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Ex apprendisti ATM, confermato lo sciopero del 7 novembre: «Chiarezza sul licenziamento»

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Confermato lo sciopero di domani, martedì 7 novembre, proclamato da Fit Cisl, Uiltrasporti e Orsa per gli ex lavoratori apprendisti di ATM Messina Spa, che scrivono agli ex colleghi e si rivolgono anche al sindaco Federico Basile. I sindacati chiedono chiarimenti sul licenziamento: «Abbiamo tentato tutte le strade possibili del confronto sindacale in questi mesi ma persino la mediazione prefettizia non è stata sufficiente affinché l’Atm Spa facesse “chiarezza” sulla decisione di non proseguire il rapporto di lavoro di cinque autisti apprendisti comunque giudicati idonei al profilo».

Proclamato, quindi, lo sciopero di quattro ore per domani, martedì 7 novembre, dalle 15.30 alle 19.30. Alle 17.00 gli ex apprendisti dell’Azienda Trasporti di Messina si recheranno a Palazzo Zanca, accompagnati da una delegazione, per spiegare le proprie ragioni e consegnare una lettera aperta al Sindaco della città dello Stretto.

Sciopero per gli ex lavoratori apprendisti ATM: la lettera aperta al sindaco di Messina

Pubblichiamo, di seguito, la lettera aperta inviata dagli ex apprendisti di ATM Messina:

«Cari colleghi – scrivono –, apprendisti, stabilizzati, anziani, giovani e di ogni appartenenza sindacale, siamo gli ex autisti apprendisti, avete letto bene, siamo ex senza un motivo. Dimenticati da tutti, purtroppo anche da alcuni colleghi con cui abbiamo condiviso le ansie della selezione, la gioia dell’assunzione e tutti gli ostacoli del percorso formativo. Vivere senza prospettive future dopo esserci illusi della certezza di un lavoro stabile è una “Via Crucis” che non auguriamo a nessuno ma fa più male sentire nel piazzale lavoratori, colleghi, “amici”… che in preda al terrorismo psicologico attivato in azienda, per indotta pavidità prendono le distanze dalla nostra tragedia, fino a individuare fantasiosi motivi per cui, secondo alcuni, ci saremmo meritati il licenziamento. Sì amici, si è arrivati a questo, per paura di entrare nel tritacarne aziendale, o peggio, per aspettative e tornaconti personali, si denigra il collega licenziato pur di non mettersi contro l’azienda e per giustificare la presa di distanza dalla nostra vertenza per la vita.

Cosa avremmo fatto di tanto grave rispetto ad altri per essere sbattuti fuori da un giorno all’altro con la fredda consegna di una lettera che non contiene le motivazioni? Non ci droghiamo, non siamo alcolizzati, non abbiamo rubato, abbiamo lavorato onestamente entro i limiti delle nostre capacità che ATM ha ritenuto sufficienti per dichiararci ufficialmente formati e idonei alla mansione di Operatore di Esercizio, ma siamo fuori e l’assenza di motivazione è più angosciante dello stesso licenziamento. È triste e svilente leggere volantini di sindacati che, per sorvolare il fastidioso ostacolo, come unica soluzione del nostro ingiusto licenziamento individuano il percorso legale e reputano prioritarie altre questioni sindacali, derubricando la perdita immotivata di 5 posti di lavoro a questione di serie “B” per cui non vale la pena scioperare. Agli avvocati ci siamo rivolti immediatamente a spese nostre, senza attendere i suggerimenti delle segreterie sindacali ma i tempi della giustizia sono lunghi e incerti,  le nostre famiglie non possono attendere.

Cari Colleghi non fatene una questione di maglia sindacale, noi ci siamo aggrappati alla speranza dello sciopero di giorno 7 novembre a prescindere da chi l’ha dichiarato, il sindacato è uno strumento ma la nostra speranza siete voi!! Solo con il vostro coraggioso sostegno possiamo sperare di tenere accesi i riflettori che pian piano vengono offuscati dalla coltre di ignavia che vi impongono per campare tranquilli, eternamente a testa bassa ma tranquilli. Comprendiamo i vostri timori perché ci siamo passati anche noi da quell’azienda e ne conosciamo le dinamiche. Siamo dettagliatamente informati sulla guerra fra sindacati che si è innescata e ne prendiamo le distanze, conosciamo i nomi di chi dovrebbe difendere i lavoratori per missione ma vi intimorisce e vi invita a non scioperare e per non mettere inutile carne al fuoco ci asteniamo da ogni giudizio. I sindacalisti che battagliano fra loro per questioni di bottega non sono un nostro problema.

Il nostro dramma è la disoccupazione che crediamo di non meritare e la nostra speranza siete voi, vi conosciamo uno ad uno e siamo certi che giorno 7 novembre sarete al nostro fianco. I sindacalisti cambiano, la dirigenza aziendale è di passaggio ma la solidarietà e il mutuo sostegno fra lavoratori restano incisi per sempre nella pietra della dignità e saranno lo strumento per affrontare uniti le ingiustizie di domani, quando il malcapitato di turno sarà uno di voi. Un pensiero a Pippo Campagna è doveroso: presidente, cosa abbiamo commesso di tanto grave per essere fuori dalla nostra Azienda? Perché le motivazioni del nostro licenziamento sono un segreto di Stato? Abbiamo il diritto di sapere! Ci convochi, anche in modo informale, solo noi, senza sindacati e senza avvocati, e fra le quattro mura descriva le nostre colpe e spieghi se esiste una strada per rimediare. Siamo disposti a tutto, il nostro unico obiettivo è quello di tornare a lavorare nella nostra Azienda e sbarcale il lunario per le nostre famiglie. Lei è padre e sa cosa significa…

Signor Sindaco Federico Basile, giorno 7 verremo a trovarla in seno a una manifestazione pacifica, accompagnati dai colleghi che vorranno sostenerci. Speriamo vivamente di essere ricevuti, Lei è il primo cittadino, votato dai messinesi, anche da alcuni di noi, riteniamo che la sua autorevole mediazione per rendere giustizia a 5 famiglie sia un doveroso atto istituzionale.

Colleghi e amici, ci affidiamo al vostro coraggio e al vostro senso di giustizia e solidarietà che, siamo certi, prevarrà giorno 7 novembre. Per congedarci ci permettiamo di adattare al nostro caso un aforisma di Bertolt Brecht: Prima di tutto licenziarono 5 apprendisti ma rimasi indifferente perché non ero in quella lista, poi spostarono di zona tutti gli autisti scioperanti e stetti zitto perché mi lasciarono nella mia zona. Poi tolsero i bagni creando problemi fisiologici alle colleghe ma non protestai perché sono uomo e posso pisciare all’aperto. Un giorno vennero a prendere me, fui licenziato e non c’era rimasto nessuno a protestare».

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