Messina, città di miti e leggende. Messina città da scoprire. E proprio grazie a Le Vie dei Tesori, in questi ultimi weekend di settembre è possibile partecipare a “Sulle orme del Mito“: la passeggiata che racconta il passato strepitoso e mitologico della città dello Stretto.
Quattro luoghi da visitare e tre miti da scoprire, per osservare Messina con uno sguardo diverso dal solito.
Nettuno, Scilla e Cariddi
La passeggiata inizia dalla Fontana del Nettuno in via Garibaldi. Costruita nel 1557 da Giovanni Angelo Montorsoli e commissionata dal Senato messinese, la Fontana del Nettuno è la seconda fontana più importante della città. Posizionata inizialmente alla Palazzata – nei pressi del Municipio – venne poi spostata e ruotata di 180 gradi nel 1934 per volere del Prefetto Michele Adinolfi.
Secondo la mitologia, Nettuno – dio del mare – è uno dei tre padri fondatori di Messina, non a caso esistevano tre templi a lui dedicati in tre zone diverse della città: a Dinnammare, ai Margi di Capo Peloro e sulle rovine della Chiesa dei Catalani.
Nettuno, alto circa 4 metri, è imponente, calmo e invincibile con un braccio teso a governare il mare e con l’altro a tenere il suo tridente, con il quale – sempre secondo la mitologia – creerà Messina. Insieme a lui, Scilla e Cariddi, i due mostri dello Stretto.
Grazie a Sonia Rizzi, guida da due anni de Le Vie dei Tesori – scopriamo dei particolari che non avevamo mai notato.
Il delfino avvinghiato alla gamba di Nettuno, i quattro cavallucci marini che rappresentano i quattro oceani e in modo particolare le due figure femminili, da una parte Scilla – colei che dilania – dal cui ventre emergono sei teste di cane e dall’altra parte Cariddi con la sua bocca spaventosa che risucchia.
Scilla e Cariddi però – dice il mito – non sono sempre state due mostri. Scilla era una ninfa bellissima che amava nuotare nel mare di Messina. Un giorno si innamorò del giovane pescatore Glauco e lui – forse per incertezza – chiese consiglio alla Maga Circe. Anche Circe si innamorò di Glauco e presa dall’ira avvelenò le acque in cui si bagnava Scilla che si trasformò in mostro. Adesso Scilla si nasconde nella sua grotta ma ogni tanto – secondo la mitologia – riemerge solo con la testa per rivedere il suo amato Glauco.
Anche Cariddi era una ninfa, una ninfa famelica. Ed è proprio per questa sua voracità, un po’ come le voragini delle correnti, che venne punita da Zeus e trasformata in mostro. Scilla e Cariddi, sempre secondo la leggenda, sono incatenate perché il loro legame alla città dello Stretto è eterno e indissolubile.
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