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Dal “bambino di cera” al presepe, le antiche tradizioni del Natale a Messina

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Per queste feste il centro di Messina si è riempito di colori, dalle facciate dei palazzi alle lucine colorate di alberi di Natale e luminarie. Ma com’era la città dello Stretto, di questo periodo, 50, 100 o più anni fa? Lo abbiamo chiesto allo storico Franz Riccobono, che ci ha raccontato alcune delle antiche tradizioni del Natale, vive in alcuni casi, nei villaggi e nelle piccole realtà ancora oggi.

Le antiche tradizioni del Natale a Messina

Il bambino di cerac'era una volta il natale a messina: il bambino di cera

Tra le antiche tradizioni del Natale di Messina, una delle più amate e ricordate è quella del “bambino di cera”. Nata nel 1712 da un “evento miracoloso”, la lacrimazione del bambinello in cera del presepe allestito da Padre Fabris nella Chiesa di San Gioacchino. All’evento seguì l’esame del Tribunale Ecclesiastico che, dopo un processo vero e proprio, decretò veritiero il miracolo.

«Questa circostanza – ci ha spiegato Franz Riccobono – ha fatto sì che soprattutto nell’800, anche a livello popolare, nelle case dei messinesi vi fosse una scarabattola, una teca in legno e vetro con dentro conservata la raffigurazione in cera del bambino Gesù». Lo stesso Fabris fece realizzare una teca speciale alla bottega degli Juvara per custodire il bambino di cera.

L’usanza, però, si radicò talmente tra le famiglie devote messinesi che molti non si limitavano a esporre la teca nel periodo di Natale, bensì la tenevano a vista tutto l’anno e ad essa indirizzavano spesso le proprie preghiere. «A testimoniare questo culto del bambino di cera – ci ricorda Riccobono – vi sono anche le tante medaglie in bronzo e argento, tutt’ora conservate, che lo raffigurano». Medaglie del tutto simili a quelle dedicate invece alla Madonna della Lettera o all’adorazione dei Magi.

Gli artigiani del presepe messinese

c'era una volta il natale a messina: il presepe

Dal bambino di cera il collegamento con il presepe viene naturale all’esperto di storia, Franz Riccobono, che ricorda l’importanza di questa tradizione per i cittadini messinesi e la grande abilità delle botteghe artigiane dei Lamberti e dei Gemmalo, in grado di realizzare pastori che nulla avevano da invidiare ai più famosi napoletani. Tant’è vero, aggiunge, che al Museo Nazionale di Monaco di Baviera, nella grande collezione di presepi collezionati tra il XVII e il XIX secolo, ci sono accanto a quelli napoletani, quelli siciliani. Si tratta, spiega Riccobono, «di prodotti raffinati, con abiti in tessuto, sciabole e gioielli in oro, che arricchivano le case dell’aristocrazia siciliana».

Ma il presepe non era ovviamente solo una tradizione dell’aristocrazia: «In ogni casa messinese – racconta lo storico Franz Riccobono –, in occasione del Natale si realizzavano presepi con vari materiali, che in alcuni casi occupavano anche più di un ambiente domestico. Questa consuetudine fece sì che in città nascessero botteghe di artigiani che si occupavano della produzione di pastori». Ma com’erano realizzati per lo più questi pastori? Ce ne erano di diversi tipi, andavano dai «più umili, realizzati in terra cruda o terra cotta, ma anche in cartapesta e telacolla, per arrivare a quelli di notevole dimensioni, tra i 30 e i 40 cm di altezza ciascuno».

«Ultimo esponente di questa plurisecolare tradizione – spiega Riccobono – fu Letterio Allegra, che ancora nel secondo dopoguerra continuava a produrre pastori da presepe in cartapesta ed argilla. I volti e le mani erano d’argilla, i vestiti di cartapesta. Queste figure venivano realizzate su basi in legno dove a volte veniva riportato il nome dell’autore e il luogo (anche se Allegra non lo metteva perché probabilmente era analfabeta). I suoi pastori furono apprezzati sul mercato antiquario di Taormina e molti finirono in quello americano».

Ancora oggi a Messina, soprattutto nei villaggi, la tradizione del presepe è rimasta un punto fermo nel periodo di Natale, da quelli animati, con personaggi in carne e ossa, a quelli più vicini alla tradizione, pieni di piccole casette colorate, ruscelli con la base di carta stagnola, cieli stellati e allestimenti curati in ogni più piccolo dettaglio.

Mostre dedicate all’arte del presepe sono attualmente aperte e visitabili. Al Museo Siciliano di Arti e Tradizioni Popolari di Taormina, che ha sede nell’ex Chiesa di San Francesco di Paola, ci ricorda Franz Riccobono, sono esposti numerosi bambini di cera, di legno o di terracotta con una ricca rappresentazione di temi presepiali del XVII, XVIII e XVX  secolo, che danno idea del radicamento e della varietà della devozione popolare nella rappresentazione del tema della Natività. Un allestimento analogo è visitabile a Fondachelli Fantina, nel locale Museo dell’Identità Siciliana. Anche qui è possibile ammirare antichi pastori in terracotta, cartapesta, telacolla e gesso di epoche differenti, «ma accomunati tutti – precisa Riccobono – dalla tenerezza del tema natalizio raffigurato».

Note

Le foto di questo articolo provengono dal libro “Il presepe, una cultura una tradizione in Sicilia”, Franz Riccobono e dal testo “Il presepe a Messina, devozione e culto al bambin Gesù”. L’immagine di copertina è un Bambino Gesù di cera in teca, con prima cornice rivestita in seta ricamata, seconda cornice con fiori ottenuti con perline policrome risalente al XIX Secolo, Messina.

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