Messina, a piazza Municipio la manifestazione per la Scuola e la Cultura

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A distanza di una settimana dalla manifestazione organizzata dagli artisti di Messina, sabato 7 novembre dalle 11.00 a scendere in piazza saranno i lavoratori e operatori della scuola di Messina e provincia. Promotori dell’iniziativa un gruppo di docenti del Liceo “Emilio Ainis” e del gruppo “Scuola in presenza”.

«Ci rivolgiamo a voi – scrivono gli organizzatori sull’evento Facebook – in seguito alla sospensione della didattica in presenza e delle attività culturali imposta dai recenti decreti della Regione Siciliana e della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Desideriamo condividere con voi il disagio e la preoccupazione che tali provvedimenti hanno suscitato in noi, per ciò che hanno comportato, ma soprattutto per ciò che rischiano di comportare».

I docenti chiedono di riconsiderare le nuove misure contenute nel Dpcm e riportare la didattica in presenza almeno al 50%, con un aumento di trasporti, garanzia di dispositivi per gli alunni e un bonus per le connessioni wi-fi.

No alla DAD – la manifestazione per la Scuola a Messina

Chi è impegnato in strutture scolastiche quotidianamente scende in piazza per manifestare contro la didattica a distanza (DAD), misura prevista nel nuovo Dpcm. «Siamo consapevoli – continuano gli organizzatori – del drammatico momento che tutto il Paese, così come il resto d’Europa e del mondo, sta vivendo a causa della diffusione della pandemia da Covid-19. Sappiamo che è necessario porre in atto delle misure per contenerla.

E per questo, nel periodo in cui abbiamo fatto lezione in presenza, abbiamo seguito senza esitare tutte le prescrizioni necessarie: uso delle mascherine, distanza interpersonale, sanificazione e così via. Lo abbiamo fatto perché siamo convinti che la didattica in presenza, anche svolta con questi obblighi e limitazioni, sia ben più efficace dal punto di vista formativo di quella a distanza».

Secondo i docenti, in modo particolare la didattica a distanza pone dei limiti alla formazione di ragazze e ragazzi. «A scuola – continua il testo -– si crea uno spazio di socialità, che soprattutto per gli adolescenti ha un’importanza vitale per la costruzione e lo sviluppo della personalità.

Tutto questo viene meno quando si è ciascuno collegato davanti al proprio schermo, isolato fisicamente dagli altri. Viene meno lo “stacco” tra l’ambiente privato, familiare, e quello pubblico, scolastico. La possibilità delle ragazze e dei ragazzi di mettere in moto il corpo e la mente e di intrattenere relazioni significative con i loro “pari” viene severamente limitata, con grave danno per la loro crescita. Ciò anche in considerazione dell’aumento delle ore da passare davanti a dispositivi che spesso si riducono al piccolo display di un cellulare».

Il divario digitale della scuola

Molto spesso – e perlopiù sui manuali di sociologia – si legge del famoso digital divide, che rappresenta il divario sociale e culturale vissuto dai paesi meno sviluppati in termini tecnologici e di innovazione. Questo divario – tuttavia – si manifesta anche in luoghi come Messina.

«Nel caso degli alunni diversamente abili o di origine straniera, per i quali la scuola vissuta “dall’interno” è il primo e più importante mezzo di integrazione sociale, il danno è poi ancora maggiore. Per non parlare delle famiglie afflitte da disagio economico, dove non è pensabile, ad esempio, acquistare più dispositivi perché ci sono più figli di età diverse che devono seguire le lezioni a distanza, oppure usufruire di connessioni più veloci e pertanto più costose (siamo agli ultimi posti in Europa per velocità ed economicità delle connessioni: da noi l’accesso ad Internet continua ad essere più un privilegio che un diritto, al contrario di quanto avviene nella maggior parte degli altri paesi avanzati). In queste condizioni, la didattica a distanza aumenta quel divario sociale che la scuola, sulla base del dettato costituzionale, dovrebbe invece ridurre».

La scuola come laboratorio, sabato la manifestazione a Messina

Oltre al dover affrontare la mancanza di spazio sociale, i docenti (e gli studenti) fanno i conti con la sospensione di tutte quelle attività laboratoriali indispensabili in certi percorsi didattici.

«Come se il quadro già delineato non fosse già abbastanza, la compressione dei tempi, specie per le discipline che hanno un monte ore settimanale minore, la difficoltà di mettere in atto metodologie diverse dalla tradizionale lezione frontale, e la penalizzazione di ogni attività di laboratorio o sul campo – specie per i Licei musicali e artistici e gli Istituti tecnici e professionali – impediscono un avanzamento e un approfondimento delle conoscenze paragonabile a quello della didattica in presenza. Si tratta, in ultima analisi, di una grave lesione del diritto allo studio delle ragazze e dei ragazzi».

Cosa chiedono gli insegnanti di Messina – in Piazza per la Scuola e per la Cultura

Il gruppo promotore della manifestazione di sabato 7 a Messina, chiede che le istituzioni – a tutti livelli – riconsiderino i provvedimenti che colpiscono la scuola in maniera così pesante.

«Proponiamo che la didattica in presenza sia riportata almeno al 50% e che vengano prese misure eccezionali per aumentare l’offerta dei trasporti, specie nelle fasce orarie più interessate dall’utilizzo degli studenti. A tal fine crediamo utile coinvolgere il trasporto privato attraverso apposite convenzioni, dal momento che la crisi del turismo tiene fermo circa il 70% degli operatori e non pochi lavoratori rischiano di finire sul lastrico. Proponiamo anche che i recenti provvedimenti per assicurare a tutti gli alunni almeno un dispositivo per collegarsi alle lezioni a distanza includano anche dei bonus per connessioni wi-fi che coprano il periodo della parziale sospensione della didattica in presenza».

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