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Anche 18 medici messinesi tra i firmatari per il commissariamento della Sanità regionale

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Ci sono anche 18 medici messinesi tra i firmatari della lettera, indirizzata al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio dei Ministri ed al Ministro della Salute, in cui si chiede a gran voce il commissariamento della Sanità siciliana.

L’assessorato alla Sanità, dopo le dimissioni di Lucia Borsellino, annunciate lo scorso 30 giugno, è andato nelle mani del presidente della Regione Sicilia, Rosario Crocetta, “ad interim”. Pochi giorni dopo, era l’otto luglio scorso, Crocetta decideva di restare alla guida dell’Assessorato in via definitiva, accogliendo l’invito dell’Ars.

Riportiamo di seguito la lettera con cui 91 medici e operatori sanitari aderenti al Sigm (Segretariato Italiano Giovani Medici) si appellano alle massime autorità dello Stato.

“Gentili Autorità,

da anni la sanità siciliana è sottoposta ai vincoli di uno stringente Piano di Rientro in tema di sanità, giustamente imposto dallo Stato per far fronte agli esiti delle cattive gestioni perpetrate in passato.

Negli anni, indubbiamente, gli interventi proposti hanno dato i loro frutti, al punto da ridurre parte della spesa improduttiva e raggiungere il pareggio di bilancio, a riprova del fatto, laddove ve ne fosse bisogno, che amplissimi erano i margini di contenimento.

Tuttavia, non sempre tali interventi sono stati orientati da una visione di sistema, non essendo stata accompagnata la razionalizzazione della spesa a regime dai necessari investimenti finalizzati a produrre salute, dall’implementazione del sistema integrato delle cure per far fronte ai nuovi scenari di salute, all’innovazione tecnologica ed alla ricerca scientifica, alla formazione ed occupazione delle risorse umane.

Tutto ciò ingenerato, come si può evincere dalla cronaca recente e passata, non da errori di valutazione, bensì dal malcelato intento di alimentare un sistema affaristico-clientelare trasversale alla politica ed alla pubblica amministrazione.

Nel particolare, gli effetti deleteri di siffatte politiche poco lungimiranti si stanno ripercuotendo inesorabilmente sulle giovani generazioni, riverberandosi nel tempo e non lasciando intravedere prospettive di rilancio del sistema salute e, con esso, di valorizzazione delle professionalità.

La sanità pubblica, che da sempre rappresenta uno dei capisaldi del nostro Paese, viene quotidianamente depauperata e minata alle fondamenta, non offrendo riscontro alcuno alle legittime aspettative degli operatori mossi, da una parte, dalla missione di garantire il diritto alla salute ai cittadini e costretti, dall’altra, in una sacca di precariato cronico, frutto sia del blocco del turn over imposto dal livello centrale che delle distorsioni prodotte dalla pervasività della politica in sanità; su tutte quella del mantenere strutture e funzioni, alcune di queste ridondanti, più tagliate a misura del responsabile “fedele” che del reale bisogno di salute espresso dalla popolazione.

La persistente adozione di iniziative di parte, a discapito delle politiche di pianificazione e di programmazione in tema di sanità e salute, nonostante gli sforzi nel segno della discontinuità prodotti da qualche singolo politico “illuminato”, ha alimentato un cortocircuito tale da condizionare le scelte non più in base alle competenze dei professionisti ed alla tutela del diritto alla salute dei cittadini, bensì in funzione dell’obiettivo preminente di alimentare clientele funzionali ad interessi esterni, per non dire confliggenti con le esigenze dei portatori di interesse.

In più occasioni e su più livelli ci si è interrogati sul come garantire la sostenibilità del sistema salute. E tanto i dati amministrativi e sanitari, quanto le evidenze scientifiche, sono disarmanti nell’indicare nella rimozione delle inappropriatezze, delle clientele e degli sprechi, nonché della diffusa corruzione in sanità, unitamente alla misurazione delle performance, la chiave di volta per recuperare le risorse da disinvestire per reinvestirle nei settori e negli ambiti più produttivi – nel senso di soddisfacimento del bisogno di salute – dell’intero Servizio Sanitario Nazionale e dei singoli Servizi Sanitari Regionali.

Le recenti dimissioni dell’Assessore Regionale alla Salute della Regione Siciliana hanno certificato uno spaccato inquietante in tema di gestione della Sanità Pubblica in Sicilia. Al di là delle implicazioni etiche, giudiziarie e di contesto, che urtano gravemente la sensibilità di ogni cittadino e di ogni operatore sanitario siciliano, è il sistema nella sua interezza che impone la necessità di una seria ed immediata riflessione sugli attuali assetti della sanità siciliana. L’esperienza dimostra come non basti portare ai vertici del sistema una persona di specchiata professionalità e di profonda integrità umana e morale per segnare una definitiva inversione di tendenza nelle politiche sanitarie, laddove, di contro, vengano al contempo posti negli snodi del sistema salute degli interlocutori inclini a soddisfare l’interesse di parte e non quello della collettività.

La classe dirigente che, ad oggi, ha governato la sanità siciliana ha dimostrato inesorabilmente tutti i suoi limiti, avendo per di più mancato di valorizzare le giovani generazioni di professionisti della salute, dall’accesso alla formazione, che avrebbe potuto trovare una fonte di sostegno nel corretto utilizzo dei fondi Comunitari, anch’esso disatteso, all’accesso al mondo del lavoro, laddove i meccanismi di selezione e di progressione di carriera mortificano ogni principio meritocratico e non incentivano la produttività e non garantiscono quindi una “buona salute”.

In qualità di giovani professionisti che operano o aspirano ed operare in un Servizio Sanitario Nazionale pubblico, equo, solidale e sostenibile, sentiamo il dovere morale di esternare in questa sede tutta la nostra indignazione per pratiche e dinamiche che, da lustri, caratterizzano in negativo il contesto della sanità siciliana.

E le poche luci che hanno brillato, agli occhi di chi fisiologicamente è portato a proiettare lo sguardo nel lungo periodo, non bastano a rischiarare le molteplici ombre che, da troppo tempo ormai, ammantano ed oscurano la gestione della sanità siciliana.

Per le suddette ragioni, consci che le scelte di oggi ricadranno sulle generazioni presenti e future, con la presente, quale concreto segnale di speranza per i cittadini ed i professionisti della sanità siciliana, chiediamo alle SS.VV.II. di volere adoperarsi, per quanto nelle rispettive prerogative conferite dalla legge, al fine di disporre tutti gli adempimenti utili a procedere all’immediato commissariamento della Regione Siciliana con particolare riferimento al comparto della sanità.”

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