Tra colori e profumi, prende forma il Giardino Mediterraneo del Museo Regionale Interdisciplinare di Messina, inaugurato questa mattina, in una sala gremita di gente, alla presenza del Presidente della Regione Sicilia Nello Musumeci, e realizzato grazie al finanziamento della Fondazione Bonino Pulejo di Messina.
«Questo Museo è la più concreta manifestazione di un atto d’amore per la città, al quale mi accosto in silenzio» con queste parole l’Onorevole Musumeci ha descritto il MuMe dopo averne visitato le sale, contemplando con attenzione le opere custodite, da Caravaggio ad Antonello da Messina, accompagnato e guidato dal direttore del Polo Regionale Caterina Di Giacomo.
«Con la cultura si mangia – ha aggiunto Musumeci – basta esserne convinti. Occorre valorizzare maggiormente le strutture che abbiamo, dando vita a un sistema integrato che renda l’offerta più omogenea, più facile da fruire per cittadini e turisti».
Realizzato tramite un progetto redatto dalla ditta Laura Ryolo con il supporto scientifico del direttore dell’Orto Botanico “Pietro Castelli” dell’Università di Messina Rosella Picone e con la collaborazione di Alessandro Crisafulli, il Giardino del MuMe nasce per offrire ai visitatori un nuovo spazio verde da vivere e ammirare. Un prezioso contributo è stato dato, inoltre, dagli architetti Gianfranco Anastasio e Rosario Vilardo.
D’ora in avanti, chiunque si incamminerà lungo il viale che porta al Museo per visitarne l’esposizione permanente e le mostre programmate, avrà anche la possibilità di esplorare un giardino totalmente rimesso a nuovo, fatto di piante autoctone, tipiche dell’area del Mediterraneo: «Ormai si è sempre più orientati verso l’esotico – ha commentato la dottoressa Rosella Picone – e si tralascia la bellezza di piante come la ginestra, il mirto o l’ibiscus. La nostra idea era quella di recuperare uno spazio verde, valorizzando la flora spontanea del nostro territorio».
Così, al Museo di Messina, natura e cultura si incontrano e si fondono per creare un’esperienza unica, costituendo un connubio che permette di valorizzare e dare maggior risalto ai ruderi del preesistente monastero del San Salvatore: «I garofani che abbiamo piantato – ha spiegato, inoltre, la dottoressa Picone – sono gli stessi che si possono ammirare nelle opere esposte all’interno del Museo».
Tra le specie piantate figurano la ginestra, l’alloro, il rosmarino, ma anche esemplari più rari e meno conosciuti come il garofano delle rupi, la vedovina delle scogliere, la fritillaria messanensis. E, ancora, una scabiosa, un’erbacea che dà vita a una grande fioritura e la cardo-pallottola, una specie vischiosa che in Italia cresce solo nella zona di Capo Milazzo, di Tindari e in alcune aree limitrofe.
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