lato tiriamo un sospiro di sollievo per le dinamiche criminali che l’operazione antimafia ha disinnescato dall’altro restiamo sorpresi dallo stupore di chi scopre solo oggi che il voto in città non è libero”
“Nel 2013 avevamo proposto alla Prefettura un protocollo etico e comportamentale da far sottoscrivere a tutti i candidati oltre che l’istituzione di un numero verde per consentire ai cittadini di segnalare anonimamente gli episodi di illegalità. Ribadendo che per noi un indagato non è un colpevole quanto accaduto però ci conferma come quella nostra proposta fosse necessaria ed azzeccata.
In tale disarmante scenario rischia di passare in silenzio l’ennesimo “capolavoro” di un’amministrazione inadeguata e di un consiglio irresponsabile che “regalano” un debito di  quasi 100 milioni di euro ai messinesi che lo pagheranno a modiche rate annuali di oltre 3 milioni di euro nei prossimi 30 anni.
L’ultimo ok a questa beffa arriva ieri poco dopo la mezzanotte da un consiglio Comunale, che tranne che per qualche rara eccezione, da imbalsamato e, nei fatti, esautorato dalle indagini della Procura diviene improvvisamente reattivo quando si parla di votare ed approvare tasse o documenti pur di non andare a casa.  Tanto paga Pantalone”.
“Insomma – precisa Reset –  un disastro assoluto che ci riporta per coerenza e continuità ai 21 giorni senza acqua ed alla barzelletta dell’epocale bilancio previsionale 2015 alla sua storica quinta versione.  Questa situazione grottesca è a nostro avviso frutto di due questioni diametralmente opposte ma assolutamente complementari tra loro.  Da un lato la “politica del nuovo” (quella rivoluzionaria dal basso) fallisce deludendo i messinesi che gli avevano consegnato una cambiale in bianco frutto dello stato di necessità di una città pronta a tutto pur di cambiare. Dall’altro la “politica tradizionale” (#quellicheceranoprima) ancorata ad una distanza incolmabile dai bisogni reali della gente che continua a mantenere e gestire scientificamente il bisogno poiché dallo stesso trae la linfa del consenso figlio dello scambio”.
“.Ed ecco la politica minuscola basata esclusivamente su logiche clientelari e finalizzata agli interessi personali o del “clan” di turno. Come se non bastasse tutto ciò è condito da un totale disprezzo delle regole che non tiene in alcuna considerazione il messaggio devastante che arriva ai nostri ragazzi.  Insomma una comunità che sembra prona davanti al potere economico in barba a qualunque regola e principio.  In questo quadro nel quale pessimismo, depressione economica e morale e rassegnazione sembrano prevalere il degrado sociale e culturale attecchiscono con facilità disarmante.  E’ ora di dire basta. Come dicevamo nel 2013, non serve solo un progetto di una nuova Città ma un nuovo modo di essere comunità partendo da valori come etica, metodo e competenza.  Queste tre parole però non possono restare vuote di contenuto ma vanno tramutate in fatti da quei messinesi stanchi e perbene che non sono più disposti ad accettare questo inesorabile declino”.
“Si tratta di resettare tutto. Si tratta di pacificare la nostra comunità ridando la parola agli elettori Messinesi nella certezza che esista una terza via alternativa a chi ha stuprato la città portandola quasi alla fine e chi per incompetenza ne ha determinato il crollo totale negli ultimi 3 anni.
Che il Consiglio Comunale, dunque, faccia un passo indietro o che il Sindaco prenda atto che rimane incollato alla sua poltrona solo grazie a quelli dai quali dice di essere, a parole, distante anni luce. Serve uno scatto d’orgoglio. Che alle parole, dunque, seguano i fatti. Quei fatti che, nonostante la telenovela del Palagiustizia,  Avvocati e Magistrati portano avanti nella lotta per salvare la Corte d’Appello.  Battaglia di legalità alla quale anche reset si associa”.

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