Alla fine, come sempre accade quando ci sono da votare atti di una certa rilevanza, il Consiglio comunale si svuota e a premere il bottone del voto spetta ai soliti “4 gatti”. Questa volta è il turno della Tari 2017, delibera che l’amministrazione ha presentato per il rotto della cuffia e che il civico consesso si è ritrovato a votare oggi pomeriggio, vale a dire nell’ultimo giorno disponibile.
Ad apporre il proprio voto favorevole sono stati 11 consiglieri (Abbate, Amata, Caccamo, Cardile, Fenech, Gennaro, La Paglia, Pagano, Rella, Risitano, Scuderi), 4 i voti negativi (Russo, Faranda, Interdonato, Sindoni) e 4 astenuti (Crifò, Iannello, Barrile e Vaccarino).
L’ennesimo amaro calice ingerito sempre e solo in nome del caro vecchio “senso di responsabilità nei confronti della città”, ma che ha evitato la nascita di debito fuori bilancio di 200mila euro, cifra pari all’aumento della tariffa Tari rispetto allo scorso anno, ma che non graverà sulle tasche dei cittadini.
Nessun emendamento aggiuntivo da parte dei consiglieri, quindi la delibera approvata è identica a quella votata ieri sera dalla commissione bilancio. A rappresentare la Giunta c’era l’assessore al Bilancio, Enzo Cuzzola, ma anche quello all’Ambiente, Daniele Ialacqua. Quest’ultimo, in occasione della sua relazione di presentazione della delibera, ha ribadito i punti annunciati questa mattina a Normanno.com.
L’esponente della Giunta ha chiarito come il costo totale del servizio si aggira sempre sui 44 milioni, ma c’è stato una leggera diminuzione dei costi pari a 300mila euro, cifra inferiore rispetto alle previsioni dell’amministrazione che ha dovuto fare i conti con i costi della Srr e della gestione dell’impianto di Pace.
L’aumento di 200mila euro della tariffa rispetto allo scorso anno è dovuto, ad esempio, a parametri come la lotta al mancato pagamento della tassa da parte dei cittadini inadempienti, problema che il Comune non riesce a fronteggiare con decisione.
A puntare il dito contro il rapporto tra il costo del servizio e i risultati ottenuti è la capogruppo dell’Ncd, Daniela Faranda: “Rispetto al passato il costo del servizio non è diminuito, nonostante l’entrata in vigore del regime Tari che mette il servizio tutto sulle spalle, anzi, sulle tasche dei cittadini. La città continua ad essere sporca, l’assessore fa finta di niente mentre questo Consiglio è costretto a votare l’ennesima delibera con l’acqua alla gola. In più ancora non vi è traccia del bilancio previsionale 2017, lì, ad esempio, ci sono i specificati i costi del servizio di scerbatura che ad oggi disconosciamo”.
Tra i contrari anche il capogruppo del Partito Democratico, Antonella Russo: “Continuo a nutrire dubbi sull’affidamento del servizio. Qualora il Tribunale dovesse valutare negativamente il concordato di Messinambiente, ci sarebbe il rischio di andare incontro ad un pasticcio. La società che ha gestito finora il servizio (Messinambiente) potrebbe continuare a farlo incaricata dal Tribunale, ma che ne sarà della Messina servizi Bene Comune?”.
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