Da campo di baseball a tendopoli improvvisata. Questa la triste parabola del “Primo Nebiolo”, divenuto nel 2013 rifugio per i migranti e di fatto negato all’intera cittadinanza. E dire che la struttura in passato ha ospitato la nazionale di baseball e le Universiadi, oltre ad essere stata la casa del Cus Messina nei gloriosi anni della serie A federale. Un vero e proprio scippo che la città, da anni a corto di adeguate strutture sportive, non può certo permettersi. E a pagare il prezzo più caro sono gli atleti. Da tre anni, infatti, le squadre di baseball, softball e hockey su prato sono state costrette a trasferirsi all’interno della vicina Cittadella Unime. Un impianto sicuramente moderno e per certi versi all’avanguardia, ma che non riesce a soddisfare pienamente le esigenze degli sportivi.
A raccontare i tanti disagi subiti, un genitore di un ragazzo che milita attualmente nella squadra di baseball del Cus. “Da quando lo stadio è stato chiuso per ospitare i rifugiati, ci siamo arrangiati nei modi più disparati per continuare l’attività sportiva a Messina nonostante le difficoltà. Le squadre hanno sostenuto gli allenamenti settimanali nella Cittadella universitaria, dividendo a metà il campo in sintetico con gli atleti che praticano softball. La soluzione è inadeguata, così come lo era quella precedente che prevedeva l’utilizzo del campo di calcio Bonanno dell’Annunziata, ogni settimana eravamo costretti a tracciare le linee per poter disputare gli impegni di campionato”.
Nonostante i disagi, i risultati sportivi non sono mancati. “Pur allenandoci e disputando le gare in campi inadeguati – spiega il genitore – lo scorso anno siamo riusciti a vincere il campionato regionale Allievi mentre la categoria Ragazzi si è laureata vicecampione. Nello stesso tempo è stata portata avanti l’attività della prima squadra che ha partecipato alla Lega del Sole con un organico composto prevalentemente da ragazzini del settore giovanile e membri dello staff tecnico”.
Tuttavia, le condizioni proibitive alle quali le squadre di baseball sono costrette hanno causato un’inevitabile fuga di molti atleti. “In tanti sono andati via – precisa – e comprendiamo pienamente le loro ragioni. Spesso noi genitori ci siamo autotassati, contribuendo economicamente anche all’organizzazione logistica, nonostante i 300 euro richiesti dal Cus per l’iscrizione annuale. Continuando così il baseball a Messina scomparirà del tutto e ciò non possiamo permettercelo, la prossima stagione sportiva nascerà infatti tra mille incertezze. E’ opportuno recuperare la struttura e trasferire i migranti in luogo più adeguato, chissà cosa sarebbe successo se avessero montato le tende allo stadio S.Filippo”.
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