Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha sciolto le Camere e indetto elezioni anticipate per domenica 25 settembre 2022. È questa la cronaca politica della giornata di ieri, giovedì 21 luglio, quando il Capo dello Stato ha preso atto delle dimissioni del governo Draghi e, constatata l’assenza di una nuova maggioranza parlamentare, ha deciso di rimandare gli italiani alle urne.
Si voterà dunque per le elezioni politiche il 25 settembre 2022, sei mesi prima della scadenza naturale della legislatura iniziata nel 2018. Secondo l’articolo 61 della costituzione italiana, infatti, «le elezioni delle nuove Camere hanno luogo entro settanta giorni dalla fine delle precedenti». Tuttavia, tra i poteri del Presidente della Repubblica rientra anche quello di sciogliere anticipatamente le Camere, come prescritto dall’articolo 88 della nostra Carta, attivato ieri quando Mattarella ha convocato i presidenti di Camera e Senato, Fico e Casellati.
Elezioni politiche 25 settembre 2022, le date importanti prima e dopo il voto
Una volta sciolte le Camere, sarà compito del ministero dell’Interno inviare al ministero degli Esteri gli elenchi aggiornati degli elettori iscritti all’AIRE (Anagrafe Italiani residenti all’estero). La scadenza è mercoledì prossimo, il 27 luglio.
Prima di Ferragosto toccherà poi ai partiti depositare al Viminale i simboli delle liste, che invece andranno presentate agli uffici centrali elettorali con i nomi dei candidati 35 giorni prima delle elezioni, dunque il 21 agosto. Una settimana dopo, il 26 agosto, comincerà la propaganda o campagna elettorale. Da quel momento i partiti potranno affiggere i manifesti.
Le elezioni si terranno in un solo giorno, il 25 settembre, a differenza del passato e della crisi pandemica, quando si decise di tenere aperti i seggi la domenica e il lunedì. Il nuovo parlamento che andrà a comporre la legislatura numero diciannove della Repubblica Italiana dovrà insediarsi, sempre secondo l’articolo 61 della costituzione, non oltre il ventesimo giorno dalle elezioni, quindi il 15 ottobre. Durante questo breve periodo i deputati e i senatori della precedente legislatura rimangono in carica per il disbrigo degli affari correnti e la conversione dei decreti-legge del governo dimissionario.
Il sistema elettorale
Come si vota in Italia? Questa è una domanda a cui storicamente si è sempre dato una risposta diversa. Sebbene, infatti, rispetto al 2018 la legge Rosato (cosiddetta Rosatellum) che regola il sistema elettorale non sia stata sostituita con un’altra, le dimensioni del parlamento – e di conseguenza anche il numero di collegi elettorali – sono cambiate in seguito al referendum costituzionale del 2020 con il quale è stata approvata la riduzione del numero di deputati e senatori.
Non saranno più 945 i parlamentari eletti dal corpo elettorale (630 alla Camera dei Deputati e 315 al Senato), ma 400 a Montecitorio e 200 a Palazzo Madama, a cui vanno aggiunti i 5 senatori a vita. Il “Rosatellum” è un sistema elettorale misto, cioè che prevede la ripartizione dei seggi sia con il metodo proporzionale, sia con quello maggioritario. Il 61% dei seggi vengono assegnati con il primo, il 37% con il secondo nei collegi uninominali e il 2% è riservato alle circoscrizioni estere. Per essere eletta in parlamento una lista deve superare il 3% dei voti a livello nazionale, mentre il 10% è la soglia di sbarramento prevista per le coalizioni, ai quali non vanno aggiunti i suffragi espressi per le liste al di sotto dell’1%.
Per votare, a ciascun elettore verranno date due schede, una per la Camera e una per il Senato. Dal 2021 è stato ridotto il limite di età per la camera alta del parlamento: tutti gli elettori maggiorenni, e non più dai 25 anni in su, adesso potranno votare anche per il Senato. Gli elettori possono tracciare il simbolo di una lista, trasferendo automaticamente il voto al candidato nel collegio uninominale, oppure segnando, oltre alla lista, anche il nome del candidato. È possibile, infine, tracciare un segno solo sul nome del candidato, distribuendo così il voto proporzionalmente alle liste che lo sostengono.
Elezioni, le circoscrizioni in Sicilia e a Messina
In Sicilia esistono tre circoscrizioni elettorali in totale, due alla Camera che dividono l’Isola tra Sicilia occidentale e Sicilia orientale, e una unica al Senato. Nella prima rientrano le province di Palermo, Agrigento, Caltanissetta e Trapani, nella seconda Catania, Messina, Enna, Ragusa e Siracusa.
Nella città metropolitana di Messina esistono due collegi uninominali, nel 2018 entrambi vinti dai candidati del Movimento 5 Stelle. Il primo copre tutta la città di Messina e altri 47 comuni, per un totale di 424.773 abitanti (dati Viminale), il secondo invece ha come centro principale Barcellona Pozzo di Gotto e si estende fino alla provincia di Enna, con 398.502 residenti.
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