Da settimane girano su internet immagini del secondo fiume più importante della Sicilia ormai prosciugato. Il fiume dell’Alcantara sembra non esistere più. Adesso, in seguito ai sopralluoghi nei punti cardine del fiume dell’Alcantara per verificare eventuali anomalie nel sistema di prelievo delle acque, si è tenuto un tavolo tecnico per discutere della crisi idrica.
All’incontro hanno partecipato i rappresentanti del Dipartimento Regionale Acque e Rifiuti, del Genio Civile di Catania e Messina e dell’Autorità di Bacino, oltre il Direttore e i tecnici del Parco.
«Durante tale incontro – si legge nella nota ufficiale del Parco Fluviale dell’Alcantara – sono state affrontate le complesse interazioni che hanno provocato lo squilibrio ambientale in atto, anche con l’ausilio delle cartografie all’uopo elaborate, prendendo in esame i vari aspetti tecnici, sociali ed economici, e si è convenuto sulla necessità di disporre di dati oggettivi, al fine di determinare le misure più idonee, a breve, medio e lungo termine».
Crisi idrica al fiume dell’Alcantara
La ragione di questa crisi idrica dipenderebbe dalla carenza di piogge. «La più importante ragione di tale grave crisi idrica – continua la nota – è data dalla carenza di piogge nella stagione, causa della siccità già accusata negli ultimi tre anni.
Il rappresentante dell’Autorità di Bacino si è reso disponibile ad elaborare in tempi brevissimi i dati in possesso relativi alla siccità, e quindi alle condizioni che stanno determinando la desertificazione, in modo che si possa pervenire a formulare azioni, anche a breve termine, in grado di contrastare il fenomeno.
L’attenzione resta molto alta, e gli Enti stanno dimostrando di voler lavorare in sinergia, ognuno per le proprie competenze. A breve si terrà quindi un’altra riunione di verifica dalla quale emergeranno le scelte strategiche per contrastare questo fenomeno e tutelare il fiume Alcantara nella sua straordinaria unicità e bellezza».
Intanto il Corpo Forestale, la Polizia Metropolitana e l’Associazione Nazionale dei Carabinieri di Gaggi, continuano a monitorare per appurare eventuali abusi. «Resta l’attuale grande dilemma dei pozzi di prelievo – conclude la nota – che fiancheggiano l’asta fluviale che, intercettando le falde acquifere sotto terra, asportano il liquido. Ciò dovrebbe trovare soluzione con l’approvazione della riperimetrazione territoriale del Parco che al momento è in attesa dell’approvazione dell’Assessorato Territorio ed Ambiente».
(Foto Fanpage)
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