Sino a domenica 25 febbraio nell’atrio di palazzo Zanca è possibile visitare la mostra “Conoscere per non Dimenticare”, presentata nel corso di una cerimonia lo scorso 9 febbraio organizzata dalla Prefettura, d’intesa con l’Amministrazione comunale, in occasione della commemorazione del Giorno del Ricordo, alla presenza del prefetto di Messina Cosima Di Stani, del sindaco Federico Basile e dell’assessore alle Politiche Culturali Enzo Caruso. Il percorso espositivo della mostra, curata da Maria Cacciola Briguglio, presidente dell’Associazione Nazionale tra i Congiunti dei Dfeportati Italiani ex Jugoslavia (A.N.C.D.J) – Comitato provinciale Messina, è stato distribuito in diverse aree tematiche.
“Obiettivo della mostra – hanno spiegato il sindaco Basile e l’assessore Caruso – è fare conoscere alle nuove generazioni e tenere sempre vivo il ricordo dei fatti che hanno sconvolto, con dolore e morte, le popolazioni della Venezia Giulia e allo stesso tempo opporsi alla violenza dell’oblio e del silenzio. Tema della violenza, purtroppo, che è sempre ricorrente, più che mai nell’ultimo periodo storico, e deve indurci ad un’attenta riflessione”.
La prima area tematica della mostra è dedicata alla conoscenza storico-geografica delle terre giuliano-dalmate, in parte perdute dopo il Trattato di pace di Parigi del 10 febbraio 1947. I pannelli seguenti evidenziano, attraverso foto e documenti, le stragi e gli eccidi compiuti dai partigiani slavi nei confronti delle popolazioni istriane, fiumane e dalmate a partire dal settembre del 1943, subito dopo l’armistizio, fino al 1945 e oltre con la strage di Vergarolla (agosto del 1946).
Foto e testimonianze di chi ha vissuto quelle tragiche esperienze completano i vari pannelli che documentano la riesumazione delle salme dalle foibe esplorate (fatta nel 1943 dai vigili del fuoco di Pola). A queste segue la documentazione della scoperta di altri corpi sepolti in fosse comuni e le eliminazioni cruente di militari e civili perpetrate dalle truppe di Tito ai danni degli Italiani della Venezia Giulia, allo scopo di creare un clima di terrore tra la popolazione e indurla all’esodo.
Sono state anche inserite nella mostra le foto dei vari campi profughi e dei luoghi fatiscenti che accolsero gli esuli costretti all’abbandono delle loro terre, italiche da secoli (latine prima e venete poi), le quali mettono in luce le molteplici e notevoli difficoltà a cui essi andarono incontro al loro arrivo nella madre patria. Qui, infatti, gli esuli non furono accolti con la tolleranza e l’ospitalità dovuta a dei connazionali: Italiani due volte, per nascita e per scelta. In un pannello le piccole storie dei protagonisti s’intrecciano con la grande storia, formando un puzzle che aiuta a comprendere come la tragedia che ha colpito la popolazione del confine orientale, abbia toccato anche la nostra isola: tanti i siciliani che combatterono per difendere l’italianità di quelle terre e subirono la morte in modo violento e crudele.
Nella mostra, inoltre, non mancano gli agganci al territorio riportati in alcuni pannelli che ospitano le foto di messinesi vittime della barbarie titina e la documentazione di varie iniziative svolte a Messina e in provincia per onorare i martiri delle foibe e dell’esodo.
Il percorso storico-didattico si conclude con un pannello dedicato agli eventi storici, succedutisi dal Trattato di Londra (1915) al Trattato di Osimo (1975) e alla cronaca degli avvenimenti sull’argomento, dal primo dopoguerra ad oggi, fino all’istituzione, nel 2004, del “Giorno del Ricordo” che ha avviato un processo istituzionale di recupero della memoria collettiva.
(142)