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Aumento Tari del 9%: è scontro tra MessinAccomuna e la Giunta De Luca

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È di nuovo scontro sulla raccolta differenziata dei rifiuti a Messina tra la vecchia e la nuova Giunta comunale. A scatenare l’acceso dibattito, una nota di MessinAccomuna che accusa il sindaco Cateno De Luca di non aver mantenuto la promessa fatta in campagna elettorale di far diminuire la Tari. Replica l’assessore Dafne Musolino: «Aumento della tassa sui rifiuti ridotto rispetto ad altre città come Genova e Palermo».

Nei giorno scorsi il laboratorio di partecipazione civica MessinAccomuna ha inviato una nota in cui ha contestato la gestione del servizio di raccolta rifiuti da parte dell’Amministrazione De Luca e ha rivendicato la paternità della Giunta Accorinti per quel che riguarda l’introduzione della raccolta differenziata nella città dello Stretto. A rispondere per le rime, l’assessore alle Politiche Ambientali, Dafne Musolino: «MessinAccomuna dichiara che Accorinti avrebbe portato la raccolta differenziata a Messina, con un servizio “regolare e diffuso”. Evidentemente non rammentano che ancora a giugno 2018 (Accorinti è stato eletto Sindaco nel 2013) la Raccolta Differenziata a Messina veniva svolta solo in alcune parti del primo e del sesto quartiere, di certo non era un servizio diffuso e neanche regolare considerato che arrivava con difficoltà al 10-12%».

Aumento della TARI, MessinAccomuna: «Oggi i messinesi pagano 10 milioni e mezzo in più che nel 2018»

MessinAccomuna, si diceva, accusa la Giunta De Luca per l’aumento della tassa sui rifiuti in città: «In campagna elettorale – scrive – (Cateno De Luca, ndr) promette che la TARI scenderà significativamente per i messinesi. Trova una società nuova di zecca, capace di realizzare investimenti, con un management di altissimo profilo, un piano industriale già disegnato e un piano strategico che prevede investimenti, internalizzazioni di funzioni, e (sostenibilmente) la differenziata al 30% entro il 2019. Cosa fa? Caccia il Direttore Generale (senza sostituirlo: MessinaServizi è forse l’unica “grande azienda” italiana a non avere un DG da due anni e mezzo), affida tutto a un suo “fedelissimo”, già titolare di altro incarico pubblico retribuito, promettendo l’impennata della differenziata: +45% di differenziata in 6 mesi. Trascorsi 12 mesi, c’era un risibile +0,9%, che aveva rallentato la crescita precedente (+1,1% nel 2014, + 1,8% nel 2015, + 1,8% nel 2016, + 3,0% nel 2017, + 3,7% nel 2018). A tutt’oggi è del 25% sotto l’obiettivo di due anni fa. Aveva promesso una TARI più leggera: oggi i messinesi pagano 10 milioni e mezzo in più che nel 2018, e sono stati tagliati circa 2,5 milioni di sgravi alle famiglie meno abbienti».

La replica dell’assessore Musolino: «A Messina, aumento Tari ridotto rispetto ad altre città»

A rispondere è l’assessore Dafne Musolino: «Osserviamo che gran parte dell’aumento della TARI per il 2021 è da imputarsi ai criteri dettati da ARERA (Autorità di regolazione per energia reti e ambiente, ndr), che ha imposto ai Comuni di inserire nella tariffa anche il costo della gestione delle discariche post mortem, i crediti di dubbia esigibilità, il costo delle bonifiche delle discariche su suolo pubblico che prima venivano sostenuti con fondi a carico del bilancio. La ragione di tale diverso assetto è di matrice comunitaria, costituisce una diretta applicazione del principio sancito dalla Direttiva del Parlamento Europeo 19-11-2008 n. 2008/98/CE,  “chi inquina, paga” e dunque viene applicato come una sorta di sanzione anticipata, per cui i cittadini sono messi a conoscenza del costo del servizio aggravato dalle condotte illecite, nell’ottica di sensibilizzarli e farli migliorare».

A cosa è dovuto, quindi, l’aumento della Tari? Questa la spiegazione dell’assessore Dafne Musolino: «Dunque l’aumento del 9% è dovuto in parte ai servizi che di fatto vengono espletati (e che non sono previsti, ad esempio, a Verona) ed in parte al diverso criterio imposto da ARERA ma rappresentano un aumento che, se confrontato con altre città, è davvero ridotto (per l’anno 2021 a Genova la tari è aumentata del 21%, a Palermo è stato previsto un aumento del 23% con un servizio il cui costo è stimato in oltre 150 milioni l’anno). Non di minore importanza è il fatto che sul costo della tariffa incide anche il costo del trattamento della frazione umida del rifiuto (c.d. FORSU) che, a causa della assenza di impianti disponibili, viene trasportato fino a Mantova con un costo di 230 euro/tonnellata. Ma anche questo MessinAccomuna non poteva saperlo, per la semplice ragione che prima della Giunta De Luca nel piano economico del contratto di servizio non era stato previsto il costo per lo smaltimento dell’umido! Alla faccia del servizio diffuso e regolare».

«Rammentiamo – prosegue – a MessinAccomuna che negli anni di amministrazione Accorinti, quando ancora il servizio di nettezza urbana era gestito da Messinambiente, dal 2013 al 2014 si registrò un incremento tariffario del 8,66% che di certo non servì né ad aumentare i servizi né a ristrutturare la società, che infatti nel 2018 è stata dichiarata fallita nonostante i tentativi dell’amministrazione di farla ammettere ad un concordato preventivo fallimentare inattuabile come sancito dalla dichiarazione di fallimento del Tribunale».

Musolino: «A Messina raggiunte percentuali di raccolta differenziata del 40%»

Per quel che riguarda, più nello specifico, la raccolta differenziata, l’assessore Musolino aggiunge: «Le percentuali di raccolta differenziata raggiunte a Messina fino ad oggi, e che si attestano al 40% (con un 35% di media) costituiscono un significativo risultato che conferma che le scelte intraprese dall’Amministrazione e portate avanti da MessinaServizi sono state efficaci ed efficienti, prova ne sia il fatto che Messina è l’unica città Metropolitana della Sicilia in cui la raccolta differenziata è svolta su tutto il territorio comunale, mentre a Palermo (dove la RD è al 15% circa) viene servita meno della metà della popolazione residente e a Catania il servizio di RD riguarda solo il centro storico con una RD ai minimi nazionali (appena il 9%)».

«Ma ancora – conclude –, volendo fare paragoni con altre città d’Italia, ci sembra corretto rammentare che Torino, che ha avviato il servizio di raccolta differenziata oltre dieci anni fa, serve solo il 35,6% del territorio comunale e ha raggiunto il 50% di Rd. I confronti, quando sono onesti e tengono conto dei dovuti distinguo, ci confortano sulle scelte operate e sul percorso fin qui seguito».

 

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