Cos’è la Lingua per l’individuo? A fare chiarezza, ieri pomeriggio, in un gremito Salone delle Bandiere, è stato il professor Francesco Sabatini, ospite a Messina del Cidi (Centro Iniziativa Democratica Insegnanti). Reduce da un incontro tenutosi il giorno precedente nell’Aula Magna del liceo Maurolico, Sabatini – professore emerito dell’Università di Roma Tre e presidente onorario dell’Accademia della Crusca – è tornato a parlare della centralità della Scuola e della Lingua italiana.
«La grammatica non è arida» ha ricordato, in quanto scienza della formazione del linguaggio nella mente umana come sistema di simboli, è una grande fonte di ricchezza. L’Accademico ha insistito sul valore antropologico della lingua, muovendo una severa critica ai ministri dell’Istruzione che, negli ultimi anni, non hanno fatto nulla per l’Italiano. Condizione che ha favorito «una capacità di usare la lingua e comprendere i testi poco sviluppata». Leggere, riconoscere i segni grafici, infatti, non significa necessariamente comprendere. La comprensione si pone a un livello più profondo che presuppone la padronanza dello strumento linguistico. «Se non sappiamo trattarlo non possiamo comprendere la Letteratura e i testi in genere». «Il linguaggio verbale – ha spiegato – è proprio quel dato che differenzia la specie umana dagli altri esseri viventi, una dotazione specifica. La scuola, in genere l’istruzione, serve a sviluppare questo organo».
Sabatini ha spezzato una lancia a favore della scrittura a mano. Se con l’avvento dei computer abbiamo disimparato a «educare la mano alla lentezza», il recupero di questa dimensione è invece necessario e funzionale al processo di formazione, perché consente «una più approfondita riflessione, richiede tempo e competenza». Anche la posizione del foglio sul quale scriviamo ha la sua importanza: non deve essere tenuto dritto rispetto al busto ma inclinato di 40 gradi per seguire la naturale posizione anatomica del braccio e facilitare la scrittura.
Consigli utili e preziosi. La sua rubrica “Pronto soccorso linguistico”, all’interno della trasmissione Rai “Mattina in Famiglia”, rimane un faro nella nebbia per gli italiani che navigano nel dubbio.
Abbiamo avuto il piacere di scambiare qualche battuta con il professor Sabatini.
Quali sono gli errori grammaticali che gli italiani commettono più frequentemente?
Molti. Gli scambi di preposizione, le incertezze sui modi verbali. Qualche volta eccedono nell’utilizzo del congiuntivo, qualche altra lo usano troppo poco.
Genere femminile e titoli professionali/ruoli istituzionali: si può dire ministra, consigliera, ingegnera?
Certamente, bisogna abituarsi perché la lingua è a disposizione. Ministra è una parola esistente. È importante femminilizzare il più possibile queste forme, un po’ alla volta. Perché si dice cameriere-cameriera, cassiere-cassiera, ragioniere-ragioniera, e non si dovrebbe dire ingegnera? Solo perché non siamo abituati. In altri casi, invece, non c’è nulla da cambiare. È corretto dire la vigile, la giudice, perché questi nomi hanno un doppio valore, maschile e femminile. È ridicolo, invece, dire la vigilessa, la giudicessa.
La lingua italiana è sottoposta a continui mutamenti. Fino a che punto questi adattamenti sono da considerarsi salutari e quando rischiano di diventare pericolosi?
È difficile dirlo caso per caso. Un margine di oscillazione è inevitabile e necessario perché la Lingua deve abituarsi ad alcune novità, specialmente per quanto riguarda quelle che abbiamo citato: i nomi delle professioni e delle cariche; qualche altra espressione che serve ad abbreviare il concetto; alcuni forestierismi, soprattutto parole inglesi di cui non si può fare a meno perché universali, come, ad esempio, computer. Altre si possono tradurre in italiano: fine settimana ha un’anima inglese ma una forma italiana. Questo è un buon compromesso.
Nell’era della contaminazione linguistica, dunque, come dobbiamo comportarci nei confronti dei termini di derivazione anglosassone (cliccare, spammare, linkare, scannerizzare), che sono entrati a far parte del nostro linguaggio comune?
Non dobbiamo avere timore del nuovo che incalza. Bisogna essere consapevoli del mutamento della Lingua che evolve e servirci di essa nel modo migliore e più efficace. Cliccare, essendo una parola onomatopeica, che riproduce il suono clic è universale, così come computer.
Si dice che i giornalisti, a volte, per rispettare il criterio della sintesi, compiano alcune forzature della Lingua. Lei cosa ne pensa?
Ci sono giornalisti bravi e giornalisti non bravi, medici bravi e medici meno bravi. Non è detto che tutti i giornalisti scrivano male. Hanno dei problemi particolari legati alla fretta di dover scrivere un pezzo e questo, a volte, li spinge a certe improprietà o all’utilizzo di forme contratte. Una cosa è certa: sono uno dei motivi principali di innovazione, anche perché parlano di fatti del giorno, utilizzano concetti nuovi.
Giusy Gerace
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