Il duemiladodici era pronto alla partenza e tutti ci aspettavamo novità, dopo il difficile anno che era giunto alla fine.

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Il duemiladodici era pronto alla partenza e tutti ci aspettavamo novità, dopo il difficile anno che era giunto alla fine.

 Immaginavo che il  presidente della repubblica, nel suo discorso alla nazione di fine anno, avrebbe  parlato chiaro: “Erano tempi duri”. Ma già questo, lo avevamo capito tutti. Le prossime ore sarebbero state però vissute all’insegna dell’allegria, malgrado tutto.

 Cenoni e Veglioni erano proposti un po’ da tutti i Ritrovi della città, e chi non si poteva permettere di andare per locali avrebbe, comunque, festeggiato in casa. Il metereologo aveva anche detto che non avrebbe piovuto e questo avrebbe invogliato la gente ad uscire. Solo il comune che ogni anno faceva concorrenza ai locali di intrattenimento con feste di piazza, quest’anno complice l’austerità imposta dalle asfittiche finanze non avrebbe organizzato nulla. Io, dal canto mio, avevo già deciso che quest’anno mi sarei votato allo champagne per festeggiare la fine dell’anno, del resto, secondo il calendario Maya, sarebbe stato l’ultimo. Lo Champagne è prodotto in alcune zone specifiche della Francia:  e con degli uvaggi diversi secondo la zona. La migliore qualità è, ovviamente, quella delle Maisons che coltivano le uve, commercializzano le loro produzioni e hanno i vigneti nei soli 17 comuni che possono fregiarsi del titolo di “ Grand Cru”. Lo Champagne si deve alle scoperte dell’abate Pierre Pérignon intorno al 1670. Ma lo Champagne, come noi lo conosciamo, è nato dalle intuizioni della Signora Barbe Nicole Ponsardin, vedova Clicquot (la famosa Veuve Clicquot) che inventò le pupitres strutture a V rovesciata su cui mettere le bottiglie e il  remuage sur pupitres, tecnica che consentiva di effettuare la separazione dei lieviti dal vino, dando così allo champagne la limpidezza che lo caratterizza.

I migliori Champagne sono i millesimati, quelli cioè realizzati solo con uve di una specifica annata.

Mi chiamarono alcuni amici e decidemmo di cenare insieme quella sera per festeggiare.

Andai a cercare lo Champagne, non era semplice uscire dagli schemi commerciali e trovare una casa che ancora preparava il prodotto in modo artigianale. Trovai un’ enoteca fornita bene e potei scegliere.

Per un fatto di ricordi scelsi un Krug Grande Cuvèe assemblaggio di oltre 50 vini, provenienti da sei diverse annate. Prodotto a Reims è la Maison  nata da un idea di un immigrato tedesco sette generazioni fa, nel 1843. La caratteristica della Maison è quella utilizzare delle piccole botti da duecentocinque litri realizzate con legni francesi. Gli uvaggi utilizzati sono Chardonnay, Pinot Noir e Pinot Meunier. Nel bicchiere si presenta d’orato con dei riflessi scintillanti, ed un perlage finissimo. I profumi sono di nocciole tostate, mandorle, spezie ed un finale di frutta candita.

Il gusto è freschissimo come vuole la tradizione degli Champagne e ritornano le nocciole tostate, meravigliosamente lunga  la persistenza. Uno Champagne che lascia senza parole , di grande potenza, finezza e armonia. E con quello si festeggerà il nuovo anno, all’insegna di un cambiamento, come vuole la tradizione. Auguri a tutti.

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