Messina, la Cineteca dello Stretto al Festival del Cinema Ritrovato di Bologna

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Il 1° luglio, in occasione del Festival del Cinema Ritrovato di Bologna, la Cineteca dello Stretto nata a Messina circa un anno fa, ma adesso di stanza a Ortigia, parteciperà alla rassegna con “Capelli biondi”: film del 1919 considerato perduto e quindi diventato un vero tesoro.

«L’80% del cinema italiano del periodo dell’epoca muto è perso: i film si degradano, esplodono. Questo film – ci racconta Maurilio Forestieri – è uno di quelli che pareva perduto e che invece abbiamo ritrovato all’interno del fondo filmico delle Lanterne Magiche di Ortigia».

Così a 164 km da Messina (chilometro più chilometro meno) i componenti della Cineteca dello Stretto, a novembre 2022, ritrovano quattro pizze (gergo cinematografico per indicare la custodia delle pellicole) molto preziose di 35mm, in nitrato di cellulosa. «Un materiale particolarmente pericoloso perché infiammabile; tra l’altro –  continua Maurilio –, può prendere fuoco da solo, quindi è una vera bomba nascosta». (In foto, da sinistra: Angelo Scuderi, Maurilio Forestieri e Isabella La Fauci)

La Cineteca dello Stretto al Cinema Ritrovato di Bologna

In questo caso la bomba era “Capelli biondi”, di cui si sa ancora molto poco: l’unico riferimento trovato è all’interno di “Il cinema muto italiano” (Rai Libri, 1996) di Aldo Bernardini e Vittorio Martinelli. «I due autori – racconta Isabella La Fauci –, che hanno fatto questi manuali basandosi sulle riviste di quel periodo, sono riusciti a fare una lista abbastanza completa dei film. Del film sappiamo che è stato prodotto da un certo Costantini, con un soggetto tratto da un romanzo di Salvatore Farina».

Così, a distanza di 104 anni, ignorato dalla critica e dal pubblico, “Capelli biondi” sta per avere la sua rivincita grazie alla Cineteca dello Stretto. «Trovare un film del periodo del muto in buone condizioni – dice ancora Maurilio –, è quasi impossibile al giorno d’oggi, proprio perché il nitrato ha un degrado davvero imprevedibile che può sparire da un giorno all’altro, per questo si dice: il nitrato non può aspettare».

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Delle quattro pizze del lungometraggio due avevano un processo di degrado avanzato, così Maurilio e Isabella hanno analizzato la pellicola a Ortigia finché è stato possibile, poi è stato necessario mandarlo a Bologna. «Il film – continua Maurilio –, doveva fare dei trattamenti chimici particolari per riuscire a “svolgere” questo film che era incollato su se stesso».

Per circa due mesi, quindi, il lungometraggio è stato posizionato all’interno di una teca di vetro, per evitare che i fotogrammi si strappassero. «Adesso è tutto alla Cineteca di Bologna, che ci ha proposto di fare questo restauro comune, che verrà presentato al Festival del Cinema Ritrovato di Bologna. Il film è molto interessante, sicuramente diverso da “L’occhio di Shivah” (cortometraggio ritrovato sempre a Ortigia e presentato alla 40esima edizione del Festival del Cinema di Torino, ndr.); molto belli i colori e – dice Maurilio – anche la storia».

La XXXVIII edizione del Festival del Cinema Ritrovato di Bologna, uno degli eventi più attesi dagli appassionati di cinema , è stata inaugurata domenica 24 giugno.

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