I Carabinieri della Compagnia di Barcellona Pozzo di Gotto, della Sezione Anticrimine del R.O.S. di Messina ed i poliziotti del Commissariato di P.S. di Barcellona P.G., questa mattina, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Messina, Maria Luisa Materia, su richiesta del Procuratore Capo, Guido Lo Forte e dei Sostituti Procuratori, Vito Di Giorgio ed Angelo Cavallo della Direzione Distrettuale Antimafia.
L’operazione ha portato ad 8 arresti per estorsione, porto e detenzione illegale di armi, reati aggravati per essere stati commessi avvalendosi della condizioni di cui all’art. 416 bis ed al fine di agevolare l’attività dell’associazione mafiosa denominata “famiglia barcellonese”, nonché per essersi resi promotori di una organizzazione, operante nella zona di Barcellona P.G. e paesi limitrofi, dedita alla detenzione ed alla cessione di sostanze stupefacenti.
Agli stessi, tutti attualmente detenuti essendo stati arrestati di recente nell’ambito dell’operazione “Gotha V”, alcuni anche per associazione mafiosa, il provvedimento è stato notificato nei luoghi di detenzione (Palermo, Messina, Caltanissetta e Siracusa).
I provvedimenti scaturiscono da una complessa attività investigativa, avviata nel 2013, sul conto del sodalizio mafioso riconducibile a Cosa Nostra siciliana denominato “dei barcellonesi”, operante sul versante tirrenico della Provincia di Messina e della sua storica diramazione territoriale cd. “dei mazzarroti” (di cui gli arrestati sono espressione ed in nome della quale agivano) e rappresentano la prosecuzione dell’operazione antimafia denominata “Gotha V”, che ha individuato e colpito i nuovi assetti del sodalizio criminale, ponendosi in linea di continuità con le precedenti.
Le condotte delittuose individuate – estorsioni e spaccio di stupefacenti – hanno permesso all’organizzazione di “fare cassa” e “sostenere” le famiglie dei detenuti.
Le indagini dei Carabinieri e della Polizia di Stato si sono basate in prevalenza sulle attività di intercettazione telefonica ed ambientale e sui connessi servizi di polizia giudiziaria a riscontro e hanno avuto il contributo delle vittime dei reati contestati che hanno confermato quanto subito nel corso degli anni, consentendo di svelare la condotta degli attuali indagati diretta prevalentemente ad una sistematica attività estorsiva ed alla organizzazione di una rete di approvvigionamento per il successivo spaccio di sostanza stupefacente.
Particolare rilevanza ha il contributo delle vittime del reato estorsivo che, dopo l’arresto dei propri persecutori, per altre vicende, hanno deciso di rendere dichiarazioni accusatorie superando ogni contegno omertoso. Un atteggiamento considerato positivo dalle forze dell’ordine.
In particolare, l’attività di indagine del Commissariato di P.S. di Barcellona P.G., che ha continuato a monitorare il nuovo assetto operativo dell’agguerrita frangia dei “Mazzarroti” disvelato con l’operazione antimafia “Gotha V”, ha consentito di confermare l’impegno di tale cosca per garantire continuità all’azione del gruppo nel settore delle estorsioni, per le quali oggi sono stati arrestati Giovanni Pino e Sebastiano Torre. I due avevano imposto ad una ditta di Furnari impegnata in lavori edili stradali, il pagamento di una tangente nella misura del 2% dell’importo complessivo dei lavori, 55mila euro, ottenendo, pochi giorni prima del loro arresto per associazione mafiosa, estorsione, porto e detenzione illegale di armi del 16.4.2015, un acconto di 600 euro quale “rata” di Pasqua, dopo aver “convinto” l’imprenditore con la collocazione di una bottiglia incendiaria presso il deposito della sua ditta e le conseguenti intimidazioni quali componenti dell’associazione mafiosa.
Alla ricostruzione del fatto si è giunti attraverso le intercettazioni ambientali che hanno consentito di documentare “in diretta” le diverse fasi dell’approccio estorsivo. Nel medesimo contesto di indagini, Mario Pantè è stato arrestato per lo stesso reato di estorsione con l’aggravante mafiosa, commesso in danno del titolare di una struttura alberghiera dal quale aveva preteso a nome dell’associazione mafiosa dei “mazzaroti” il pagamento di una tangente di mille euro.
Lo stesso titolare era rimasto vittima anche di altri due componenti della cosca di Mazzarrà Sant’Andrea, Giuseppe Cammisa e Sebastiano Torre, arrestati – anche per questo reato – nello scorso mese di aprile nell’operazione “Gotha V”, ai quali aveva dovuto corrispondere un’altra rata di mille a titolo di “pizzo”.
L’attenzione dei Carabinieri del R.O.S. si è soffermata nel completare il quadro indiziario nei confronti dell’indagato Salvatore Calcò Labbruzzo, personaggio già colpito da ordinanza di custodia cautelare nell’operazione “Gotha” nel luglio del 2011 in quanto ritenuto anello di collegamento tra la famiglia mafiosa “dei barcellonesi” e la cosca “dei tortoriciani”. Con l’ordinanza dell’8 aprile 2015 la posizione processuale del medesimo era stata già oggetto di disamina del Gip, a seguito delle dichiarazioni accusatorie dei collaboratori Santo Gullo ed Salvatore Artino che avevano riguardato le specifiche responsabilità del predetto in merito all’estorsione nei confronti di una società. In quella sede il Gip non aveva accolto la misura cautelare che invece è stata emessa nell’ambito del presente procedimento perché le suddette dichiarazioni accusatorie sono state corroborate dalle dichiarazioni di uno degli amministratori della stessa impresa, che ha ammesso di avere dato denaro, a titolo estorsivo, a partire dal 2000-2001 e fino al 2011, dapprima a Gullo e successivamente a Calco Labbruzzo.
All’esito dell’operazione “Ghota 5” dell’aprile scorso Alessio Alesci, Bartolo D’Amico, Marco Chiofalo ed Giuseppe Ofria, erano stati sottoposti, tra l’altro, alla custodia in carcere in relazione ad un episodio di spaccio di sostanze stupefacente. In tale contesto il Tribunale della Libertà aveva ritenuto non sussistente l’aggravante del metodo mafioso.
Con il presente provvedimento il Gip, recependo “in toto” le risultanze dell’analisi investigativa dei Carabinieri della Compagnia di Barcellona, ha contestato ai soggetti sopra indicati l’associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, con l’aggravante di aver in uso delle armi.
In tal senso, inequivocabili sono le nuove risultanze investigative e gli elementi di prova acquisiti soprattutto attraverso le intercettazioni ambientali.
L’attività tecnica di intercettazione ambientale, infatti, durata 9 mesi, ha consentito di poter comprendere le dinamiche interne all’associazione mafiosa “dei barcellonesi” decapitata, negli ultimi anni, dei suoi uomini di vertice nonché direttivi.
Fin da subito, grazie alle intercettazioni ambientali, è stata captata una quantità considerevole di preziosissime conversazioni, dalle quali si evince, con chiarezza e senza alcun margine di errore o di fraintendimento, che i soggetti indicati, avvalendosi di intimidazioni e dell’uso delle armi, hanno commesso una serie di delitti tra i quali primeggia l’acquisizione e la distribuzione, svolta in maniera organizzata e sistematica, di sostanze stupefacenti sulla piazza barcellonese, su quella milazzese ed in altri comuni limitrofi, contesa in un primo momento ad altro gruppo emergente.
I proventi, almeno parte di essi, sono stati destinati al mantenimento in carcere di alcuni detenuti, nella fattispecie dei fratelli Mazzù Carmelo e Lorenzo (arrestati nel luglio del 2013 a seguito dell’operazione “Ghota 4”), per conto dei quali, o meglio raccogliendone l’eredità ed il posto lasciato vacante, gli odierni indagati chiaramente hanno agito.
Le intercettazioni, hanno consentito di ravvisare che l’attività di spaccio di cui rispondono gli indagati, non è sporadica ma consolidata al solo scopo di produrre la maggior ricchezza possibile attraverso la distribuzione nel mercato della droga. In questo conteso Alesci e Ofria sono ritenuti vertici e promotori dell’organizzazione.
La medesima attività tecnica ha permesso di dimostrare che gli indagati, nell’ambito dell’attività illegale posta in essere, abbiano avuto la disponibilità di armi, come emerso in maniera esplicita dalle conversazioni intercorse tra Chiofalo e Ofria, nel corso delle quali il primo è stato redarguito dal secondo per non aver dimostrato particolare cautela nella custodia di una pistola a suo tempo detenuta in casa, e tra Bartolo D’Amico ed Alessio Alesci, foriere di esplicite ammissioni a proposito del loro porto ed uso in pubblico.
I nomi dei destinatari del provvedimento:
- PANTE’ Mario nato a Vittoria (RG) il 16.12.1970, residente in Mazzarrà Sant’Andrea
- PINO Giovanni nato a Milazzo il 21.2.1983, residente in Furnari
- TORRE Sebastiano, nato a Barcellona P.G. il 03/03/1977, residente in Mazzarrà S. Andrea
- CALCO’ LABBRUZZO Salvatore, nato a Tortorici il 16.8.1952, residente a Tripi
- OFRIA Giuseppe, nato a Milazzo il 05.04.1994, residente in Barcellona P.G.
- ALESCI Alessio, nato a Milazzo il 12.05.1990, residente in Barcellona P.G.
- D’AMICO Bartolo, nato a Messina il 5.12.1989, residente in Barcellona P.G.
- CHIOFALO Marco, inteso “Balduccio”, nato a Barcellona P.G. il 18.01.1993, ivi residente.
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