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Anm: “Corte d’Appello di Messina, un baluardo contro il crimine che non va soppresso”

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La città non ha capito la portata di un “disastro” in termini di Giustizia. La paventata soppressione della Corte d’Appello di Messina, che nelle logiche ministeriali dovrebbe essere accorpata a quella di Catania, comporterà anche il trasferimento, per effetto, degli annessi uffici distrettuali.  Per questo Maria Teresa Arena, presidente della sezione messinese di Anm, Associazione Nazionale Magistrati, ha riunito ieri, nell’aula magna della Corte d’Appello, i colleghi magistrati, gli avvocati,  il personale amministrativo.

Un nuovo incontro voluto per unire le forze di ogni componente di giustizia ed allontanare, tra tanto altro,  il pericolo primo insito nella soppressione della Corte d’Appello di Messina: il conseguente impoverimento di un organismo distrettuale come la Dda, particolarmente impegnato nella lotta al crimine organizzato, e Messina, come noto, é territorio a gran rischio. Messina, in termini di giustizia, è Barcellona, Tortorici, Mistretta, capisaldi della mafia. Messina, per la centralità  geografica, perchè posta tra la ndrangheta e criminalità catanese, è città che va “difesa”.

Già lo scorso novembre, in un documento siglato dalle Giunte sezionali di Messina, Catania e Palermo, l’Anm  aveva chiamato a raccolta tutti gli operatori della giustizia,  cittadini compresi, per spiegare i rischi derivanti dalla soppressione di alcune Corti d’Appello siciliane..

Nell’assemblea di ieri, Maria Teresa Arena ha rilanciato la chiamata a raccolta attraverso il documento.  Questo uno stralcio del contenuto:

“In riferimento al paventato progetto di soppressione di alcune Corti d’Appello siciliane, le Giunte siciliane evidenziano la ferma contrarietà ad ogni ipotesi di soppressione ed indicano i motivi, qui di seguito specificati, che rendono tale progetto inattuabile, esoso, oltre che dannoso per la realtà criminale esistente su tutto il territorio siciliano.

Ed invero, la soppressione anche soltanto di alcuni dei presidi distrettuali minerebbe l’efficienza della giurisdizione in Sicilia e delle politiche di contrasto alla criminalità organizzata, proprio per la particolare diffusione capillare del fenomeno mafioso in tutta la Regione.

La soppressione di Uffici giudiziari distrettuali,  quali il Tribunale di Sorveglianza, il Tribunale per i Minorenni e la Procura dei Minori, la Direzione Distrettuale Antimafia, il G.U.P. distrettuale, il Tribunale Sez. Riesame (e, conseguentemente, anche di quelli investigativi distrettuali) determinerebbe, inevitabilmente, una perdita di “controllo” e di esercizio della legalità in un territorio da sempre caratterizzato da una pervicace presenza di criminalità organizzata.

Da ciò deriverebbe il rischio del rafforzamento del fenomeno mafioso in tutta la Sicilia.

Inoltre, le Giunta siciliane evidenziano le gravi difficoltà di ordine logistico e meramente materiale conseguenti ad un’eventuale soppressione di alcune Corti di Appello, mancando, allo stato, sia nelle sedi di Catania che in quelle di Palermo, degli edifici  idonei a garantire l’eventuale accorpamento degli uffici giudiziari sopprimendi.

Del resto, la realizzazione di strutture adeguate comporterebbe dei costi talmente alti da rendere assolutamente antieconomico il detto accorpamento.

A ciò deve, altresì, aggiungersi la specificità del territorio caratterizzato anche da difficoltà nella rete di comunicazione viaria e ferroviaria non comparabili ad altre realtà nazionali.  Nel corso dell’assemblea è intervenuto anche il presidente della Corte d’Appello di Messina, Michele Galluccio, che ha ribadito la ricaduta sul territorio della possibile abolizione dell’organo giudiziario che presiede. Anche il presidente della’Ordine degli avvocati di Messina, Vincenzo Ciraolo, ha formalmente  dichiarato l’impegno dell’avvocatura nella difesa degli uffici di giustizia distrettuale cittadina. Un documento che  ne evidenzia l’importanza della loro presenza sul territorio è già stato inviato al governo centrale. Non sono esclusi altri interventi a sostegno di un esercizio della magistratura  che lavora per la città e pertanto non può e non deve essere soppresso.

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