«Nel tavolo tecnico riunitosi lo scorso 2 ottobre a Palermo, i tecnici degli assessorati regionali Energia, Ambiente e Territorio ed Attività Produttive hanno avuto modo di conoscere nei particolari il piano industriale di Edipower/A2A per la centrale Termoelettrica di San Filippo del Mela». Queato è quanto scrivono i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil – rispettivamente Oceano, Genovese, Catania – e i segretari di Filctem Cgil, Flaei Cisl e Uiltec Uil, Foti, Lo Monte e Caruso nella nota inviata al Presidente della Regione Siciliana, all’Assessore Regionale Attività Produttive, all’Assessore Regionale Ambiente e Territorio, all’Assessore Regionale Energia e Servizi di P.u., a Confindustria Messina, a Confindustria Sicilia.
«Mentre – proseguono – al Ministero per lo Sviluppo Economico le parti discutono come affrontare il problema nazionale della chiusura delle centrali ad olio quel progetto indica la dichiarata volontà di riconvertire l’impianto, ed è ad oggi l’unica proposta che l’azienda ha messo in campo per scongiurare la prossima chiusura del sito produttivo e la perdita di centinaia di posti di lavoro. Oltre alla stagnazione della domanda e al forte abbassamento dei prezzi, la crisi del sistema nazionale degli impianti termoelettrici tradizionali è infatti aggravata in Sicilia anche dall’imminente entrata in funzione del nuovo elettrodotto di Terna che, connettendo altri impianti situati fuori dalla regione, mette fuori mercato quello messinese».
«Per contrastare questo scenario Edipower/A2A ipotizza di diversificare gli impianti produttivi proponendo la realizzazione di un polo di energie rinnovabili basato su: un impianto fotovoltaico a concentrazione, un impianto solare termodinamico, un impianto biomasse, la conversione del gruppo Sf2 per l’uso di combustibile proveniente dalla differenziazione dei rifiuti solidi urbani. Si tratta di una tipologia di combustibile già prevista nel piano regionale dei rifiuti e l’attuazione di questo progetto, sul cui studio è impegnata anche l’Università di Messina, avrebbe positive ricadute non solo riguardo lo sviluppo di nuove opportunità per maestranze ed aziende, ma anche per l’abbattimento delle emissioni. Consapevoli delle possibili strumentalizzazioni che avrebbe offerto la riconversione in un’area ad alto rischio di un impianto, che va tra l’altro a sfiorare il sistema dei rifiuti, sindacato e lavoratori fin dall’inizio di questa vertenza hanno scelto di condividere con le istituzioni locali ed il governo regionale un percorso che vedesse prima la verifica in sede tecnica del piano, e conseguentemente la sua sostenibilità e la definizione di tutte quelle misure necessarie a supportarne la realizzazione».
«Per questo – evidenziano nella nota Cgil, Cisl e Uil – nell’incontro dello scorso 2 luglio, in occasione del sit-in di protesta, avevamo concordato con il Capo Gabinetto della Presidenza della Regione di attendere l’esito del confronto tecnico tra assessorati e azienda e, successivamente, riconvocare tutte le parti per un approfondimento che portasse alla stesura di un protocollo che prevedesse gli impegni di ognuno. Ritenendo pertanto esaurito il lavoro dei tecnici e soprattutto in considerazione del crescente stato di tensione tra le maestranze, anche al fine di non innescare la ripresa delle proteste solo momentaneamente sospese, chiediamo di riconvocare tutte le parti per un confronto di merito».
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