Lo scorso 31 maggio, LabDem focalizzava l’attenzione sul bilancio consuntivo 2014 in via di ultimazione, da cui avanzerebbe un tesoretto di ben 17 milioni di euro. L’associazione, rappresentata dall’ex assessore al Bilancio Luigi Beninati, chiedeva il motivo per il quale tale somma non è stata utilizzata nel 2014 dall’amministrazione Accorinti che avrebbe potuto risolvere la questione stipendi dei tanti lavoratori dei servizi sociali in perenne stato d’agitazione.
Un avanzo – secondo Beninati – in contrasto con i debiti comunali. “Dal resoconto della Tesoreria – spiegava il rappresentante della Giunta Provvidenti – emerge una costante esposizione debitoria del Comune (come attesta la magistratura contabile) e siamo davvero curiosi di capire quale sia il reale stato di salute dei conti del Comune di Messina. Che ancora una volta appaiono contraddittori – precisava Beninati a nome di Lab Dem -, rappresentando una realtà parziale della situazione contabile dell’Ente, al quale continuano a mancare una corretta contabilità delle partecipate, una seria analisi e un progetto sul costo dei servizi e del personale impiegato”.
Puntuale arriva la risposta del vice sindaco Guido Signorino. “Non esiste alcun tesoretto – spiega Signorino – stupisce che commenti così superficialmente grossolani rispetto a cifre asseritamente ancora non conosciute possano provenire da un ex assessore al bilancio. Il commento – sottolinea l’assessore al Bilancio – sembra scritto al tavolino di un bar, raccolto da chi giustamente si sorprende dei risultati anticipati, piuttosto che da persone con elevata esperienza amministrativa. Gli oltre 20 milioni destinati ai debiti fuori bilancio sono le risorse previste nel piano di riequilibrio per il 2014, che il Comune ha pienamente rispettato come impegno finanziario e che saranno saldati all’approvazione del piano in virtù dell’anticipazione che il DL 174/2012 prevede per i Comuni in predissesto”.
Sul tanto discusso tesoretto, Signorino precisa punto per punto: ” l’avanzo è dovuto: a) alle limitazioni di spesa imposte dalla legge (limitazione alle sole spese obbligatorie); b) a una maggior quantità di risorse riscosse rispetto a quelle previste dai dirigenti; c) al lungo lavoro di riaccertamento dei residui (sia attivi che passivi) operato dai Dipartimenti con un approfondimento particolarmente attento, dato il progressivo passaggio al nuovo sistema di contabilità, per il quale la normativa impone un riaccertamento “straordinario” dei residui”.
“Come ben sa l’ex assessore Beninati – prosegue Signorino – i residui sono la zavorra storica dei bilanci degli enti locali. Sono l’eredità delle gestioni che, almeno dagli anni ’90, hanno drogato i conti pubblici, al punto da costringere il legislatore a costruire una lunga strategia di accompagnamento verso il novo sistema (europeo) di contabilità, più volte rinviato per l’impossibilità di gestire le criticità accumulate negli anni. Ancora il 2015 segna non già il passaggio al nuovo sistema, ma l’avvio di un percorso che richiederà tre anni di tempo per concludersi con la messa a regime di un criterio di gestione “per cassa” dei conti comunali”.
Per il vicesindaco, nonché assessore al Bilancio, rispetto al passato, l’utilizzo del surplus finanziario non è più possibile. “La differenza tra questa gestione e quella di venti anni fa è che allora l’avanzo poteva essere speso, sostenuto com’era dalla gestione di competenza, determinando residui attivi da lasciare in eredità agli esercizi futuri, mentre adesso il surplus finanziario deve essere impegnato per fare pulizia nel bilancio, eliminando le scorie tossiche dei residui eccedenti e precedenti, al fine di transitare progressivamente a un regime di contabilità “per cassa”, in cui si possa spendere solo ed esclusivamente quanto si è riscosso nell’anno”. Quest’anno – prosegue – col riaccertamento, sono stati eliminati residui attivi a sette zeri. Bisognerà, però, sui residui rimanenti, costruire un fondo di accantonamento molto sostanzioso che, in tre anni, dovrà coprire l’intero ammontare dei residui di dubbia esigibilità (quelli vecchi più di cinque anni). Facile prevedere che nel bilancio 2015 l’intero avanzo libero verrà assorbito dal fondo per i crediti di dubbia esigibilità”.
“Prima – spiega Signorino – i debiti fuori bilancio non erano visibili e non venivano riportati nelle relazioni al bilancio. Adesso, invece, sono attentamente rendicontati e sono stati oggetto della elaborazione di un piano di riequilibrio che attende di essere esitato dalla Commissione per la stabilità finanziaria degli Enti Locali per essere sottoposto alla valutazione della Corte dei Conti”.
Signorino si stupisce su quanto contestato la scorsa settimana da Luigi Beninati. “Fare intendere che i soldi non sono stati spesi per incapacità è dire una superficialità comprensibile in chi non conosce i vincoli cui è sottoposto un Ente in deficit. Ma chi ha maturato importanti esperienze amministrative, non può non sapere che questi vincoli riguardano sia la capacità di spesa (limitate alle spese obbligatorie) che la capacità assunzionale. Allo stesso modo – incalza Signorino – il richiamo ai lavoratori dei servizi sociali che protestano per i ritardi nei pagamenti è poco accorto, se non accompagnato dall’informazione che, nella più gran parte dei casi, questi ritardi sono dovuti alla tardiva fatturazione da parte delle cooperative o a problemi tecnici del Dipartimento dei Servizi Sociali nella gestione delle fatture elettroniche, non a problemi di Ragioneria”
Signorino prende la palla al balzo e fornisce alcune spiegazioni sulla gestione dei fondi per le società partecipate. “Per ciò che riguarda i pagamenti a Messinambiente – spiega – deve andare a regime l’efficiente gestione della liquidazione da parte del Dipartimento Ambiente, ma il ritardo medio di questa amministrazione è stato di 6 giorni, mentre dal 2012 a oggi il ritardo medio sotto Buzzanca era stato di 10 giorni e sotto Croce 12. Nessun ritardo è accettabile – continua Signorino – ma il percorso in atto è quello della riduzione. E i lavoratori lo sanno anche se, giustamente, protestano. E ancora sulle partecipate, è ai nastri di partenza la proposta di accorpamento dei servizi, sostanziata dalle analisi delle contabilità aziendali; questa potrà consentire, a parità di uscite per il Comune, di mantenere i livelli occupazionali in una condizione di equilibrio economico, assegnando al piano di riequilibrio il reperimento delle risorse per la liquidazione dei debiti passati”.
Tuttavia, la strada per tornare alla normalità è ancora lunga. “Ci sono da gestire le criticità strutturali e storiche – spiega Signorino – i debiti fuori bilancio, la marea dei residui, l’eccesso di ricorso alla tesoreria. Per il primo punto, attendiamo le valutazioni sul piano di riequilibrio; per il secondo occorrerà continuare l’incisivo lavoro di pulizia attivato e lavorare intensamente nel campo della riscossione (sulle entrate tributarie ed extratributarie in particolare), rimuovendo così anche la terza criticità. Siamo perfettamente consapevoli che il riequilibrio finanziario del Comune di Messina è tutt’altro che una passeggiata, ma stiamo lavorando proprio in questa direzione e i risultati del bilancio 2014 (ovviamente non risolutivi) sono assolutamente incoraggianti. Auspichiamo anche noi che il lavoro della magistratura faccia chiarezza, andando anche a ricostruire la storia e rintracciare l’origine della montagna di debiti e residui che, adesso, la città deve smaltire. Sarà bene che i cittadini conoscano i fatti, magari prescritti, che hanno determinato il disastro che stiamo adesso, faticosamente, gestendo. Non con magie, ma con impegno serio, costante e quotidiano”.
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