Male, anzi malissimo per l’Università di Messina che nella classifica delle Università italiane 2022, stilata dal Censis, arriva in fondo alla lista. Anche questa settimana, insomma, un primato negativo per la città dello Stretto. Dopo la mappa delle città con meno verde urbano e l’elenco, realizzato dal Ministero delle Infrastrutture e Regione Siciliana, delle opere incomplete, Messina è il posto dove non vivresti per andare all’Università.
La ventiduesima edizione della classifica annuale dell’istituto di ricerca socio-economica, infatti, è «uno strumento – si legge – per fornire orientamenti alle scelte di tutti gli studenti pronti a intraprendere la carriera universitaria». Un’analisi, quella del Censis, che indaga il sistema universitario italiano nel suo complesso, basata su: valutazione delle strutture disponibili, servizi erogati, livello di internazionalizzazione, capacità di comunicazione 2.0 e occupabilità.
Messina e la classifica Università italiane 2022
Tra corsi di laurea triennali, magistrali, atenei pubblici e privati, il Censis ha stilato complessivamente 69 classifiche. Diamo uno sguardo all’Università di Messina e al suo ultimissimo posto in classifica, preceduta da Catania e Roma Tre, rispettivamente al penultimo e terzultimo posto. La prima posizione, invece, è occupata anche quest’anno dall’Università di Bologna, con un punteggio complessivo di 89,8. Seguono l’Università di Padova e La Sapienza di Roma, rispettivamente in seconda e terza posizione con i punteggi di 88,0 e 86,5.
L’Università di Messina ha totalizzato, come punteggio generale: 75,8. Vediamo i risultati delle singole sezioni:
- borse di studio: 77
- comunicazione: 86
- internazionalizzazione: 71
- servizi: 70
- strutture: 85
- occupabilità: 66
L’Università è in crisi
Secondo i Rettori degli Atenei italiani coinvolti l’attuale crisi economica è una delle principali ragioni che rende difficile l’accesso agli studi universitari. «All’impoverimento materiale delle famiglie si somma, – continua la nota – secondo il giudizio di quasi 5 rettori su 10, un crescente disagio giovanile, conseguente alla percezione di un futuro reso più incerto dal lungo periodo di pandemia.
Un disagio che ha influito negativamente non solo sugli apprendimenti scolastici. Non indifferenti sono stati, infatti, gli effetti collaterali dal punto di vista psicologico, portando spesso giovani e studenti a vivere in una fase di sospensione, senza poter disporre di prospettive chiare per il loro progetti di vita».
A questo link la nota metodologica.
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