Ribelli, rivoluzionarie, poetesse e musiciste, sono tante le donne che hanno fatto la storia di Messina, ma i loro nomi e le loro gesta spesso restano sconosciute ai più. In occasione della festa della donna, per questo 8 marzo 2020, abbiamo selezionato otto personaggi femminili del passato, più o meno remoto, della città dello Stretto, per raccontarvene la storia.
Di donne che hanno influito sulla storia di Messina ce ne sono tante, e il testo – usato anche come materiale di studio per quest’articolo – “Donne a Messina. Storia delle donne come storia della città” a cura di Michela D’Angelo e Giovanni Molonia, ne è una prova. Per ovvie ragioni di spazio e di tempo è stata fatta una selezione, tra nomi più e meno conosciuti, e si è stretto il campo attorno a otto donne della storia di Messina, appartenenti ad epoche ed estrazioni sociali diverse, che hanno lasciato un segno indelebile nella città dello Stretto.
Dina e Clarenza
Dina e Clarenza, donni curaggiusi, sunannu ‘na notti li campani, sabbaru la citadi di soprusi, dù aroini di Vespri Siciliani! – Maria Costa
Sicuramente le più note della lista, devono la loro fama a un episodio in particolare, avvenuto durante i vespri siciliani, la ribellione dell’Isola contro gli Angioini partita da Palermo nel 1282 e arrivata poi anche a Messina, che vide anche le donne della città impegnate in prima linea per scacciare i dominatori francesi.
L’8 agosto 1282 furono proprio Dina e Clarenza, si narra, a salvare Messina dall’assedio nemico, intenzionato a entrare in città approfittando del favore della notte. Accortesi di quanto stava avvenendo, le due passarono al contrattacco: Dina iniziò a scagliare pietre contro i francesi, mentre Clarenza corse a suonare le campane per avvisare il capitano Alaimo da Lentini che i francesi stavano tentando di espugnare Messina. Grazie al loro tempestivo intervento, la città fu salva.
Macalda da Scaletta
Donna spregiudicata, intelligente e maestra delle armi, Macalda di Scaletta è una figura controversa della storia di Messina, che ha diviso e ancora divide gli studiosi in due fazioni: ammiratori e detrattori.
Nata da una famiglia di umili origini ma di grandi ambizioni sociali, Macalda di Scaletta sposò prima un barone, poi caduto in miseria, che morì lasciandola vedova; poi si unì ad Alaimo da Lentini che, dopo un passato nella corte angioina, diventò uno dei principali ispiratori dei vespri siciliani. Se da un lato lui acquisiva – anche grazie all’intervento della consorte – ruoli di sempre maggiori rilievo, lei divenne governatrice di Catania. Ma la loro fortuna non durò e Macalda concluse la sua esistenza imprigionata nella torre Ottagona del Castello Matagrifone (o Rocca Guelfonia) dove perfezionò le sue doti al gioco degli scacchi.
Antonina Cascio
Meno nota delle donne che la precedono in questo articolo, ma non per questo meno valorosa, Antonina Cascio partecipò ai moti rivoluzionari dell’800 e, in particolare, nel 1820 guidò altre duecento donne contro le guardie del Palazzo Reale di Messina. Prese parte, sempre in prima linea, anche ai moti del 1847-48 e nel 1860 incontrò Giuseppe Garibaldi.
Morì ormai ultracentenaria nel 1905, dopo una vita di lotta e resistenza.
Rosa Donato
Rosa Donato fu, come disse Giuseppe La Farina “una povera donna del volgo”, nata nel 1808 da una famiglia di umili origini e morta in povertà nel 1867. Di mestiere faceva la “tosatrice di cani” ma molti la conoscono come “la cannoniera” e la sua immagine, ai piedi del Duomo di Messina, nel pieno della battaglia, rimane tutt’oggi uno dei simboli delle rivoluzioni siciliane del 1848. Dopo la riconquista della città da parte dei Borboni dovette rifugiarsi a Palermo, dove continuò a combattere. Rientrata a Messina, venne però arrestata e trascorse 15 anni in prigione. Gli ultimi anni della sua vita li trascorse chiedendo l’elemosina, ma il suo nome era già entrato nella storia di Messina.
Antonia e Anna Ruffo
Figlie di Antonio Ruffo principe della Scaletta e Alfonsina Gotho baronessa della Floresta, Antonia e Anna Ruffo furono due nobili messinesi, musiciste e cantanti. Come per molte donne dell’epoca, il loro destino venne deciso dal padre. Alla sua morte, Antonio Ruffo lasciò ad Antonia, oltre al denaro, diverse proprietà, quadri e beni di valore.
Per Anna, invece, il padre aveva in serbo un destino differente: le sarebbe spettata una certa somma di denaro, ma solo a patto che prendesse i voti e diventasse monaca. Anna però, si ribellò al volere del padre e ai fratelli, rifiutò la strada che era stata tracciata per lei e decise di sposarsi. Visse “felice e contenta”, pur senza l’eredità di famiglia, ed ebbe sei figli.
Nina da Messina
Figura misteriosa di cui mancano dati anagrafici certi, ma di cui si hanno testimonianze “celebri” –il poeta fiorentino Dante da Maiano ne era innamorato e i due si scambiavano versi d’amore – Nina da Messina è considerata dall’Accademia della Crusca tra i “fondatori della Toscana favella” e fece parte della scuola poetica siciliana nel ‘200.
Di lei ci restano, oltre a diverse testimonianze negli scritti dei poeti del tempo. In Sicilia diverse strade sono intitolate a lei. Nella città dello Stretto esiste una via Nina da Messina, che collega via Garibaldi a via Placida.
Adriana Caneva Bosurgi
Nata a Napoli ma trapiantata a Messina, Adriana Caneva Bosurgi parla quattro lingue ed è una delle imprenditrici più famose della storia della città. Insieme al marito, Giuseppe Bosurgi, vive a Villa Pace ed è comproprietaria della W. Sanderson & Sons che produce essenze di agrumi e ha stabilimenti a Messina, Reggio Calabria e Siracusa.
Alla morte del coniuge, Adriana prende le redini dell’azienda facendola crescere sempre di più. Le dà una dimensione internazionale più ampia, portandola fino al Sud America, partecipa a mostre e fiere, implementandone le attività di ricerca e promuovendo la produzione di nuovi prodotti. Furono i figli, alla sua morte, a prendere in mano l’azienda che portarono avanti fino agli anni ’80 del ‘900.
Elpide
Si dice che Elpide fosse una poetessa siciliana vissuta nel V secolo d.C.. Si dice, sì, perché su di lei, in realtà, ci sono pochi dati anagrafici, spesso contrastanti tra loro. Persino il suo luogo di nascita è incerto, se la contendono Messina e Palermo. La città dello Stretto le dedicò un bassorilievo, un tempo esposto nella Sala del Senato di Messina, oggi custodito al Museo Regionale di Messina. A lei sono attribuiti due inni sacri dedicati ai santi Pietro e Paolo tuttora utilizzati dalla Chiesa cattolica.
Proprio un paio di mesi fa, si era parlato nuovamente di lei, in città, quando Nino Principato propose di intitolarle una via di Messina.
Fonte bibliografica: “Donne a Messina. Storia delle donne come storia della città” a cura di Michela D’Angelo e Giovanni Molonia.
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