Il pasticcere migliore del mondo è siciliano, viene da Taormina, in provincia di Messina, e si chiama Giuseppe Amato. Ha 40 anni e nei giorni scorsi è stato premiato a Parigi dove ha ricevuto il premio “Meilleur Patissier 2021” dall’Associazion de Grandes Tables du Monde.
La sua carriera inizia sin dalla giovane età. Giuseppe Amato, classe 1981, si è infatti diplomato nel 1998 alla scuola alberghiera di Taormina. Finiti gli studi superiori ha iniziato subito a lavorare, prima nella sua città, poi a Roma, fino ad arrivare a Londra, dove ha lavorato con Alain Ducasse allo Spoon Restaurant. Dal 2005 è membro dello staff dello Chef Heinz Beck come capo pasticcere del ristorante La Pergola (tre stelle Michelin) di Roma. Il lavoro non lo ha però tenuto lontano dallo studio e ha continuato a perfezionarsi seguendo master in Europa. Nel 2021 è stato inserito nella sezione “Migliori Pastry Chef” per la guida del Gambero Rosso.
Tanto lavoro, studio e tanti sacrifici hanno portato lo chef Giuseppe Amato a ricevere riconoscimenti prestigiosi in Italia e all’estero, finché non è arrivato a calcare il palco dell’Associazion de Grandes Tables du Monde per ricevere il premio come “Meilleur Patissier 2021”, vale a dire miglior pasticcere 2021. A fargli le congratulazioni, tra gli altri, il sindaco di Cerveteri, città della provincia romana in cui ora risiede: «A lui, nostro concittadino, a nome mio e dell’Amministrazione comunale di Cerveteri tutta il mio più vivo ringraziamento e i miei complimenti per aver portato così in alto il nome della nostra città».
Salito sul palco, Giuseppe Amato ha voluto ringraziare le persone che gli sono vicine: «Sono emozionatissimo. Vorrei solo dire una parola che fondamentalmente è molto forte e tocca tutti. “Grazie”. Lo dico principalmente al mio chef, lo chef Heinz Beck, che ha creduto in me per tanti anni. Lo dico ai miei collaboratori, perché non siamo tutti generali, ma i generali hanno bisogno di soldati che ci diano una mano per poter costruire, creare cose nuove per soddisfare i nostri clienti. Per questo li dovrò ringraziare tutta la vita. E per ultimo, ma non perché sono gli ultimi, la mia famiglia, perché credono in me. Sono papà, sono un marito, ma non mi vedono mai, come tutti gli chef pasticceri. Un ringraziamento fortissimo va a mia moglie e ai miei figli e a tutte le persone che hanno sempre creduto in me».
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