Nuove pagine gonfiano il fascicolo ”Alfano ter” della Procura di Messina, relativo alle dichiarazioni del pentito della mafia barcellonese, Carmelo D’Amico, che al processo sulla trattativa Stato-Mafia continua a parlare.
Stavolta D’Amico, senza andare oltre ha dichiarato di conoscere mandante ed esecutore dell’omicidio del giornalista Beppe Alfano.
Nient’altro è emerso dal contro esame del pentito che ha solo aggiunto che non sono stati i servizi segreti.
Beppe Alfano, giornalista de “La Sicilia” fu ucciso l’8 gennaio 1993 a Barcellona Pozzo di Gotto. Una morte per la quale è stato inflitto l’ergastolo a Giuseppe Gullotti (a capo del clan di Barcellona), come mandante, e ad Antonino Merlino nella qualità di esecutore materiale.
Il ’93 era anche l’anno di latitanza del boss catanese Nitto Santapaola, era l’anno in cui, secondo quanto stabilito dalle indagini, Santapaola avrebbe nascostamente trascorso proprio a Barcellona. L’inchiesta sull’omicidio del giornalista punterebbe sul fatto che Alfano era consapevole della presenza del boss mafioso nel territorio del Longano. Da qui, l’ipotesi che la sua esecuzione sia dipesa da questo.
Adesso le rivelazioni del pentito D’Amico sulle quali occorrerà trovare riscontro.
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