Come ti racconto il mio “Camurrioma”, l’intervista a Maria Irrera

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Maria Irrera ha 37 anni e una montagna di capelli ricci, non a caso gli amici la chiamano Maria Riccia. È una creativa, si occupa di comunicazione e il suo lavoro l’ha aiutata ad affrontare quello che lei preferisce chiamare camurrioma. «Sono vecchia per alcune cose, ma troppo giovane per altre. Tipo avere un cancro al seno!».

Di prevenzione e controlli se ne parla ancora troppo poco e potersi confrontare con Maria è fondamentale e speciale. Dalla scoperta del camurrioma, Maria ha deciso di aprire un canale sui social per poter parlare, senza avere più paura, a tutti. «Oltre ad aiutare me, sta aiutando tante altre donne che hanno il mio stesso problema. Questo mi rende orgogliosa e mi emoziona» ci racconta.

Maria è una forza

Maria Irrera non aveva mai affrontato una vera visita di prevenzione e il suo camurrioma è comparso – come tutte le cose brutte – all’improvviso. «Il mio “camurrioma” – preferisco chiamarlo così perché fin dall’inizio le parole tumore e cancro mi facevano rabbrividire, quindi ho dato un nome più simpatico in modo tale che la mia bocca lo potesse pronunciar senza timore – è comparso all’improvviso.

Ero impegnata in “altro” e stavo provando ad avere una gravidanza, che non arrivava. Mentre facevo esami di routine eccolo lì. È spuntato lui, all’interno del mio seno destro proprio dietro il capezzolo. Era ben nascosto.

Ho fatta una visita nel 2019 – racconta Maria – ma sempre e solo per la questione gravidanza. Ma prima mai, completamente. Purtroppo c’è pochissima informazione riguardo questo argomento. O meglio, come la maggior parte delle mie coetanee, pensavo che tutti i controlli di routine andassero fatti dopo i 45 anni.

In effetti la sanità pubblica dice questo, che la fascia di popolazione più colpita di cancro al seno va dai 45 ai 65 anni: infatti si effettuano screening e controlli gratuiti solo per questa fascia di età. Ma sulla mia pelle ho scoperto che ci si può ammalare di cancro anche se sei più giovane. Io non lo sapevo, non avevo completamente idea e non lo immaginavo. Ma vi posso assicurare che nel mio percorso ho conosciuto ragazze anche più giovani di me di 10 anni».

La creatività di Maria Irrera

Dopo ansie e incertezze, la Riccia ha deciso di aprire un canale per poter raccontare meglio quello che sta affrontando, dando vita a una comunicazione leggera e facile da leggere per parlare di una cosa difficile. «Sono sempre stata un po’ ipocondriaca – continua Maria – e il primo periodo è stato veramente difficile: non lo nego, non riuscivo né a dormire né a mangiare.

Esami, test, visite, notti a leggere su Google e informarmi, dubbi, ansie incertezze. Ma dopo le classiche e consuete domande Perché a me? Che cosa ho fatto di male? con il sostegno del mio compagno Davide e grazie alle parole illuminanti di Roberto (il mio carissimo amico medico che mi supporta e sopporta) che il pomeriggio della diagnosi mi suggerì Ricci, prima lo accetti meglio è, mi è venuta l’illuminazione!

Nella mia mente creativa si è configurata una piccola vignetta tutta colorata. La protagonista ero io e prendevo a colpi di “accetta” un esserino verde e viscido. Sì, lo stavo accettando per bene il mio camurrioma. Ho acceso subito il pc e ho cominciato a realizzare quello che avevo in testa. Ho cominciato a ridere davvero tanto. Avevo da poco scoperto un cancro e ridevo come una scema! Ma che follia è! Ma la mia illustrazione faceva troppo ridere. Ma che carina, anche il mio camurrioma sembrava quasi carino.

Avevo qualcosa da raccontare e l’idea di condividere il mio percorso sui social nasce dall’esigenza di tranquillizzare i miei amici, i miei parenti e miei clienti riguardo la mia malattia. Non ho mai voluto essere compatita o chiamata poverina. Sono sempre la stessa, con un pensiero in più».

Ricciambolesca vs Camurrioma

Raccontare una cosa così intima non è facile, anche per quello che comporta il trattamento terapeutico del camurrioma. «Non ho momenti estremamente difficili durante il giorno. Sono i 4-5 giorni post chemio che mi danno un sacco di problemi. Più che altro mi arrabbio – dice Maria – di stancarmi facilmente e di non poter fare tutto. Sono stata sempre definita un brazzu i mari e quindi fare il 50% di quello che facevo prima mi infastidisce. Però poi recupero alla grande e lavoro, cucino, faccio work-out e un sacco di cose creative sui social.

La cosa più difficile da raccontare era proprio dire alla gente è che ho un cancro. Le reazioni erano le più varie, dai pianti disperati alle visite interminabili di parenti di quindicesimo grado con consegna di pasticcini e fiori. È davvero difficile reagire alla parola cancro, soprattutto quando hai davanti una donna giovane e in salute.

Da qui, appunto, la mia decisione di comunicarlo al mondo intero. Tutti devono essere informati, tutti devono sapere quotidianamente come sto (così magari evito telefonate di ore ed ore, perché comunque voglio continuare a lavorare, ad allenarmi, a fare trekking, a stare con il mio compagno e la mia cagnolina) e lo devono sapere a modo mio, in maniera ricciambolesca».

La creatività salverà il mondo

Maria dalla sua parte ha la creatività che, come abbiamo detto all’inizio, è stata centrale per la nascita della sua idea. «Penso da sempre che la creatività salverà il mondo. E in questo caso ha salvato me. Il mio modo di vedere le situazioni in maniera ironica, creativa e in maniera subversiva, mi fanno vivere questa momentanea normalità con il sorriso.

Ho un problema? Penso subito a come lo devo comunicare e alla vignetta che devo realizzare. E sto avendo anche la conferma che questo, oltre ad aiutare me, sta aiutando tante altre donne che hanno il mio stesso problema. Questo mi rende orgogliosa e mi emoziona».

Non solo su Facebook

Maria Irrera racconta questo momento della sua vita su Facebook, Instagram e Tik Tok e insieme a questo c’è anche “Il filo dell’anima”, un progetto fotografico curato da Ursula Costa per sostenere l’Associazione Salus. «Alle ragazze – continua la Riccia – vorrei informarle. Vorrei dire di non abbassare mai la guardia e di non farsi trovare impreparate come è successo a me.

Certo non dobbiamo fare in modo che l’ansia ci perseguiti per sempre. Ma basta un controllo ogni anno, uno solo e poi potete vivere tranquillamente la vostra vita. E vorrei dire di non avere paura. Non è certo un raffreddore, ma il camurrioma adesso fa meno paura».

Da qui in poi

«La mia vita è già cambiata. Vivo tutto in maniera più leggera e spensierata. Mi emoziono quando vedo sorgere il sole, mi scendono le lacrime quando ascolto una canzone che mi piace.

Sono molto più sensibile e non do più nulla per scontato. Mi fanno ridere quelli che si arrabbiano per cose futili ed inutili. E soprattutto non ho più paura di niente».

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