Adesso arriva la tenda “No Muos”. E i Pinellini parlano pure di regole

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La tenda è tornata. Qualcuno, non pago di quanto successo ieri, non soddisfatto dei disordini per smontarla e dei due arresti, l’ha montata di nuovo.

Ora campeggia, insieme alla tenda, anche un cartello “No Muos”, un cartello che vorrebbe, forse, dare legittimità a qualcosa che legittimo non è e non può essere.

Un cartello che vorrebbe, forse, dare una valenza sociale a quella che è, meramente, l’occupazione non autorizzata di suolo pubblico, a quella che è, per la città, l’ennesima scena di degrado urbano.

E non ci si nasconda dietro i cumuli di rifiuti, dietro gli eserciti di topi, blatte e, ultimi pervenuti, cinghiali. Non si può giustificare il “campeggio” nelle aiuole di fronte al Tribunale perché “tanto c’è il peggio”.

“Paranoie di un consigliere comunale nostalgico del ventennio, ingastrito alla vista di una tenda, diventano scenario di criminalizzazione e repressione di tutte le forme di dissenso e di conflittualità eccedenti lo spazio – sempre più asfittico e sclerotico – del discorso politico dominante”. Questo scrivono gli attivisti del Pinelli in una nota stampa.

E’ il “consigliere nostalgico del ventennio” a non capire che una tenda sulla via Tommaso Cannizzaro è legittima, che non può essere tolta perché “esprime” la libertà di tutti.

La rimozione è espressione del “quadro securitario”, così scrivono quelli del Pinelli, in cui ci troviamo. Parlano di “massimo controllo sui deboli (migranti, sfrattati, disoccupati,”pazzi”) e su chiunque si opponga allo stato di cose presenti, corrisponde la totale deregolamentazione per imprese, lobby e speculatori”.

Parlano di “deregolamentazione”, perdita di regole, e che regola ci può essere nel bivaccare nelle aiuole di una via centrale? Che regola c’è nell’opporsi alle forze dell’Ordine? Di che regole si tratta? Chi le ha scritte?

“Opporsi allo stato di cose presenti”, in una città come Messina, in questo periodo storico, non è mettere tenda in centro, è forse capire chi c’è dentro, di cosa ha bisogno, cercare di “aiutare” e non strumentalizzare chi, forse, voleva solo dormirci nella tenda perché non ha altra alternativa.

Opporsi allo stato di cose non può essere impedire alle forze dell’Ordine di fare il proprio lavoro, non vuol dire legare cartelli “politicizzati” alla storia di chi, evidentemente disagiato, forse non ha così a cuore il “Muos” o “il discorso politico dominante”.

“Complici e solidali con Irene e Sergio ne pretendiamo la immediata liberazione”, scrivono.

“Ne pretendiamo”- scrivono. Sì, pretendono, perchè Irene e Sergio hanno degli ideali in quella tenda, perché gli ideali non rispondono alle regole di vivere civile di una città.

Tutti in campeggio a piazza Cairoli allora…

 

Mimma Aliberti

(Foto di Gazzetta del Sud)

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