Senza soldi la scuola non fa mensa. Servizio nuovamente a rischio

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Non è iniziato sotto i migliori auspici l’anno scolastico delle migliaia di studenti messinesi. Alle preoccupazione per la condizione degli edifici dal punto di vista sismico, da oggi si aggiunge il disagio legato alla mancata erogazione del servizio di refezione scolastica. Con la mancata approvazione del bilancio consuntivo non è possibile, infatti, far ripartire le mense per gli alunni che svolgono il tempo pieno. Un copione già noto che si ripresenta a distanza di pochi mesi.

Questa mattina, Filcams  e Flc Cgil hanno organizzato un sit-in davanti a Palazzo Zanca insieme a una rappresentanza di genitori. Il nuovo bando per affidare il servizio mensa non può essere pubblicato, così come non è possibile ottenere una proroga. Lo sa bene l’assessore alle Politiche Scolastiche Daniele Ursino che in mattinata ha ricevuto i manifestanti, sottolineando la volontà dell’amministrazione a trovare un rimedio. A riguardo, è stato fissato un tavolo tecnico per giorno 15 settembre.

Un impegno che dovrà assumersi l’assessore al Bilancio Luca Eller che – a detta della Ursino – sta lavorando affinché la refezione scolastica possa partire senza intoppi. Ma al momento le probabilità che il servizio riprenda ad ottobre appare molto lontana.

“Auspichiamo – dichiarano il Segretario Generale Carmelo Garufi, il Segretario Provinciale Francesco Lucchesi della Filcams Cgil e il Segretario Generale della Flc Cgil Pietro Patti – che giorno 15 settembre, durante la riunione del tavolo tecnico, si possano individuare date certe per la ripresa del servizio e soluzioni momentanee che tengano conto delle esigenze degli ottanta lavoratori, che ormai da mesi si trovano senza alcuna retribuzione e senza ammortizzatori sociali. A tutto ciò si aggiungono i problemi delle migliaia di bambini che si troveranno ancora una volta privi di un servizio ritenuto da tutti essenziale e della gestione e/o autogestione delle scuole, che scarica responsabilità, che non gli competono, ai dirigenti scolastici e agli insegnati che si troveranno costretti ad inventarsi soluzioni che non potranno tenere conto delle diverse condizioni socio-economiche degli utenti”.

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