L’Unione Camere Penali, attraverso un proprio comitato scientifico composto da illustri giuristi, ha elaborato una proposta di legge costituzionale al fine di consentire al dibattito – ormai risalente all’entrata in vigore del vigente codice di procedura penale – sulla separazione delle carriere inquirenti e giudicanti della magistratura italiana, di lasciare le aule dei tribunali, l’Accademia ed i dibattiti e convegni tra addetti ai lavori, per approdare al Parlamento Italiano, con l’ambizione di trasformare in legge costituzionale le più nobili e sentite ragioni di quel dibattito.
“Infatti– si legge in una nota a firma del referente Territoriale dell’Unione delle Camere Penali Italiane, avvocato Alessandro Billè – Giudici e Pubblici Ministeri sono operatori del diritto che, pur giocando ruoli assai diversi in seno al processo, appartengono oggigiorno allo stesso ordine, partecipano delle stesse prerogative, possono trasmigrare da una funzione all’altra, siedono negli stessi consigli di disciplina ed autogoverno – valutandosi e giudicandosi reciprocamente – e, non ultimo, si aggregano nelle medesime in associazioni di categoria (Associazione nazionale Magistrati, Magistratura Democratica, Autonomia ed Indipendenza, Unicost).
Questa situazione rende assai sbilanciato il sistema del giudizio penale: da una parte un giudice ed un pubblico ministero accomunati da esperienze, concorsi e carriere professionali intrecciate, dall’altra un difensore isolato dal contesto e posto in una situazione di obbiettiva difficoltà nel far valere i diritti del suo assistito.
Il traguardo che ci poniamo è quello di riequilibrare il sistema, concedendo a tutte e due le parti del processo penale (l’accusa e la difesa) le stesse opportunità di partenza nel dimostrare le proprie tesi.
Il sistema processuale soffre una profonda e difficile crisi. Il giudice terzo è il primo necessario passo verso la modernizzazione del processo nella direzione della effettività dei diritti dei cittadini.
Nel nostro paese si parla da decenni di riformare il sistema giustizia e le proposte avanzate in questo senso sono disparate ed indirizzate verso gli obbiettivi reputati più urgenti da chi, volta per volta, le avanza.
In tema di prescrizione dei reati, ad esempio, le soluzioni proposte per ridurne l’incidenza vanno dall’auspicare una tempistica perentoria per lo svolgimento delle indagini preliminari (fase durante la quale si registrano obbiettivamente le maggiori lentezze) all’allungamento del tempo possibile per la celebrazione del processo.
Ci sono però principi generali – le pietre angolari dell’intero sistema, quelle per intendersi modificando le quali il sistema resta stravolto – che non tollerano interpretazioni diverse a seconda dei punti di vista.
Una di queste pietre è la terzietà del giudice, vale a dire la assoluta equidistanza del giudice da entrambi le parti del processo: nessuno può discutere la bontà di questo principio e la necessità della sua attuazione. Si tratta di una pietra angolare poiché essa trasferisce al sistema la sua essenza di sistema accusatorio.
Ciò vuol dire che un processo nel quale tale equidistanza non sia attuata non è un processo accusatorio; non è cioè il processo che il legislatore ha voluto.
Per questo chiediamo il supporto della cittadinanza tutta, per sottoporre al parlamento il progetto di revisione costituzionale che garantisca la terzietà del giudice.”
Al fine di poter attuare al meglio e dare impulso all’iniziativa dell’Unione sono stati organizzati 2 eventi:
Il 2 Maggio 2017, alle 10, nell’Aula Magna della Corte d’Appello di Messina, la Camera Penale di Messina incontrerà i cittadini messinesi e della provincia che vorranno intervenire, cui spiegherà le ragioni dell’iniziativa e le modalità ed i tempi della raccolta firme.
Il 4 Maggio 2017, nella piazza antistante il Palazzo di Giustizia di Messina – in contemporanea con tutte le altre città italiane le cui Camere Penali territoriali hanno aderito al progetto – avrà inizio la raccolta firme dalle 8 alle 15.
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