Dovranno ancora pazientare le cinque famiglie che vivono nella baraccopoli di via Oreto bassa.
Il Comune, attualmente, non dispone delle risorse necessarie per poter garantire una sistemazione alternativa a questi cittadini, che dunque dovranno continuare a vivere all’interno di quelle baracche sorte nella prima metà degli anni ’90.
Fino a qualche tempo fa i nuclei familiari che popolavano la baraccopoli erano tredici, ad otto di questi il Comune ha assegnato degli alloggi rispettando la graduatoria vigente sull’emergenza alternativa.
Chi è rimasto nella zona che confina con la spiaggia e la zona industriale continua a vivere in condizioni che il consigliere comunale Libero Gioveni, nella sua interrogazione di ieri, ha definito da “terzo mondo”.
“Allagamenti ad ogni pioggia, topi che scorazzano vicino alle abitazioni e tossicodipendenti che si recano nella zona a soddisfare le proprie esigenze fisiologiche”, ecco lo scenario descritto dall’esponente dei Centristi per la Sicilia nel documento inviato all’amministrazione comunale. Ciò che lega le mani a Palazzo Zanca è anche l’assenza di soluzioni alternative, ovvero alloggi da assegnare a queste famiglie.
Ad annunciarlo è l’assessore al Risanamento, Sebastiano Pino, che spiega come in questo momento le attenzioni siano concentrate verso altre zone della città: “Dobbiamo agire secondo alcune priorità, purtroppo attualmente non ci sono a disposizione alloggi disponibili. Al momento dobbiamo liberare le zone di Fondo Saccà e Fondo Fucile per consegnare le aree per la nuova via Don Blasco. Via Oreto rimane una priorità, ma al momento possiamo fare ben poco”.
L’assessore dunque alza le braccia, dovendo fare i conti con la difficile situazione delle casse comunali: “Tutti gli interventi fatti sono figli dei fondi PON-METRO e dell’agenda urbana. Non ci sono fondi statali, la condizione economica del Comune è nota quindi non possiamo fare altro che cercare di intercettare questi fondi europei e decidere dove impegnarli”.
Quindi lo status quo di via Oreto bassa è destinato a continuare per chissà quanto tempo: questione di scelte politiche.
Antonio Macauda
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