I detenuti tornano sui libri, da Gazzi 8 studenti per l’Università di Messina

Pubblicato il alle

2' min di lettura

È un dato positivo quello riportato dall’Università di Messina che parla di una voglia degli studenti detenuti a Gazzi di continuare a studiare. Positivo perché il progetto dei Poli Universitari Penitenziari di Messina è partito a marzo 2021 (quindi relativamente da poco) e perché studiare durante una detenzione, ai nostri occhi, appare come una voglia di riabilitarsi nel modo più bello che ci sia: imparare.

Attualmente sono 8 i detenuti della Casa Circondariale Messina Gazzi che diventeranno nuovi studenti dell’Università di Messina e «il numero è destinato a salire». L’Ateneo assicurerà quindi adeguata assistenza didattica (compresi gli esami di profitto), agevolazioni per il recupero degli Obblighi Formativi Aggiuntivi e possibilità di seguire le lezioni a distanza.

Poli Universitari Penitenziari a Messina

L’accordo per realizzare i Poli Universitari Penitenziari a Messina nasce tra l’UniMe, il Garante, il Provveditorato e la Regione Siciliana con l’obiettivo di incentivare e accrescere il ventaglio delle opportunità in favorire del diritto allo studio dei detenuti nonché di quello allo sviluppo di programmi didattici all’interno delle carceri.

Un’altra importante novità è anche l’esonero dalle tasse universitarie per gli studenti detenuti UniMe. Anche questa iniziativa rientra all’interno dell’Accordo Quadro per consentire ai detenuti delle Case Circondariali e degli Istituti di pena il conseguimento di titoli di studio di livello universitario e per stimolarli ad affrontare un percorso formativo utile alla riabilitazione psico-sociale.

Nello specifico, l’esonero delle tasse è stato proposta dalla professoressa Anna Maria Citrigno, ricercatrice di Istituzioni di Diritto Pubblico al Dipartimento di Scienze Politiche e Giuridiche e referente dell’Ateneo peloritano per gli studenti detenuti per ciò che concerne le attività inerenti alla collaborazione fra le Università regionali e gli Istituti penitenziari.

Si può studiare anche in carcere

In Italia, secondo i dati forniti dalla Conferenza nazionale dei delegati dei rettori per i Poli universitari penitenziari (Cnupp), sono 82 gli istituti penitenziari in cui viene garantita l’istruzione universitaria, con la collaborazione di 37 Atenei (comprese le università siciliane). Nel 2019-20 risultano 920 gli studenti-detenuti iscritti ad un corso universitario.

Per il 55,8% per cento si tratta di detenuti in regime di media sicurezza (delinquenza comune), per il 33,6% di alta sicurezza, per l’4,4% di detenuti al 41 bis, per il 5,9% in esecuzione penale esterna. Solo il 4,1% degli studenti universitari detenuti è rappresentato da donne.

(250)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

error: Contenuto protetto.