Nell’ambito dell’inchiesta della Guardia di Finanza, denominata “Dama Nera”, Giuseppe Ricciardello, padre del sindaco di Brolo, Irene Ricciardello, è stato arrestato ( domiciliari) con l’accusa di avere pagato una tangente ad un deputato di Forza Italia che gli avrebbe consentito di aggiudicarsi i lavori della strada statale 117 Centrale Sicula in corrispondenza dello svincolo con la strada statale 120 e lo svincolo di Nicosia nord.
In seguito all’arresto, il gruppo consiliare di minoranza “Per Brolo”, attraverso un comunicato ha invitato il sindaco del centro tirrenico a farsi da parte. “Tolga dall’imbarazzo – ha dichiarato il gruppo politico – il gruppo di minoranza che – suo malgrado – si vedrebbe costretto a promuovere un pubblico dibattito sulla questione in consiglio comunale e, comunque, a sollecitare in ogni sede istituzionale, una appropriata riflessione sulla questione che oggi vede coinvolta la sua azienda di famiglia. Tolga dall’imbarazzo quella minoranza dei cittadini di Brolo che avevano dato credito ai suoi impegni elettorali e a quella stragrande maggioranza che oggi si vedrebbe costretta magari a riascoltare tante affermazioni dei suoi comizi – per sua sfortuna tutti registrati – che risuonerebbero come l’ultima ed intollerabile offesa alla credibilità ed alla dignità di questo sfortunato paese. Tolga dall’imbarazzo soprattutto se stessa – conclude “Per Brolo” -, da qualche giorno inevitabilmente priva di pubblica credibilità politica e, nel caso, irrimediabilmente priva di coerenza personale”.
La risposta del sindaco Irene Ricciardello non si fa attendere. Il primo cittadino replica con un ulteriore comunicato e declina l’invito alle dimissioni. “Prendo atto del contenuto del documento diffuso dal gruppo di minoranza consiliare, con cui mi viene rivolto l’invito alle dimissioni dalla carica di Sindaco del Comune di Brolo. Ai miei avversari politici ed a tutta la cittadinanza brolese, ricordo che il mio impegno per il rispetto della legalità, ad ogni livello, non è mai stato e neanche oggi è in discussione.
Ma ciò non ha nulla a che vedere con la vicenda giudiziaria che vede coinvolto mio padre, attesa la assoluta separatezza tra il mio impegno istituzionale e politico e la gestione della impresa di famiglia. Non posso, quindi, che declinare l’invito alle dimissioni, confermando la mia più ampia disponibilità al confronto politico, ma respingendo fermamente il tentativo di tirarmi dentro a situazioni che nulla hanno a che vedere con la politica né con la gestione dell’ente che mi onoro di guidare.
Se la minoranza vuole dialogare su temi politici di intesse della collettività, ci sono e ci sarò sempre. Per il resto, ogni questione sarà trattata e risolta nella giusta sede istituzionale.”
(212)