C’è una notte all’anno in cui il confine tra l’al di là e l’al di qua si fa più labile, in cui i defunti camminano per le strade della città, portano doni ai bambini e ricevono un pasto caldo: è il 2 novembre, la “Festa dei morti”, celebrazione di origini antiche, diffusa in modi e in forme diverse in tutto il mondo, dall’Europa, all’Asia, al continente americano.
Oggi, in occasione della commemorazione dei defunti – in un momento storico così particolare –, abbiamo voluto scavare nei significati più profondi di questa festa, per comprenderne i rituali diffusi in Sicilia e a Messina, e lanciare uno sguardo oltre i confini nazionali, alla Cina, al Messico, al Guatemala. A guidarci in questo percorso è il professor Mauro Geraci, antropologo culturale presso l’Università degli Studi di Messina.
Chi è il professor Mauro Geraci
Professore Associato di Antropologia culturale presso l’Università degli Studi di Messina, Mauro Geraci è autore del volume “Le ragioni dei cantastorie”. Poesia e realtà nella cultura popolare del Sud (1997), primo studio sistematico sulle prospettive poetiche e conoscitive dei poeti-cantastorie siciliani. Da molti anni è anche riconosciuto quale attento interprete e continuatore dei cantastorie siciliani. Ha rivolto il suo interesse antropologico all’Albania, dove la letteratura gioca un ruolo centrale nella ridefinizione della memoria storica del paese. Da qui il suo studio “Prometeo in Albania. Passaggi letterari e politici di un paese balcanico” (2014) e la cura, assieme all’archivista Simonetta Ceglie, dell’autobiografia della prima grande scrittrice albanese, Musine Kokalari, “La mia vita universitaria. Memorie di una scrittrice albanese nella Roma fascista. 1937-1941” (2016).
Vediamo, nelle pagine successiva, le origini della Festa dei morti, il suo significato a livello antropologico, le usanze diffuse in Sicilia e nel mondo, dai riti ai “cibi dei morti”, per concludere con alcune osservazioni sulla situazione attuale.
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