Doppio libretto universitario a transgender. Lmpt non ci sta

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Qualche giorno fa la decisione del Senato Accademico dell’Università di concedere il doppio libro a uno studente transgender, e conseguentemente di concederlo a tutti coloro che si trovano in questa condizione, oggi la reazione della sezione messinese del circolo nazionale “La Manif Pour Tous”, che lotta per garantire la libertà di espressione, preservare l’unicità del matrimonio tra uomo e donna e il diritto del bambino ad avere un padre ed una madre.

«In merito alla delibera adottata dal Senato Accademico dell’Università di Messina di approvare il doppio libretto per gli studenti che manifestano una “conclamata disforia di genere” – scrive il Comitato −, sono diverse le perplessità che possono essere avanzate. E non c’è neppure la necessità di trasferire il dibattito su un piano etico, essendo sufficiente al riguardo una riflessione di buon senso e squisitamente giuridica, per la quale è nostra intenzione avvalerci delle considerazioni espresse, circa un mese fa, da due giuristi dell’Università di Genova».

«Sono da evidenziare due elementi di criticità. Il primo consiste nell’introduzione – spiega −, tramite il comunicato N° 192  del 1 giugno della suddetta Università, del concetto di “identità di genere”. Tale concetto non solo non è contemplato da alcun atto normativo nel nostro ordinamento ma, fondandosi su aspetti soggettivistici, sfugge ad ogni qualificazione giuridica per ragioni di certezza del diritto».

«Ad oggi, pertanto – prosegue il Comitato Lmpt −, non solo l’identità di genere non ha valenza giuridica ma, essendo tale identità legata alla percezione che si ha di se stessi e potendo tale percezione cambiare anche più volte nel corso del tempo (ipotesi peraltro pienamente ammessa dai sostenitori della teoria dell’identità di genere quanto parlano del cosiddetto “genere fluido”), ci chiediamo quali prospettive si rischia di “generare” rispetto all’integrità e alla dignità della persona umana».

«Persona umana sempre più soggetta a pressioni – sottolinea −, condizionamenti e campagne pubblicitarie e di marketing da parte di colossi economici che, operando soltanto in funzione economica e di profitto, intendono lucrare incidendo persino sull’identità dell’uomo, rendendola sempre più malleabile e pieghevole rispetto all’esigenze di quella economia (super capitalistica) che intende trasformare anche gli individui in forma merce. Ma al di là di questo, ciò che ci preme sottolineare è che la volontà del legislatore sembra non essere considerata più vincolante».

«Il secondo punto di criticità riguarda, invece – continua a spiegare Lmpt −, la controversa e delicata circostanza che si viene successivamente a creare e che vede un aggiramento della competente sede giurisdizionale. Questo fenomeno, in effetti, si verifica proprio come conseguenze del riconoscimento da parte della pubblica Università della possibilità agli studenti “in transizione di genere” di ottenere un effetto anticipatorio della sentenza giudiziale».

«Ma a questo punto – scrive ancora −è necessario interrogarsi sul valore di questo atto universitario giacché, come è stato fatto notare sempre dai due giuristi, tenderebbe ad assume un valore costitutivo dell’avvenuto cambiamento di sesso, ma in assenza della pronuncia dei competenti organi, nessuna rilevanza può essere garantita alla mera “volontà” individuale. Da qui, la conclusione per la quale assicurare un effetto anticipatorio, anche se ai soli effetti del caso, equivarrebbe ad arrogarsi il diritto di sostituirsi alla competente giurisdizione».

«Con tale provvedimento, quindi – conclude Lmpt −, l’Ateneo messinese, non solo non rispetta la normativa nazionale vigente, ma addirittura va a configurarsi come un nuovo centro di propaganda ideologica diretto ad imporre quell’odioso pensiero unico che tanto nuoce alla ricerca e alla riflessione».

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