Oltre al danno la beffa. Mentre i messinesi imprecano per il quarto giorno di fila davanti al rubinetto secco, nel territorio cittadino si continua a sprecare acqua potabile. Un controsenso che rende ancor più paradossale l’emergenza idrica che sta creando notevole disagio nelle case, mettendo in ginocchio le attività commerciali. Da diversi anni, a Giampilieri una tubazione riversa nel torrente il prezioso liquido proveniente dalla condotta dell’Alcantara. Ciò avviene sotto lo sguardo rassegnato degli abitanti del posto e dei contadini che coltivano i terreni, costretti a rivolgersi a un consorzio privato per irrigare i propri campi.
In sostanza, l’acqua viene sprecata perché il Comune di Messina da sette anni non utilizza più l’acquedotto Alcantara. Come ha ricordato il direttore generale dell’Amam Luigi La Rosa, durante la conferenza stampa di lunedì, la condotta versa in condizioni critiche e necessiterebbe di urgenti interventi manutentivi. In particolare, nei pressi di Alì l’impianto è stato danneggiato da una frana, aggirata tramite un piccolo by-pass che permette di portare acqua fino a Scaletta, ultimo paese ad utilizzare l’impianto. E proprio da questa deviazione nasce il problema: la condotta, una volta entrata nel territorio comunale riversa l’acqua potabile nel torrente Giampilieri. Un vero e proprio spreco, a prescindere dalla ridotta capacità dell’Acquedotto Alcantara che – a detta dell’Amam – non soddisferebbe comunque l’intero fabbisogno idrico della città. Ma n condizioni di emergenza non dovremmo permetterci il lusso di perdere neanche una goccia.
L’acqua dell’Alcantara costa troppo, così come dichiarato dai vertici Amam che parlano di quasi settanta centesimi al metro cubo. Fiumefreddo invece ne chiede soltanto dieci, ma l’impianto attraversa territori dissestati. Occorrerebbe,dunque, chiedersi quanto costa affrontare le continue emergenze causate da frane e smottamenti che danneggiano le condutture. E’ chiaro come sia opportuno individuare urgentemente valide alternative.
In merito l’Amam ha mostrato disponibilità a dialogare con Comune e Regione. Finora soltanto chiacchiere. Tutti conoscono la precarietà del territorio dal punto di vista idrogeologico ma niente è stato fatto per evitare che una frana lasci a secco per 4 giorni una città di 240mila abitanti. Il presidente Amam Leonardo Termini preferisce dribblare il problema esortando a guardare avanti: “Inutile parlare di ciò che si sarebbe potuto fare – ha dichiarato lunedì scorso – affrontiamo il presente. Il passato è passato”. Accogliamo il suo invito e guardiamo avanti: oggi è il 28 ottobre 2015 e il rubinetto continua ad essere asciutto. Cosa succederà domani non lo sappiamo, ma qualcuno sta già iniziando a confidare nella pioggia.
Andrea Castorina
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