Quelli che c’erano “tanto” prima hanno lasciato a Messina acqua da pagare: oggi 12,5 mln

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Stavolta, la colpa è “di quelli che c’erano prima di quelli che c’erano prima di quelli che c’erano prima”. Ha responsabilità retroattive di 37 anni la scure che si è abbattuta sulle già pessime finanze di Palazzo Zanca: quella sentenza della Corte d’Appello di Palermo che condanna il Comune di Messina a pagare la somma di 12.474.432,03 euro, causa il “mancato pagamento del flusso idrico dell’acquedotto Torrerossa-Bufardo dal 1979 al 1995 e con decorrenza dal 1989 al 1998 per l’acqua proveniente dai pozzi Moio”.

In pratica il Comune non ha pagato l’acqua per svariati numeri di anni, anni in cui a capo del governo cittadino si sono succeduti Antonio Andò, Mario Bonsignore, Franco Provvidenti.

In teoria, quelli erano anche anni d’oro per Messina, anni in cui l’economia ancora tirava. Specie nel decennio degli ’80, il lavoro ancora c’era, Ferrovie dello Stato rappresentavano la panacea di tutte le disoccupazioni, i cantieri Rodriquez svettavano ancora alla voce ‘imprenditoria messinese nel mondo’, in città c’era fermento di idee, azioni e progettualità. Messina aveva ancora la sua fiera Campionaria, che ad Agosto le portava decine e decine di migliaia di visitatori e standisti al giorno, per 15 giorni. Tutto questo era vita, lavoro, soldi che giravano.

Cosa c’entra questo con l’acqua non pagata dal Comune? C’entra nella misura in cui un periodo d’oro per la città deve coincidere, per ovvio parallelismo, a identica abbondanza nelle casse del Comune.

Eppure palazzo Zanca non ha pagato il servizio idrico fornitogli proprio in quegli anni. Oggi, chi non c’entra davvero nulla con quelle inadempienze; chi è già nei guai per tanto altro ed è a un tiro di schioppo dal dissesto, è chiamato a pagare i danni fatti da altri. E fatti da chi, all’epoca, ha gestito la cosa pubblica della Messina degli anni d’oro.

Non ci siamo, stavolta Accorinti e la sua ‘equipe’ ( chirurgicamente chiamati a dare un taglio al passato) non hanno colpa se il malato ha un’altra, devastante, emorragia. E muore.

Patrizia Vita

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