Messina verso lo Stretto Pride 2023: parliamo di diritti e rivendicazioni con Maristella Bossa

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Messina si prepara allo Stretto Pride 2023 in programma sabato 10 giugno con partenza da piazza Antonello: ma quali sono le rivendicazioni più pressanti in questo momento per la comunità Lgbtq+? Ne abbiamo parlato con Maristella Bossa, avvocata e socia dell’associazione Famiglie Arcobaleno, che ci ha spiegato con chiarezza alcune delle principali rivendicazioni alla base dell’appuntamento del 10 giugno.

Lo aveva ribadito lo scorso anno, quando lo abbiamo intervistato in vista dello Stretto Pride 2022, il primo dall’inizio della pandemia, il presidente di Arcigay Messina “Makwan”, Rosario Duca: il Pride non è una festa, ma un momento di rivendicazione. Con queste parole in testa, nell’avvicinarci alla data del 10 giugno, di fronte a un clima politico nazionale decisamente più conservatore rispetto allo scorso anno, ci siamo chiesti quali siano le questioni, le rivendicazioni più pressanti che occuperanno le strade di Messina questo sabato.

Le rivendicazioni dello Stretto Pride 2023

A rispondere è Maristella Bossa, avvocata, socia dell’Associazione Famiglia Arcobaleno di Messina, che ci ha accolti nel suo studio per fare il punto della situazione: «Le rivendicazioni – ci spiega – fondamentalmente sono quelle che l’Associazione Famiglie Arcobaleno porta avanti da anni, di cui da qualche mese faccio parte insieme alla mia compagna. In questo clima politico molto molto teso, in questa condizione attuale che possiamo definire altamente reazionaria e repressiva, attengono prevalentemente al riconoscimento alla nascita dei figli di coppie dello stesso sesso, all’equiparazione dell’unione civile al matrimonio tra persone dello stesso sesso, e quindi all’introduzione anche nel nostro Stato del matrimonio egualitario, alla modifica della legge sulla procreazione medicalmente assistita, consentendone l’accesso sia a coppie di donne dello stesso sesso, sia a donne single. Sono tutte condizioni discriminatorie, che allo stato non sono consentite ai cittadini italiani di orientamento diverso da quello prevalente».

I diritti dei figli delle famiglie arcobaleno: «Discriminazione tra bambini di serie A e B»

A marzo 2023 il Ministero dell’Interno invia una circolare al Comune di Milano e poi ai sindaci di tutta Italia per bloccare il riconoscimento all’anagrafe dei figli di coppie dello stesso sesso, il cui legame a livello burocratico, a questo punto, è riconosciuto solo col genitore biologico. Da lì, è partita una cascata di proteste e manifestazioni in tutto il Paese, e anche a Messina, insieme alla campagna “Caro sindaco trascrivi”.

«Negli ultimi mesi – ci spiega Maristella Bossa – è stato sferrato un attacco diretto soprattutto ai figli delle coppie dello stesso sesso. Non si tratta di voler necessariamente tutelare il diritto alla genitorialità, che sarebbe comunque una manifestazione fondamentale delle libertà essenziali dell’essere umano; ma si tratta di tutelare i minori nati da coppie dello stesso sesso».

Al di là dei risvolti più prettamente emotivi, sociali e affettivi, quali sono i problemi principali per le coppie e per i loro figli? «Nel concreto – chiarisce Bossa –, il bambino nato da una coppia di due donne, nonostante sia nato per la spinta genitoriale di entrambe, sia il genitore biologico che quello intenzionale o sociale, viene riconosciuto come figlio solo della donna che lo mette al mondo. Fino a pochi mesi fa (prima della circolare ministeriale, ndr), i sindaci che interpretavano le nostre leggi in modo costituzionalmente orientato, potevano far sì che il bambino venisse registrato come figlio di entrambe».

Questo cosa comporta? «Il genitore intenzionale rimane un genitore invisibile agli occhi dello Stato, ma visibile agli occhi del figlio e agli occhi della società. Non ha alcuna responsabilità genitoriale, non può accedere o richiedere interventi di natura sanitaria nei confronti del minore, non esercita la responsabilità genitoriale, non ha alcun obbligo di mantenimento. È considerato un estraneo.  C’è tutta una serie di problematiche di natura pratica che si risolvono in una mancata tutela dei diritti del minore. Sono questioni che di fatto fanno maturare e radicare nella mentalità anche della gente, della società, che esistono bambini di serie A e di serie B».

La stepchild adoption o adozione in casi particolari

A seguito della circolare, si parla sempre di più della stepchild adoption (o adozione in casi particolari) come alternativa al riconoscimento, ma è davvero un’opzione praticabile?

«Nel momento in cui nasce un figlio – chiarisce Maristella Bossa – da una coppia dello stesso sesso che ha fatto accesso alle tecniche di procreazione assistita legali in tantissimi paesi dell’UE, l’unica alternativa per realizzare un vincolo parentale tra il genitore intenzionale e il bambino è quello della stepchild adoption. È un percorso che recentemente è stato indicato dalla Corte di Cassazione come percorso accessibile anche alle coppie dello stesso sesso, ma che non è un percorso immediato, richiede tempo e richiede alle coppie di dimostrare di essere dei genitori migliori degli altri, quasi dei genitori perfetti. Prevede un percorso in tribunale, un percorso di valutazione di un legame che, in realtà, esiste ancor prima della nascita del bambino. Perché non si diventa genitori con il semplice atto di partorire, l’inclinazione genitoriale si avverte in maniera innata. Il legame tra genitore e figlio sta in quella responsabilità genitoriale che va riconosciuta».

Un’alternativa, insomma, che sembra creare differenze tra le famiglie omogenitoriali e quelle formate da coppie di sesso diverso. Non solo. Si tratta di un percorso che ai tempi dell’approvazione della legge Cirinnà sulle Unioni Civili era stato fortemente contrastato, tanto che se non fosse stato tolto dal documento, il provvedimento non avrebbe superato la prova delle Camere: «È paradossale – evidenzia in proposito Maristella Bossa – richiamare come strada più idonea per la creazione di un legame parentale quella della stepchild adoption, dato che ai tempi dell’approvazione della legge sulle Unioni Civili questa opzione fu stralciata con out out. Adesso però viene considerata l’unica via per riconoscere quel legame parentale».

La questione ancora aperta delle unioni civili: «L’Italia faccia un passo avanti»

Tra le questioni ancora aperte in Italia, c’è quella delle unioni civili, nate per regolamentare le unioni tra coppie dello stesso sesso, ma che sono ben lontane dal matrimonio egualitario: «Anche qui è evidente la discriminazione – sottolinea Bossa. Ci sono delle differenze importanti tra il matrimonio e l’unione civile. Chi accede all’unione civile, per esempio, non può riconoscere i figli nati dal partner; a questo si aggiunge il fatto che il percorso di scioglimento è blando, come fosse un matrimonio di serie b; non è previsto l’obbligo di fedeltà; non è possibile per i minorenni accedere all’unione civile, mentre è possibile sposarsi tra minori di sesso diverso. Questi sono chiari segni di differenziazione».

Per Maristella Bossa: «È ora che l’Italia faccia un passo avanti – sottolinea – e si uniformi allo stato di diritto degli altri componenti dell’Unione Europea e che in qualche modo ponga fine a quest’azione mirata, discriminatoria nei confronti della comunità Lgbtq+».

Sul governo attuale, le aspettative non erano certo delle più rosee: «Non ci aspettavamo – aggiunge – che con un governo di destra si potesse avviare un progetto proiettato verso il progresso dal punto di vista della tutela dei diritti civili, ma certamente non avremmo immaginato una morsa reazionaria diretta a punire la spinta genitoriale delle coppie dello stesso sesso. Mi riferisco non solo alla circolare diramata dal Ministero dell’Interno e diretta a tutti i sindaci per dare uno stop al riconoscimento alla nascita dei figli delle coppie dello stesso sesso; ma anche alla mancata approvazione del Certificato Unico di Filiazione e alla legge Varchi, progetto di legge approvato in Commissione Giustizia, che a breve arriverà alle Camere. Il testo prevede che si riconosca la gestazione per altri come reato universale, al pari della tratta di esseri umani. Una cosa gravissima, un’aberrazione giuridica».

Messina e la comunità Lgbtq+: «Una città che va svegliata, ma che risponde immediatamente»

Passando dai temi giuridici, che hanno comunque un forte impatto sulla vita quotidiana delle persone, all’aspetto più sociale e locale, com’è Messina nei confronti delle persone appartenenti alla comunità Lgbtq+? «Messina – ci risponde – è una città straordinaria, non lo dico da messinese legata in maniera indissolubile alla propria terra. È una città che ha bisogno di essere svegliata, di essere scossa, ma nel momento in cui si parla di determinati argomenti risponde immediatamente, come ha fatto l’1 aprile (in occasione del sit in a piazza Cairoli per le famiglie arcobaleno, ndr). Messina è una città dove personalmente non ho mai vissuto nessun tipo di discriminazione, è una città che semplicemente va chiamata al senso civico e sollecitata».

«Per questo – sottolinea – noi rimaniamo qui e guardiamo alla nostra futura formazione familiare con la certezza di poter vivere serenamente nella nostra città».

L’appuntamento, adesso, è per sabato 10 giugno a partire dalle 16.00 a piazza Antonello per lo Stretto Pride 2023.

(foto © Mirko Santamaria)

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