Waterfront Messina e il progetto dell’Acquario. Cimino: «C’è voglia di camminare sul mare»

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La bellezza e la peculiarità di Messina sta proprio nel suo sviluppo longitudinale. A chi arriva da fuori la nostra lunga costa racconta storie e mondi diversi nonostante i pochi chilometri che separano un quartiere dall’altro. Per chi invece ci vive già a Messina, questo tanto discusso Waterfront è un vero e proprio dibattito aperto. Così, il Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale dello Stretto, l’ingegnere Mario Paolo Mega ha deciso di aprire, lo scorso 17 gennaio, un confronto pubblico, invitando la cittadinanza, associazioni e operatori locali a partecipare.

Insieme ai tavoli di discussione sono stati realizzati anche 49 quaderni (di cui vi parleremo) in cui ognuno (singoli cittadini, associazioni, ordini professionali e anche delegazioni politiche) ha potuto mettere nero su bianco la propria proposta di progetto. Tra questi, a discutere del Waterfront di Messina, c’è anche Francesco Cimino, già presidente dell’Hobelix, che sostiene l’idea di realizzare un acquario.

«Tutti – ci racconta Francesco Cimino – hanno espresso l’amore per il mare e di riappropriarsi del Waterfront di Messina». Francesco Cimino non è l’unico a parlare di un possibile acquario, tra i quaderni dedicati a questo anche quello della Fondazione Acquario di Genova e l’Istituto di studi storici Gaetano Salvemini, di cui vi parleremo più avanti.

Waterfront Messina

Ci siamo, il lungomare di Messina, il famoso Waterfront, è pronto per essere ridisegnato. Il progetto prevede la riqualificazione dell’area che procede dal Boccetta all’Annunziata. Il nuovo Piano Regolatore del Porto di Messina, infatti, è stato approvato nell’estate del 2019. Francesco Cimino ha iniziato ad appassionarsi a un ipotetico acquario circa 10 anni, e adesso, con la possibilità di presentare delle proposte all’Autorità Portuale ha deciso di darsi una chance.

«L’acquario – dice Francesco – può rappresentare molti benefici; intanto per le scuole per poter avvicinare i più piccoli al mondo del sommerso, e poi Messina ha sempre avuto un legame forte con il mare, dalla posizione geografica alla storia mitologica. L’acquario offre lavoro ma anche accoglienza.

Dobbiamo dare ai turisti la possibilità di fermarsi un giorno in più a Messina. Perché fermarsi significa conoscere le altre cose belle che ha la città, come i Forti, il Museo Regionale, il Duomo e il suo tesoro, ma anche le zone limitrofe. Si deve cominciare da qualcosa e l’idea dell’acquario – continua Francesco – può essere un volano turistico, ma non solo c’è anche l’atmosfera che ti fa vivere l’acquario».

Un acquario a Messina

Chiudete gli occhi e immaginatevi vasche giganti dove pesci di ogni tipo stanno nuotando al vostro fianco. Questa è un po’ l’idea di Francesco Cimino sull’acquario di Messina. «Entri in una zona di penombra e vedi queste creature bellissime, assolutamente perfette, che si muovano, scivolano e si girano. È un mondo che di solito non vedi, che trascuri, anzi che ammazzi perché a mare buttano di tutto. L’acquario rappresenterebbe una crescita anche in termini culturali».

Cimino, come ogni idea di progetto, è partito all’interno del suo quaderno sul Waterfront di Messina, da quello che stanno realizzando in Friuli: “Il Parco del Mare di Trieste“. «Parliamo di Trieste – dice ancora Francesco – perché hanno analizzato prima i flussi turistici della città, per poi passare al progetto». Secondo Cimino, quindi, con volumi diversi, anche Messina potrebbe avere flussi turistici consistenti tanto da dedicare una parte della loro visita all’interno dell’Acquario. «Dovremmo sfruttare la vicinanza della Calabria e, ovviamente, il nostro mare».

Ma chi potrebbe essere il partner del progetto e dove dovrebbe sorgere? Se i partner dovrebbero essere un ibrido tra pubblico e privato, il luogo, invece, indicato da Francesco Cimino è solo uno: l’ex gazometro di Messina. «Tutto finora hanno parlato della Zona Falcata, la nostra vocazione, ma quella porzione di costa è altamente inquinata: Mega ha velocizzato l’opera di analisi dei sedimenti del mare. Si parla di 100 milioni solo per la bonifica, ma passerebbero molto anni. Pensa solo al Porto di Tremestieri.

La Zona Falcata ha costi micidiali e tempi troppo lunghi, perché dobbiamo pensare ai nostri nipoti che si godono l’acquario, pensiamo ai nostri figli. L’ex gazometro è il punto ideale, perché ha la misura giusta, è collegato tra tram e aliscafi». E a chi parla di un ulteriore cementificazione che non andrebbe bene? «Non parlo di cementificare, ma di costruire. Costruire un habitat per poter osservare la fauna marina».

Sull’Acquario di Messina

Come vi abbiamo detto, un altro quaderno che propone un acquario a Messina è quello firmato dai professori Michela D’Angelo e Massimo Lo Curzio dell’Istituto studi storici Gaetano Salvemini. «La risposta alla logica del “quaderno” va ampliata al problema generale del Waterfront  di Messina – ci dice l’architetto Massimo Lo Curzio  che deve comportare uno sforzo di ridisegno dell’approccio al mare che deve essere: architettonico, vedi il ragionamento della città che storicamente si apre all’esterno quando demolisce le mura riconoscendo che non sono più necessarie; ambientale, quindi rapportato al contesto dello Stretto; funzionale, dato che ogni intervento che si fa in questa città raramente presuppone delle condizioni d’uso appropriate e offerte all’intera collettività.

Nel corso del dibattito promosso dalla Autorità di Sistema Portuale dello Stretto gli interventi hanno toccato tutti i luoghi comuni: dalla pesca (con la canna) nella zona Boccetta-Annunziata; al ruolo delle biciclette; a vaghe e supponenti iniziative estemporanee; il clou è stato offerto da un pimpante studente di ingegneria che ha sparato una raffica di realizzazioni, dalla ruota panoramica a sistemi di viabilità innovativa. In buona sostanza, come avviene sempre, estrinsecazioni fuori dal tempo e dalla logica di una progettazione urbano-ambientale avanzata.

Il dato di fondo importante è che l’Autorità Portuale di Messina si scontrerà (cosa in parte già avvenuta) con le privatizzazioni di aree pubbliche e con gli usi illegittimi della costa. Questa è la contraddizione fondamentale. In questo contesto si utilizzano una serie di idee deliranti come quella di non costruire il nuovo palazzo Uffici e Teatro nell’area della Fiera, o di rimandare sine die la chiusura dei lavori di restauro dei padiglioni della Fiera e il restauro strutturale del padiglione Centrale (il blocco fatto da più padiglioni connessi che è lungo oltre 220 metri e fronteggia il mare)».

E su un probabile Acquario che dice? «In questo momento sono state poste a confronto diverse soluzioni per la realizzazione di un acquario a Messina e da Reggio qualcuno ha proposto di realizzare un mega acquario all’interno del blocco sul mare progettato da Zaha Hadid. Più semplicemente Michela D’Angelo ed io – aggiunge Massimo Lo Curzio – abbiamo pensato all’acquario come ad una struttura di proporzioni equilibrate, tipo l’acquario di Lisbona, che potrebbe essere allocata all’interno dell’area della Fiera, sul fronte nord. Inevitabile e storicamente significativa la dedica a Jeannette Villepreux-Power che nel suo lungo soggiorno messinese mise a punto delle strutture per lo studio di molluschi e varie specie marine. Vera e propria inventrice dell’acquario moderno.

Quindi l’acquario non sarà grande ma molto strutturato e specialistico, finalizzato allo studio delle cose messe a punto a Messina dalla Power a metà del XIX secolo. Gli acquari mega galattici saranno sicuramente spettacolari ma incidono poco sulla cultura di un luogo. In ogni caso anche l’Aquario di Barcelona insiste nella spettacolare “Rambla de Mar” progettata dai migliori architetti spagnoli. Una struttura del genere ridarebbe significato allo spazio della Fiera che merita un attenzione particolare e non un hub center importantissimo in tempi di pandemia ma meno utile in tempi “normali”.

Tutti gli interventi da prevedere nel concorso per il Waterfront dovranno confrontarsi con l’architettura e l’ambiente così come tutte le variazioni storiche della Palazzata hanno fatto. L’impatto su Messina di quanto sarà previsto dal waterfront dipenderà dalla felicità della visione di progetto. In passato tutti hanno visto bene ed in grande, fino a Juvarra che proponeva nel Settecento di prolungare la Palazzata fino a Grotte. In questa occasione non è detto che ci sia altrettanto genio.
Un buon progetto darà buoni frutti, un progetto fatto dagli amici degli amici o dai padroni della città non porterà ad altro che a spendere tanto per cose inutili».

Per sapere come verrà ridisegnato l’affaccio a mare di Messina, dobbiamo però aspettare ancora un po’, intanto il prossimo 25 marzo si terrà la giornata conclusiva dei lavori aperti a inizio anno.

 

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